Missioni Consolata - Aprile 2014
e religiosa, che qui più che altrove si fonde con la loro identità nazio- nale e culturale. Nell’ultimo viaggio di solidarietà organizzato dalla nostra associa- zione Sos Yugoslavia abbiamo rac- colto le denunce dei serbo koso- vari. Nei loro racconti veniva sot- tolineato il pericolo delle divisioni interne alla comunità serba in Ko- sovo. Dopo anni di umiliazioni e vessazioni, infatti, alcuni hanno deciso di portare i resti dei propri cari in Serbia; mentre altri riten- gono che fare questo significhi la resa totale, la consegna dei propri luoghi sacri, della propria anima, della propria storia, identità, e ra- dici, sancendo la resa al terrori- smo, all’arroganza, all’ingiustizia. I piromani a protezione del patrimonio incendiato Nel Kosovo Metohija, in quattor- dici anni di «democrazia e libertà» oltre 200 chiese, monasteri e luo- ghi sacri sono stati vandalizzati e distrutti. Alcuni di essi sono patri- monio dell’Unesco vincolati a pre- discarica. I vandali hanno distrutto non solo le lapidi in marmo, ma anche le bare, e molti corpi e ossa dei defunti sono stati estratti e portati via. A Prizren, nel locale cimitero orto- dosso, 50 tombe sono state profa- nate nel corso degli ultimi mesi. Lo ha denunciato un sacerdote della diocesi locale, aggiungendo che la profanazione è avvenuta appena una settimana dopo un fatto si- mile accaduto nel cimitero orto- dosso di Kosovo Polje. Altre tombe sono state profanate a Klokot, 27 sono state distrutte. A Milosevo, Plemetina e Priluzje è stato usato dell’esplosivo per far saltare pietre tombali appartenenti a famiglie serbe locali. Ferite all’identità e all’unità Anche questi avvenimenti fanno parte della realtà dei serbi resi- stenti nella propria terra kosovara. Anche queste umiliazioni sono pane quotidiano. L’obiettivo è quello di ferire, violentare e an- nientare la loro identità spirituale KOSOVO D opo l’intervento Nato del 1999, ecco la situazione del Kosovo di oggi, secondo le fonti Onu, Osce, Kfor, Unmik, e alcuni mass media internazionali: - 400mila militari Nato e Kfor si sono avvicendati in quattordici anni. Di essi 150 sono morti, senza contare quelli deceduti per l’uranio impoverito (circa 50 ita- liani). Tutto ciò ha avuto fino a ora un costo di 1,6 mi- liardi di dollari l’anno; - dei 461mila abitanti non albanesi (su 1.378.980) che popolavano la provincia serba, oggi (su una popola- zione stimata per il 2012 in 1.815.606 abitanti) ne sono rimasti circa 100mila, di cui la stragrande maggio- ranza concentrata nell’area di Mitrovica, nel Nord. I profughi di tutte le etnie, compresi migliaia di alba- nesi, sono circa 250mila scappati dalle pulizie etniche; - dei 55mila (su 125mila abitanti) serbi, rom e altri che vivevano fino al 1999 nel capoluogo Pristina, oggi ne sono rimasti 38 (di cui 7 bambini); assediati e rinchiusi in un palazzo; - 70% di disoccupazione; - scoperte continuamente sedi di traffici di droga, armi, donne, organi; - attività produttive quasi completamente inesistenti; - agricoltura ridotta del 60% (una volta vini, frutta, or- taggi andavano in tutta la Jugoslavia); - miniere ferme o chiuse; - l’economia «sommersa» però determina il 96% d’im- portazioni e il 4% di esportazioni, quella che si defini- sce un’economia «drogata»; - 148 chiese, monasteri, luoghi sacri ortodossi, di- strutti, devastati o bruciati; - 140mila case di serbi, rom e altre minoranze bru- ciate; - centinaia di attentati o violenze contro serbi e rom (uno ogni 120 ore); - secondo fonti della Kfor, vi sono attualmente in circo- lazione o depositate nel Kosovo, almeno 400mila armi di vario tipo, bombe, mine, ecc. ( La Stampa , 6 maggio 2013); - l’Onu ha denunciato che l’82% dei finanziamenti dati al parlamento di Pristina risulta speso per Bmw, Mer- cedes, cellulari satellitari, uffici privati. In otto anni sono stati versati 3 miliardi di euro (di cui 2 dalla Ue); - la mortalità infantile è del 3,5%, la più alta d’Europa; - oltre 2.500 serbi rapiti e/o assassinati (di cui 1.953 ci- vili) dalla pulizia etnica dell’Uck, cui si aggiungono 361 albanesi pro jugoslavia e centinaia di rom, considerati collaborazionisti; - molti dei diritti fondamentali dell’uomo, sanciti dalla Carta dell’Onu sono negati alle minoranze non albanesi rimaste: lavoro, casa, studio, sanità, diritti sociali, ac- qua, luce, riscaldamento; diritti civili, religiosi, politici; A quindici anni dalla guerra Il Kosovo Metohija oggi 12 MC APRILE 2014 © mospat.ru
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