Missioni Consolata - Aprile 2014
26 MC APRILE 2014 altri uomini o usare sostanze chi- miche nei capelli. Scrive l’antropologo Livio San- sone in «Tendencias en blanco y negro: punk y rastafarianismo», Revista de Estudios de Juventud, n. 30, 1988, Madrid, pp.73-86: «La sessualità femminile è vista come dipendente: […]. La donna rasta deve essere coperta dalla testa ai piedi, non deve mai scio- gliersi i capelli di fronte a nessun altro che non sia il suo “re”, poi- ché ella deve continuare a essere ciò che il rastafarismo chiama “La Madre Terra Africana”». Anche per pregare deve coprirsi i capelli, secondo quanto stabilito nella 1 Corinzi, 11, 5: «E le donne che pregano o proclamano il mes- saggio di Dio durante cerimonie pubbliche senza indossare nulla sul capo, disonorano il proprio capo». E anche Efesini, 5, 22: «Le mogli siano sottomesse ai loro mariti come al Signore». Diversamente dalla società ma- triarcale giamaicana, dove il ra- stafarianesimo si è sviluppato, esso afferma la superiorità gerar- chica dell’uomo sulla donna, «primo tra pari», perché la donna, come Eva, è causa dell’in- troduzione del male nel mondo, e veicolatrice, con la sua sensualità, di tentazioni e peccato. Ella può purificarsi solo nella relazione con il marito e nella sua fedeltà a esso, e nella famiglia. Quanto a quest’ultima, spiega Sansone nel suo articolo: «Per il rastafari, la famiglia si rivendica e si riscopre nella forma che essi considerano essere la loro fami- glia africana (basata sulla poliga- mia, ma praticata in Occidente)». In sintesi, nel rapporto uomo- donna, da parte del maschio vi è una ricerca esplicita della sensua- lità, mentre quella femminile è repressa e dipendente dalla rela- zione di esclusività con il marito. l’erba del Giardino dell’eden Nei loro culti, i rastafari fanno uso di ganja-marijuana, in quanto mezzo spirituale e rituale per ot- tenere doti di saggezza e chiaro- veggenza, e come erba medici- nale. La marijuana è associata al- l’Albero della Vita e della Sag- gezza del Giardino dell’Eden, che zione identitaria in Giamaica. Per un rasta essere negro, con dread- locks e barba, significa assomi- gliare di più all’immagine storica di Gesù, Yeshua. Negli anni ’70 furono perseguitati in tutto il continente americano: furono aggrediti, imprigionati, co- stretti al taglio delle trecce per- ché rappresentavano una minac- cia per il «sistema». la donna e il rastafarismo Il rastafari segue la millenaria tra- dizione delle religioni semitiche patriarcali (giudaismo e islam), per le quali la femmina riveste un ruolo subordinato al maschio, è impura e veicolo di tentazioni e peccato. Per i rastafari quindi il compito principale della donna, appellata come «regina», è di oc- cuparsi del «re», cioè del marito; essa è subordinata all’uomo e deve essergli fedele; deve occu- parsi della casa e della prole; non può essere un leader. L’uomo è il capo spirituale della famiglia. La donna, inoltre, non deve in- dossare abiti o trucchi che la ren- dano un’attrattiva sessuale per brasile - bahia
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