Missioni Consolata - Aprile 2014
34 MC APRILE 2014 Il secondo livello consiste invece nello sforzo di age- volare coloro che incontrano più difficoltà a essere felici. È il livello della consolazione , del mettersi cioè a fianco e camminare con coloro che sempre rimangono ai margini, attardati a causa del peso di esistenze faticose. Come fare a pronunciare la pa- role felicità di fronte a qualcuno che vive una «vita di scarto» o si sente in cuor suo di sprecare la pro- pria esistenza? Eppure sono proprio queste le per- sone che esigono un inizio di felicità già su questa terra. Lo esige il senso di giustizia che sta alla base di una vita serena, pacifica e, di conseguenza, fe- lice. Il povero che non riesce a uscire dal ciclo di mi- seria in cui è entrato, il malato che si scontra con l’impossibilità di curare la sua infermità o di lenire la sofferenza, l’afflitto che non riesce a sciogliere il nodo che gli attanaglia il cuore, non possono ac- contentarsi, loro e gli altri come loro, di ripetersi «piove sempre sul bagnato». La Scrittura ci dice che piove sui giusti e sugli ingiu- sti e nel rispetto di questa verità non può mancare l’impegno del cristiano a trovare il modo di far sen- tire felice, già in questo mondo, le persone che sof- frono. L a pillola non può essere un palliativo. Il Van- gelo non serve come placebo. Papa France- sco, sin dall’inizio del suo pontificato è stato molto in sintonia con questo approccio e ha pubblicato la sua prima Esortazione apostolica inti- tolandola «Il Vangelo della gioia». Il cristiano deve essere un uomo gioioso, felice della sua scelta, della sua vocazione e del sì detto senza ripensa- menti al Signore. Tale gioia, sperimentata in questa vita e testimoniata nel quotidiano, diventerà mo- tivo di speranza e gioia per gli altri, aprendo fine- stre nelle chiuse camere di dolore e dando scam- poli di vita felice a chi invece aveva ormai perso la speranza di ritrovare una ragione per andare avanti. Altre vie non sono possibili se vogliamo che la feli- cità fragile ed episodica che possiamo sperimen- tare in questa vita porti alla felicità solida e dura- tura promessaci da Dio come premio per il «sì» da noi dato al suo programma di salvezza. Per esem- pio, l’illusione occidentale di essere felici grazie al benessere, alla possibilità di pagare occasionali momenti di beatitudine sta venendo meno giorno dopo giorno. La crisi che l’Europa (e non solo) sta attraversando mette a dura prova la pretesa di po- ter eternamente difendere a costo zero l’agio e il benessere costruiti in questi anni. Il consiglio spirituale che l’Allamano ci propone per questo mese ci invita invece a scoprire, con le per- sone che incontriamo, che la felicità si costruisce insieme, giorno dopo giorno, nella buona e nella cattiva sorte, facendo uscire dalla nebbia un raggio di sole alla volta, fino a ottenere la previsione di una giornata finalmente serena. Ugo Pozzoli «Noi cristiani dovremmo saper mostrare a tutti gli uomini, umilmente ma risolutamente, che la vita cristiana non solo è buona, segnata cioè dai tratti della bontà e dell’amore, ma è anche bella e beata, è via di bellezza e di beatitudine, di felicità. Chiedia- mocelo con onestà: il cristianesimo testimonia oggi la possibilità di una vita felice? Noi cristiani ci com- portiamo come persone felici oppure sembriamo quelli che, proprio a causa della fede, portano far- delli che li schiacciano e vivono sottomessi a un giogo pesante e oppressivo, non a quello dolce e leggero di Gesù Cristo (cfr. Mt 11,30)?». Chi vive nel concreto la logica delle beatitudini as- sume in sé uno stile di vita, copiato sulla matrice dello stile di vita incarnato da Cristo. Siamo, certa- mente, al limite del paradosso cristiano. La sequela di Cristo è esigente, significa passare per la porta stretta e abbracciare la croce che può assumere nel concreto diversi aspetti: servizio, sofferenza, impe- gno radicale e senza compromessi, persino marti- rio. Ciononostante, le beatitudini, la Magna Charta del cristiano, sono, in sé, una vera e propria chia- mata alla felicità. In una società come la nostra dove l’indifferenza e il relativismo esprimono una chiara mancanza di senso nei percorsi esistenziali delle persone, le bea- titudini sono un aiuto a vivere con consapevolezza la propria vita, nella ricerca di un perché capace di illuminare di senso il nostro agire, vivere e morire, e, una volta realizzato, portare quindi alla felicità. Pillole « Allamano»
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