Missioni Consolata - Marzo 2014
come affermavano i suoi sostenitori, di dimezzare le vittime della care- stia, ma al tempo stesso aveva for- nito al governo etiope - il Derg di Menghistu Hailè Mariam - un soste- gno economico che Menghistu usò per deportare circa seicentomila persone dal Nord al Sud del paese e «villaggizzarne» (cioè riunire forza- tamente in villaggi) altri tre milioni. Ufficialmente le deportazioni e risi- stemazioni avevano avuto l’obiet- tivo di salvare la popolazione da quella carestia che aveva ricevuto ampia attenzione dai media interna- zionali proprio grazie all’iniziativa di Geldof e Ure. In realtà, affermò Rieff, lo scopo principale del Derg era stato quello di creare un mecca- nismo di controllo capillare della po- polazione e di contrastare i movi- menti di opposizione interna. Oltre alle considerazioni riguardanti le conseguenze del Live Aid sulla po- polazione etiope, Rieff avanzava una serie di critiche che, a ben guardare, possono essere estese anche oggi a tutti gli eventi di cui la kermesse del 1985 è la madre. Innanzitutto, si chiedeva il giornalista nel 2005, come si spiegava che l’Africa stesse peggio di vent’anni prima nono- stante le tante iniziative benefiche promosse da personaggi illustri? E ancora: perché le cause della care- stia etiope, che era imputabile non solo alla natura ma a precise scelte quarantamila dollari, salite poi a quattro milioni di dollari con i pro- venti della vendita dell’album del concerto. Ma il Live Aid oscurò di gran lunga il risultato ottenuto dal pioniere Harri- son, imponendosi come uno dei mo- menti musicalmente più memorabili del secolo scorso e, dal punto di vi- sta delle donazioni, raggiungendo nell’immediato circa cinquanta mi- lioni di sterline, e un totale di cento- cinquanta milioni aggiungendo i pro- venti della successiva campagna. Una cifra colossale destinata ad aiuti umanitari alle popolazioni del Nord dell’Etiopia afflitte da una carestia che, combinata alle politiche agri- cole del governo locale, avrebbe provocato circa quattrocentomila vittime. Le polemiche non si fecero attendere: cinque mesi dopo l’e- vento, un articolo del Washington Post elencava una lunga serie di epi- sodi di disorganizzazione e incom- prensioni fra la Fondazione Live Aid che gestiva i fondi e le organizza- zioni impegnate sul campo per alle- viare le sofferenze degli etiopi. Nel 2005, mentre Geldof stava prepa- rando il Live 8 , un altro mega con- certo di sensibilizzazione ai problemi della povertà a vent’anni dall’illustre precedente, l’opinionista americano David Rieff scrisse per il Guardian un articolo durissimo in cui spiegava che forse il Live Aid aveva permesso, umane (del governo di Menghistu), erano state totalmente ignorate da- gli organizzatori che avevano privile- giato, invece, una comunicazione basata su semplicismi relativi ai con- cetti di bisogno, aiuto e dovere mo- rale? Le campagne di successo in rete L’avvento della rete ha offerto ulte- riori strumenti alla mobilitazione e alla sensibilizzazione. Si pensi al caso di Kony 2012 . La campagna contro il sanguinario leader del Lord Resi- stance Army in Uganda, Joseph Kony, e le atrocità da lui commesse a danno della popolazione civile e in particolare dei bambini ha mostrato come un prodotto ben confezionato dal punto di vista video e altrettanto ben promosso attraverso i social networks e i testimonial d’eccezione (due fra tutti: Angelina Jolie e George Clooney) può ottenere in breve tempo una grande esposi- zione mediatica. Anche in quel caso i critici hanno in- sistito sul pressappochismo delle informazioni - le operazioni dell’e- sercito di Kony non si svolgevano più in Uganda da anni all’epoca della diffusione del video -, sul fuorviante ricorso a immagini e termini che, MARZO 2014 MC 75 MC RUBRICHE # A sinistra: 1985, il famosissimo Live Aid di Londra contro la fame in Etiopia. Qui sotto: il Live 8 del 2005. © www.darkstar.supanet.com © www.wassermanexperience.com/
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