Missioni Consolata - Aprile 2014
APRILE 2014 MC 11 # A sinistra : Pristina, capitale del Kosovo, 17 febbraio 2014. Kosovari con bandiere albanesi durante le celebrazioni per il 6° anniversario della dichiarazione di indipendenza del Kosovo dalla Serbia. | Qui a destra : in Kosovo ci sono chiese e monasteri ortodossi di grande valore artistico, risalenti al periodo 1200-1600. Quattro di questi, il Monastero di De č ani, quello di Pe ć , di Gra č anica e la chiesa della Vergine di Ljevisa, nel 2006 sono stati inseriti dall’Unesco tra i beni in pericolo. | Sotto : immagini di tombe vandalizzate nel cimitero di Pristina. tidiani episodi di violenza e perse- cuzione, le vessazioni e i soprusi. Il Kosovo indipendente, scosso da conflittualità e turbolenze, dopo quindici anni di cosiddetta «de- mocrazia e libertà» è stato defi- nito dalla Dea (Agenzia Antidroga Usa) un «narcostato nel cuore dell’Europa». Esso si regge su due stampelle: una militare, cioè la presenza delle forze Nato-Eulex ( European Union Rule of Law Mis- sion in Kosovo ), l’altra economica, cioè la proliferazione di attività criminose di ogni genere, dal traf- fico di eroina, a quello delle donne, degli organi e delle armi. Feste serbe e apartheid A cavallo tra la fine di un anno e l’inizio di quello nuovo in Kosovo Metohija (così viene chiamata la regione del Kosovo dalla popola- zione serba, ndr ) i serbi vivono le ricorrenze cristiane, come la me- moria dei morti, a novembre, e il Natale ortodosso, il 7 gennaio, con una particolare intensità. Nella tradizione e nella cultura slava non c’è molta differenza tra credenti e laici in quei giorni. Tutti vivono le celebrazioni con coinvol- gimento. Di questo siamo testi- moni oculari, avendole vissute in- sieme a sacerdoti, ferventi cre- denti, militanti politici, patrioti, in- tegerrimi sindacalisti. Diversi tra loro per visioni di società o idee politiche, ma accomunati dalla medesima situazione. Ciascuno possiede radici spirituali profonde e salde. Anche questo, piacendo o non piacendo a taluni esperti di Serbia virtuale, è il popolo serbo. Ed è probabilmente anche grazie a queste radici che esso resiste alle aggressioni straniere. E forse in modo ancora più profondo, le ra- dici culturali e spirituali aiutano la resistenza dei serbi del Kosovo nella loro tragica realtà: essere prigionieri di una moderna forma di apartheid nelle enclavi in cui nessuno dei diritti fondamentali dell’uomo viene rispettato, e an- cor meno quelli sanciti nei primi dieci articoli della Convenzione sui diritti dell’infanzia. Nello stesso momento in cui il Consiglio europeo discute, minac- cia, sanziona circa i diritti umani in Siria, nel Kosovo Metohija, stato considerato da molti artificiale e illegale, avvengono gravi viola- zioni dei diritti fondamentali, tra cui, non ultimo, il diritto di credo, con quotidiani attacchi, profana- zioni, vandalizzazioni, distruzioni di tombe di famiglia, di luoghi sa- cri, di monasteri e siti spirituali. Così è stato nel novembre scorso, nel giorno dedicato al ricordo dei propri cari scomparsi. Cimiteri off limits , maiali e profanazioni La realtà dei cimiteri e dei luoghi sacri nel Kosovo Metohija è para- digmatica della vita quotidiana dei serbo kosovari. Il «diritto» per un serbo di visitare le tombe dei propri cari, dal 2013 è passato da due volte all’anno a una sola volta. Dal 2008 (anno della secessione illegale dalla Ser- bia) i serbi visitano i propri cimi- teri sotto scorta militare e, spesso, tra le ingiurie dei locali al- banesi. Nell’arco dell’anno vi cre- scono erbacce e rovi, e vi vengono lasciati pascolare maiali provoca- toriamente. Non è raro che le tombe e le lapidi vengano spac- cate e violate a colpi di mazza. Nel cimitero del paese di Istok (in cui sono rimaste alcune famiglie serbe), oltre 100 tombe e lapidi sono state distrutte. Il cimitero di Peć, uno dei più grandi cimiteri ortodossi in Ko- sovo, è stato trasformato in una © carolyntravels.com © Af. Mc/Enrico Vigna © Af. Mc/Enrico Vigna
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