Missioni Consolata - Aprile 2014
18 MC APRILE 2014 compiuto 80 anni! Da allora sono coadiutore del nuovo parroco, p. Giacomo Rabino». Ci puoi parlare dell’aspetto spirituale della tua esperienza missionaria? «Ormai sono più di 60 anni che vivo in Tanzania. Sono più tanza- niano che italiano. In questi anni ci sono stati alcuni punti forti nella mia vita spirituale. Ne vorrei elencare quattro. Il primo è il motto del beato Gio- vanni XXIII: “Obbedienza e pace”. Con l’obbedienza si acquista la pace del cuore. Un secondo punto l’ho scoperto nel 1987. Ero venuto in Italia per la mia mamma ammalata. Ritor- nando in Tanzania ho fatto tappa un paio di giorni ad Addis Abeba. La provvidenza ha voluto che in quei giorni Madre Teresa di Cal- cutta fosse lì. Ricordo ancora l’in- contro che ho avuto con lei. Ab- biamo parlato un quarto d’ora. Poi lei mi ha dato un’immagine che raffigurava Gesù flagellato, con le parole del Salmo 69: “L’in- sulto ha spezzato il mio cuore e mi sento venir meno. Mi aspet- tavo compassione, ma invano, consolatori, ma non ne ho tro- vati”. E di suo pugno ha scritto: “Be the one”, “Sii tu quello” (che consola Gesù). Terzo punto, nel 1996. Sulla rivi- sta Jesus ho letto il teologo Hans Urs von Balthasar che spiegava la messa: “Abbiamo ridotto il ‘fate questo in memoria di me’ all’in- vito a ripetere un rito, ma l’euca- ristia presenta Gesù che dà la vita, e quindi quando dice ‘fate questo in memoria di me’, dice ‘fatelo anche voi’, ‘date la vita per i vostri fratelli come io l’ho data’”. Con il quarto punto arriviamo al 2000: ero parroco a Tosama- ganga, che allora contava 17 suc- cursali distanti anche 15-20 km. La diocesi di Iringa aveva pro- grammato il pellegrinaggio della croce, che a Tosamaganga è du- rato 14 giorni. Io ho detto ai gio- vani che per me sarebbe stata una grande fatica girare per due settimane in tutte le succursali, e un ragazzo mi ha risposto: “Pa- dre, non avere paura”. E poi ha aggiunto: “Punda afe, mzigo ufike”, cioè “l’asino muoia, il ca- rico giunga a destinazione”. L’a- sino ero io. E il carico era la croce di Gesù. Un proverbio africano che non avevo mai sentito. Anche Gesù dice: “Se il chicco di grano muore porta frutto”. Però io non sono ancora morto, nonostante in questi 60 anni ne abbia corso diverse volte il pericolo. Nel 1982, ad esempio, mi hanno portato al- l’ospedale di Tosamaganga per la malaria. Una suora mi ha assistito per tutta la notte perché era con- vinta che io “partissi”. Un’altra volta, nel 1958, sono caduto in un burrone con un camion, ma non mi sono fatto niente… Quello che è importante per me, e per tutti i missionari, è far sì che il carico, di Dar es Salaam, e in quell’anno è partita la prima spedizione di missionari della Consolata diret- tamente dall’Italia, non più dal Kenya: preti, fratelli e suore, arri- vati a fine gennaio 1923. Il supe- riore di quella spedizione era mons. Francesco Cagliero, di Ca- stelnuovo don Bosco, che ha retto quella prefettura dal ’23 al ’35, fondando diverse stazioni missionarie. Morto per incidente stradale, gli è subentrato nel ’36 mons. Attilio Beltramino, che ho assistito all’ultima sua messa il 3 ottobre 1965, quando è morto per infarto. Beltramino in 30 anni ha avviato quasi 30 stazioni di missione. Nel frattempo la dio- cesi di Iringa è stata divisa in due, con la nascita della diocesi di Njombe. Zone in cui la popola- zione era pagana e dove il cristia- nesimo è stato accolto. Dai missionari della Consolata sono nati anche altri istituti reli- giosi: mons. Cagliero nel 1931 ha fondato l’istituto delle suore afri- cane di Santa Teresa del Bam- bino Gesù. Oggi sono circa 400 consacrate. Alcune sono missio- narie in Sicilia, altre in Haiti. Mons. Beltramino durante la se- conda guerra mondiale ha dato inizio, assieme a padre Ghiotti, alla congregazione dei fratelli africani Servi del Cuore Immaco- lato di Maria. Oggi una congrega- zione fiorente presente in di- verse zone del Tanzania». tornando a te. Dopo itengule e Ujewa nel 1953, sei andato a insegnare al seminario di to- samaganga. Quanto sei rima- sto lì, e cosa hai fatto dopo? «Dopo la morte di mons. Beltra- mino nel 1965, ho lasciato Tosa- maganga per andare in una mis- sione appena aperta, Kilolo, dove sono stato fino alla fine del 1969, incaricato della parrocchia e dei fratelli africani. Dal ‘70 sono stato parroco a Tosamaganga. Dopo 10 anni sono ritornato nella zona di Ujewa in cui ero stato all’inizio, nella parrocchia di Chosi, 265 Km a Sud di Iringa, dall’80 all’89. Lì ho patito il caldo come mai in vita mia. Nell’89 sono tornato a Tosa- maganga, dove sono stato par- roco fino al 2007, quando ho tanzania # Qui accanto : padre Giovanni in mezzo agli anziani a Tosamaganga. | A destra : il nostro predica infervorato durante una Via Crucis, sempre a Tosamaganga.
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