Missioni Consolata - Aprile 2014
24 MC APRILE 2014 Africa, nel continente americano, nelle Indie occidentali (le Antille, ndr ), in Inghilterra, espandendosi poi anche in altre parti del mondo, sia attraverso il Kebra Nagast , il loro libro sacro, sia at- traverso la musica, il reggae, che ne diffonde il messaggio religioso e politico. Etica internazionale basata sul- l’autodeterminazione dei popoli, sull’uguaglianza dei diritti e sulla non ingerenza, e sul riconosci- mento di un ordine sovranazio- nale che rigetti guerre e conflitti: questi sono alcuni dei principi po- litici internazionali del rastafari- smo, per il quale, insiste il teo- logo Sidney: «È anche necessario costruire sistemi “liberali e demo- cratici” che rifiutino ogni ideolo- gia totalitaria, di destra o sinistra che siano, che deviano il cam- mino diretto verso Dio, Jah, del- l’essere umano». Il loro ideale di stato prevede che esso, seppur laico, debba garan- tire la libertà religiosa. Essi si rifanno al movimento del panafricanismo e all’esempio di Hailé Selassié I, considerato «Pa- dre dell’Africa Unita» e fondatore dell’Organizzazione dell’Unità Afri- cana. In tutte le loro canzoni, e in altre espressioni culturali, i rasta parlano del loro sogno di un conti- nente unito e libero dal dominio straniero, e del riscatto identitario. Per superare la propria storia di schiavitù e oppressione, gli afri- cani e i loro fratelli sparsi nel mondo, devono ricordare e esal- tare le proprie origini e dedicarsi a tale causa. In questa prospettiva Selassié mise a disposizione un va- sto territorio in Etiopia per per- mettere, a chi volesse, di «ritor- nare» nella patria africana. il Kebra Nagast , la gloria dei re È la «Bibbia africana». Nel libro Kebra Nagast (la Gloria dei Re), antico testo etiope, si racconta del trasferimento dell’Arca del- l’Alleanza, per mano di Ebna la- Hakim, da Gerusalemme al Regno di Saba. Tale trasferimento è in- terpretato dai rastafari come un passaggio della discendenza salo- monica di Israele all’Etiopia, la cui antica dinastia, che giunge fino a Hailé Selassié, è così considerata di tradizione «divina». Secondo la tradizione raccolta nel Kebra Na- gast , i rastafari credono che l’Etiopia sia la «Nuova Gerusa- lemme», la nazione destinata a custodire la cristianità fino al se- condo ritorno di Gesù Cristo, av- venuto nella persona dell’impera- tore Selassié. zionalista che vede la luce ai primi dell’800, nel tentativo di organiz- zare e liberare, sotto l’emblema della monarchia dell’Etiopia, i po- poli neri dell’Africa colonizzata. La liberazione doveva passare at- traverso un percorso di cambia- mento spirituale, culturale, eco- nomico e politico. Guidati da Gar- vey, considerato dai rastafari come una sorta di «precursore» - come Giovanni Battista - del ri- torno del Cristo maestoso nella persona di Hailé Selassié, i mem- bri del movimento fecero dell’E- tiopia il centro del loro messiani- smo, in quanto il ritorno del po- polo nero alla patria africana (schiavizzati e loro discendenti) sparsi nella Diaspora è parte inte- grante della visione millenarista dell’etiopismo, su cui il rastafari basò il proprio sviluppo politico. Tale movimento, a partire dal 1800, cominciò a diffondersi sia tra le popolazioni africane sia tra le comunità nere in America, so- stenendo la lotta per la dignità nazionale e culturale avendo come punto di riferimento l’Etio- pia. Fu dopo l’incoronazione di Selas- sié che gli etiopisti riconobbero in lui il Messia che ritornava po- tente, vittorioso e liberatore. Il movimento fece proselitismo in brasile - bahia
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