Missioni Consolata - Aprile 2014
paese d’origine e la locale chiesa dell’Assunzione, in passato an- ch’essa attaccata e danneggiata. L’automezzo, con vetri spaccati e passeggeri feriti è dovuto andare sotto scorta della polizia al mona- stero di Decani, protetto dalle forze internazionali. Questo fatto è solo uno degli ul- timi di una lunga serie: ogni anno la celebrazione del Natale in Ko- sovo viene usata dai separatisti al- banesi per dimostrare che i serbi non possono sentirsi liberi nel proprio paese e non hanno diritto di celebrare la più gioiosa festa cristiana. Quest’anno, se si esclude il fatto di Djakovica, si potrebbe dire che il Natale sia trascorso bene, senza risse o spari. Ma il cosiddetto stato di Kosovo ha trovato altri modi, ancora più sottili, per dimo- strare ai serbi e alla Serbia in quale direzione va il loro futuro: prima hanno rifiutato la richiesta del presidente della Serbia Nikolic di partecipare il 7 gennaio alla li- turgia di Natale nel monastero di Gracanica, poi il giorno di Natale il responsabile dell’ufficio per il Ko- sovo Metohija del governo serbo, Vulin, ha dovuto abbandonare la provincia su richiesta della polizia kosovara, per l’alto rischio di inci- denti. Nel frattempo la stessa po- lizia kosovara ha arrestato, dopo la liturgia, dieci giovani serbi che si trovavano con Vulin. «È chiaro che si tratta di una provocazione, di una grave violenza. Ho saputo ufficiosamente che stanno ten- tando di accusarli di disturbo del- l’ordine e della quiete pubblica, addirittura di trasgressione del- l’ordinamento costituzionale. Quando l’accusa è così vaga, e quando tutto è possibile, sapete che si tratta di pura ingiustizia», ha dichiarato in seguito Vulin. Forse sarebbe il tempo di rivendi- care i temi della libera celebra- zione del Natale, della libera visita ai cimiteri, ai monasteri o alle pro- prie terre, perché il Kosovo è l’u- nico territorio in Europa in cui non esiste la libertà di movimento. Ma dicono che è democratico. Bambini invisibili Tuttavia, nonostante le condizioni disumanizzanti, ai bambini non manca la gioia per festeggiare il Natale. Essi sono invisibili per la cosiddetta «Comunità internazio- nale» occidentale e per la sua opi- nione pubblica. A loro basta poco per lenire la barbarie delle loro vite negate dentro le enclavi: è sufficiente una festa, una ricor- renza, un piccolo dono, e si rafforza la loro voglia di vivere co- munque, nonostante terroristi, vandali, criminali sostenuti dai no- stri governi, di qualsiasi colore essi siano. E sono i bambini, i loro sorrisi, i loro semplici gesti di rico- noscenza e affetto che danno an- cora a noi la forza dell’impegno per una solidarietà concreta. Che ci danno, insieme alle loro fami- glie resistenti, il senso della vita, in questo occidente opulento e perso dietro virtualità e inutilità esistenziali. Sono loro che ci aiu- tano a tenere accesa la fiammella della speranza in un mondo mi- gliore, con le loro famiglie che di- fendono le proprie radici, i diritti, i costumi e le tradizioni. Enrico Vigna Presidente di SOS Yugoslavia SOS Kosovo Methoija www.sosyugoslaviakosovo.com Note: 1- Incipit tratto da deagostinigeografia.it rischia la vita. In una vita priva di opportunità, dei diritti umani fon- damentali, compreso quello di movimento, i cristiani serbi non possono dare seguito nemmeno alla loro tradizione, detta badnjak , che prevederebbe di an- dare nei boschi per tagliare il loro «albero di Natale», il yule log , os- sia un pezzo di quercia giovane, a forma di tronchetto. Il badnjak è un elemento centrale nella tradizionale celebrazione del Natale serbo. È un simbolo che la famiglia abbatte nel primo mat- tino della vigilia, porta solenne- mente in casa e mette sul fuoco la sera, perché bruci fino al giorno dopo. La combustione del log è accompagnata da preghiere in cui si domandano per l’anno nuovo felicità, amore, fortuna, ricchezza e cibo. Poiché oggi molti vivono in città, il badnjak è simbolicamente rappresentato da ramoscelli di quercia con delle foglie, acquistati in mercatini o ricevuti nelle chiese. Gli studiosi indicano l’ori- gine del badnjak in pratiche eredi- tate dalla vecchia religione slava. Sassate, permessi rifiutati, espulsioni, arresti Il 6 gennaio un autobus serbo è stato preso a sassate da manife- stanti albanesi. Il mezzo traspor- tava alcuni serbi kosovari che ne- gli anni passati erano fuggiti da Djakovica per rifugiarsi in Serbia, e che in occasione del Natale sta- vano tornando a visitare il loro KOSOVO 14 MC APRILE 2014 # Sotto : la tradizione natalizia del badnjak . | Accanto : un’immagine dei manifestanti albanesi, scattata dall’interno del pullman preso a sassate. © byztex.blogspot.com © amicididecani.it
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