Missioni Consolata - Aprile 2014
MC ARTICOLI APRILE 2014 MC 13 # Sopra : l’arcivescovo ortodosso Hilarion visita le chiese distrutte. Sotto : chiesa di San Nicola, XIV secolo, bruciata. - la popolazione non albanese in Kosovo, scampata alla pulizia etnica, vive attualmente in «enclavi», aree cir- coscritte assediate e sorvegliate dai militari Kfor: un vero e proprio apartheid ; - i diritti dei bambini, sanciti dalla Convenzione Onu del 1989, sono negati alle minoranze non albanesi; - scienziati e fondazioni ambientaliste internazionali hanno denunciato il territorio del Kosovo come il più uranizzato d’Europa; - 1000 acri di terra (corrispondenti a circa 400 ettari, 800 campi da calcio) confiscati fino al 2099 per Camp Bondsteel: la più grande base americana dai tempi del Vietnam. Essa può ospitare fino a 50mila persone; al suo interno ci sono 25 chilometri di strade, 300 edifici, 14 chilometri di barriere in cemento e terra, 84 chilo- metri di filo spinato, 11 torrette di controllo. Nel suo perimetro esterno sono compresi 320 chilometri di strade e 75 ponti. Tutto questo per difendere cosa? In questa situazione l’ex mediatore Onu Athisaari con- segnò al Consiglio di Sicurezza Onu un rapporto che arrivava alla conclusione (su pressioni di Usa e Ger- mania, con l’Italia di supporto) che nel Kosovo esiste- vano standard minimi di democrazia e sicurezza, per concedere l’indipendenza. I paesi che finora hanno ri- conosciuto l’indipendenza del Kosovo sono 106. Enrico Vigna # Cartina : La ripartizione etnica del Kosovo. Giallo: oltre 60% albanesi. Arancione: oltre 80% albanesi. Rosso: oltre 90% albanesi. Bordeaux: Albanesi che vivono fuori dal Kosovo. Viola: Per lo più serbi. © kosovo.net © 14words.net cisi obblighi internazionali conte- nuti nella Convenzione sulla prote- zione del patrimonio culturale mondiale, adottata alla Confe- renza delle Nazioni Unite di Van- couver nel 1976. L’articolo 9 dice: «Il diritto di ciascun paese è quello di essere, con la piena sovranità, l’erede dei propri valori culturali che sono il frutto della sua storia, ed è suo dovere farne tesoro come valori che rappresentano una parte inseparabile del patri- monio culturale dell’umanità». Evidentemente per la Serbia que- sto non vale. Nel frattempo, ad agosto 2013 il responsabile della Kosovo Spu (la polizia del Kosovo) ha annunciato che membri di una unità detta Ko- sovo Security per il patrimonio cul- turale e religioso serbo, avrebbe assunto il ruolo di protezione del Patriarcato di Peć e di altri 24 siti religiosi - il monastero di Decani è invece ancora protetto dalle forze internazionali, essendo ad alto ri- schio di attacchi -, così, dopo le ol- tre 200 chiese ortodosse serbe già ricordate distrutte dal 1999, i piro- mani vengono messi a proteggere le case incendiate. Queste Unità speciali della cosiddetta polizia multietnica in Kosovo conta circa 200 agenti agli ordini del noto cri- minale di guerra Agim Ceku (nel periodo 1992-1995 generale dei secessionisti croati, coinvolto nel genocidio dei serbi della Krajina), grande amico e legato stretta- mente a Stati Uniti e Germania. Il Natale nelle enclavi Così sono state vissute le giornate di novembre dedicate ai morti in quel lembo di mondo, e in modo simile sono passate le giornate della Natività. Va ricordato che la Chiesa serba celebra le sue festività secondo il calendario giuliano, risalente al 46 a.C., di 14 giorni in ritardo rispetto a quello Gregoriano (usato dalla Chiesa cattolica). I serbi festeg- giano quindi il Natale il 7 gennaio. In Kosovo Metohija oggi anche il Natale viene celebrato in condi- zioni molto diverse da quelle in cui è festeggiato in qualsiasi altro luogo del mondo. Esso è inserito nella vita dei ghetti, nella realtà delle enclavi, aree protette e deli- mitate materialmente, all’interno delle quali si svolge tutta la vita delle persone. Fuori da lì è territo- rio ostile e nemico. Chi osa uscire
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