Missioni Consolata - Marzo 2014

Giancarlo Leone è stato «un pro- getto di social tv e non un reality show », ha portato alcuni volti noti della tv e del giornalismo italiani (Al Bano e le sue figlie, Paola Barale, Emanuele Filiberto di Savoia, Bar- bara De Rossi, Michele Cucuzza e al- tri) per due settimane nei campi profughi di Giordania, Repubblica Democratica del Congo, Sud Sudan, Ecuador e Mali allo scopo di pren- dere parte alle attività delle organiz- zazioni umanitarie e di raccontare poi la loro esperienza in studio com- mentando le riprese effettuate sul campo. Alla preparazione del pro- gramma, alle riprese e alla trasmis- sione stessa hanno partecipato fun- zionari dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur) e cooperanti dell’Ong Intersos, il cui ruolo è stato quello di fornire ai Vip e alla Rai le informazioni necessarie per evitare di cadere in quella che molti critici, fin dall’annuncio dell’i- nizio delle riprese, avevano definito pur in grado di coinvolgere emotiva- mente lo spettatore, restituivano una visione distorta della realtà e su come la campagna indicasse come atto umanitario l’invio di truppe sta- tunitensi in Uganda per «fermare Kony». Eppure, il video è arrivato nel giro di sei giorni a cento milioni di click fra YouTube e Vimeo , due fra i principali siti di condivisione dei vi- deo. Italia, il «caso» Mission Che anche nel mondo della coopera- zione italiana stiano prendendo piede in modo deciso la caccia al te- stimonial e la conquista del grande pubblico attraverso una comunica- zione spettacolarizzata non è una novità. Ma Mission , il programma trasmesso in due serate lo scorso di- cembre da RaiUno, è probabilmente l’esempio che più di tutti ha gene- rato polemiche e sollevato dubbi tutto sommato inediti. Mission , che nelle parole del direttore della rete «pornografia umanitaria». La tra- smissione ha ottenuto circa due mi- lioni e duecentomila spettatori a puntata: un flop per la Rai, ma una mole di persone comunque irrag- giungibile per qualunque campagna di sensibilizzazione di una Ong ita- liana di medie o piccole dimensioni. Se, da un lato, c’è chi ha dato un giu- dizio positivo su Mission perché ha acceso le luci su temi che i pro- grammi di prima serata di RaiUno di solito non affrontano, dall’altro lato molto più numerosi sono stati i cri- tici. Eugenio Melandri del Coordina- mento Iniziative Popolari di Solida- rietà Internazionale (Cipsi) ha par- lato di «marchettone natalizio». Lu- ciano Scalettari di Famiglia Cristiana lo ha definito «il trionfo del dilettan- tismo e della noia», «un’occasione sprecata» che ha reso «protagonisti i personaggi famosi anche se non sanno di cosa stanno parlando». Non così negativa, invece, l’opinione espressa dal blog Info-cooperazione , Cooperando… 76 MC MARZO 2014 DOMANDE A 3 Elias Gerovasi, ideatore e curatore di Info-coopera- zione , il blog degli opera- tori della cooperazione. Elias, Info-cooperazione è stato una bella novità degli ultimi anni nel panorama dell’informazione in Italia, utile non solo per tenere d’occhio i bandi ma anche per informarsi e partecipare al dibattito sulla coopera- zione. Come è nata l’idea del tuo blog e per quali interlo- cutori lo hai concepito? L’idea del blog nasce da alcune esi- genze di chi lavora nella coopera- zione, conosciute attraverso il con- fronto con colleghi che, come me, operano nel settore per una Ong. Tenersi informati in tempo reale sulle opportunità di finanziamento è infatti fondamentale per chi deve trovare quotidianamente le risorse per i progetti. Eppure le informa- zioni vengono spesso riservate a cerchie ristrette per interesse sia dei finanziatori che dei possibili be- neficiari. Questo in passato ha limi- tato molto la competizione tra Ong e associazioni, e ha anche ristretto le opportunità di partenariato. Poi c’era una questione di trasparenza che ci stava a cuore: si tratta quasi sempre di risorse pubbliche, e quindi ci deve essere massima pubblicità e trasparenza. Fino a po- chi anni fa, e forse anche oggi, era difficilissimo sapere come venis- sero spesi i soldi, quali fossero, per esempio, gli esiti dei bandi pub- blici. Con il blog abbiamo voluto dare una risposta a questi bisogni e questo è stato fortemente gradito soprattutto dagli operatori e dai volontari di Ong e associazioni che non hanno capacità di lobby presso i donatori e le istituzioni. Certo, abbiamo anche reso la vita più difficile a qualcun altro: mi viene in mente l’esempio di una Fondazione che normalmente rice- veva una trentina di proposte pro- gettuali da finanziare ogni anno e se ne è viste arrivare oltre 600 dopo la pubblicazione del bando su Info-cooperazione . Col passare dei mesi ci siamo resi conto che la limitazione d’informa- zioni non riguardava solo le oppor- tunità finanziarie. Qualche migliaio di operatori del settore, infatti, sentiva una mancanza di rappre- sentanza e la necessità di uno spa- zio di discussione. La rete ha dato questa opportunità con lo stru- mento banale e semplice di un blog. Tanti colleghi hanno iniziato a contribuire mandando suggeri- menti su temi da trattare o articoli con opinioni sugli argomenti caldi che la cooperazione si trova ad af- frontare in un periodo come quello odierno definito ormai da tutti di «crisi di identità». Il resto si è fatto grazie al tempo e all’interesse dei lettori che non ci aspettavamo as- solutamente potessero arrivare alle cifre attuali. Tieni conto che il blog si fa nei ritagli di tempo e nel weekend, ed è basato sul contri- buto volontario, in tutti i sensi. Live Aid, Live 8 , star di Hol- lywood come testimonial; qui da noi, Lorella Cuccarini a Goma nel 2006 con Trenta ore per la vita e, più di re- cente, l’esperienza di Mis- sion . Qual è il tuo bilancio su questo ruolo, negli ultimi trent’anni, dei grandi eventi e dei grandi personaggi per comunicare la solidarietà internazionale? Purtroppo anche questa dinamica è già arrivata alla sua esaspera- zione. I testimonial si trovano sui cataloghi delle agenzie di Pr ( Public relations , ndr) e comunicazione. Trovare testimonial veri e impe- gnati come ai tempi di Live Aid è

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