Missioni Consolata - Aprile 2014

di Gigi Anataloni EDITORIALE APRILE 2014 MC 3 Ai lettori CONSUMARSI FINO ALL’ULTIMO « F amiglie». Questa è l’ultima parola che ha scritto. Poi basta. Non aveva più niente da da- re. Consumata fino all’ultimo. Prima in Africa e poi in Italia, ha registrato pensieri, con- ferenze, prediche, interventi, emozioni, critiche e arrabbiature, pensieri santi e pro- grammi di lavoro, numeri e parole. In quest’epoca digitale non capita spesso di assistere a una fine così, dopo chilometri di parole scritte fino all’esaurimento totale. La fine della mia penna biro. Gli ultimi giorni di carnevale, vigilia di quaresima. Quaresima, il tempo che si conclude con un soffio: «Tutto è compiuto»! (Gv 19,30). Consummatum est ! Le ultime parole di Uno che ha dato tutto per amore. Non vogliatemene se oso mettere vicini una vecchia biro e il Figlio di Dio in croce. Ma mi sento in buona compagnia. «Io non sono che una piccola matita nelle mani di Dio», aveva scritto Madre Teresa. La fine della mia penna, che ha servi- to fino all’ultimo, mi ha un po’ emozionato e fatto pensare. • All’Allamano, il beato che noi vorremmo presto santo - come non lo fosse già -, che nel suo testa- mento ha scritto ai missionari e alle missionarie: «Per voi ho dato tutto: impegno, salute, denaro, vita. Spero, morendo di diventare vostro protettore in Cielo». • Al mio compagno di noviziato, amico e fratello in Italia e in Kenya, padre Giuseppe Ettorri, consu- mato dalla malattia a sessant’anni, il 23 febbraio di quattro anni fa. Il tutto era esploso solo pochi giorni prima, proprio il 16, giorno anniversario della morte del beato Allamano. • A suor Paolita, di cui a metà gennaio di quest’anno ho benedetto il funerale, mia immancabile compagna di banco durante la preghiera del mattino nella chiesa del beato Allamano, che è an- data in cielo a «esultare di gioia indicibile e gloriosa» avendo conseguito la Meta di tutta una vita di fede e dedizione (cfr. 1 Pt 1,8-9 e Eb 12,2). • A padre Giorda, di cui scriviamo questo mese, ripartito per il Tanzania alla bella età di 87 anni, con in cuore un motto: «Punda afe, mizigo afike!» (muoia l’asino, [purché] il carico [la Buona No- tizia di Gesù] arrivi». P ensieri arruffati. Molti i volti che si affollano nel cuore. Persone che non hanno ancora fini- to di consumare il loro inchiostro e persone che hanno dato tutto raggiungendo la Meta dopo una corsa gagliarda, guardando in avanti. Questi ultimi mi ispirano una gioia profon- da perché sono giunti là dove avevano tanto desiderato arrivare, liberandosi nel lungo viaggio di tutto il superfluo per acquistare il solo Tesoro (cfr. Mc 10, 21) per cui vale spendere la vi- ta. Persone che nel loro cammino hanno irradiato speranza, comunicato serenità, condiviso amo- re. Non «facce da quaresima», ma piccole umili luci della Pasqua. La Pasqua, memoriale dell’avvenimento centrale della nostra fede senza il quale il Cristianesimo sarebbe solo una religione come tante, è ormai imminente. Guardiamo a Colui che ha vinto la mor- te e il male consumandosi sino all’ultimo per far trionfare la vita e l’amore. Ricarichiamoci di luce per continuare a tracciare segni - seppur piccoli - di speranza, di coraggio, di gratuità, di gioia e di fraternità in un mondo avvolto dall’oscurità della disperazione, della violenza, del sopruso e dell’a- vidità. Buona Pasqua. Cari lettori, vi ricordo che la rivista è disponibile sull’Internet anche come pdf sfogliabile (scaricabile su computer e tablet). Approfittatene. Se vi piace, fatela conoscere e, magari, dateci una mano. Grazie.

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