Missioni Consolata - Marzo 2014
72 MC MARZO 2014 Libertà Religiosa liana. In Italia, tuttavia, dagli stessi principi non sono seguiti gli stessi comportamenti legislativi. Non c’è mai stato, in particolare, un pro- blema di uso del velo nelle scuole statali. Lo stesso è accaduto nel re- sto d’Europa. Là dove la questione si è posta, come in Germania, Gran Bretagna, Belgio, Olanda, Spagna, Svezia e Danimarca, è stata risolta in modi diversi, ma senza partico- lari conflitti. Problemi invece si sono avuti - e ci sono ancora - in Turchia, dopo l’avvento al governo di Erdogan che ha rimesso in di- scussione quanto stabilito agli inizi del ’900 dal regime laico di Ataturk, il primo a impedire alle donne di portare il velo nelle istituzioni pub- bliche. Uno scontro ideologico In Francia, invece, l’uso del velo ha suscitato un vero scontro ideolo- gico. Indossarlo ha assunto per i musulmani - non per tutti, in verità: vi sono state infatti associazioni islamiche che hanno appoggiato la legge - un significato preciso: rifiu- tare la laicità, rifiutando la scuola pubblica, di seguire le lezioni di gin- nastica, le lezioni di biologia, le le- zioni di musica, le lezioni di disegno e così via. Le ragazze che vogliono indossare il velo partono dal principio che la donna occidentale non è rispettata dall’uomo e che loro stesse parteci- perebbero a questa mancanza di ri- spetto se accettassero appunto di non metterlo. La polemica è cresciuta ancor più dopo l’approvazione della legge. La maggioranza dei musulmani in Francia e quelli all’estero, infatti, l’hanno intesa come un’aggressione e un rifiuto dell’Islam, anche se la legge in realtà tratta dei simboli di ogni religione, compresi il croce- fisso e la kippah ebraica. Si sono accese discussioni violente e confuse. Per gli estremisti musul- mani è stata l’occasione per desi- gnare la Francia e l’Occidente come «nemici dell’Islam». Insomma: il caso è diventato l’em- blema del confronto/scontro del modello francese di laicità con l’in- tegrazione dei musulmani negli spazi pubblici e, in primis, nella scuola. Per molti cittadini francesi, l’aumento della presenza islamica minaccia i valori dello stato, per cui occorre restaurare l’autorità repub- blicana. La scuola è diventata il ter- l’articolo 2 la separazione è definita in modo preciso: «La repubblica - vi si legge - non riconosce, né stipen- dia, né sovvenziona alcun culto». Una legge, in sostanza, che ha sta- bilito un vero e proprio «patto di laicità», da cui sono derivate e deri- vano varie conseguenze sia per i servizi pubblici sia per i cittadini che ne usufruiscono. Lo stato, da una parte, riconosce il pluralismo reli- gioso e la propria neutralità nei confronti dei culti. I cittadini, dal- l’altra, come contropartita di tale «protezione» della loro libertà reli- giosa, devono rispettare i luoghi pubblici condivisi da tutti. La laicità dello stato è stata poi consacrata dall’articolo 1 della Costituzione del 4 ottobre 1958, che dispone: «La Francia è una Repubblica indivisi- bile, laica, democratica e sociale. Essa assicura l’uguaglianza dinanzi alla legge di ogni cittadino senza di- stinzione di origine, razza o reli- gione. Essa rispetta ogni credo». Non c’è chi non veda l’affinità di tale formulazione, fin nell’uso delle stesse espressioni, con quella del- l’articolo 3 della Costituzione ita- reno privilegiato di tale «risposta». La presenza visibile in essa di segni religiosi è avvertita da molti come contraria alla sua missione (di es- sere cioè uno spazio di neutralità e un luogo di risveglio della coscienza critica), nonché una minaccia ai va- lori che deve insegnare, a partire dall’uguaglianza tra uomini e donne. Condizioni di coabitazione Con il caso di Belgin Dogru la Cedu si è dunque trovata a risolvere un problema giuridico, sconfinato però nel campo politico e ideologico e gravato da implicazioni di grandis- simo rilievo. In ballo c’è la convi- venza in Europa con una popola- zione musulmana ormai quantitati- vamente consistente. L’Islam costi- tuisce la seconda religione del vec- chio continente. È importante ren- dersi conto di questo e ammettere che l’Europa vive e continuerà a vi- vere con una parte della propria popolazione di religione musul- mana. Solo così si potranno definire sempre meglio l’ambito e le condi- zioni di tale coabitazione. La legge francese contro l’ostenta- zione dei simboli religiosi nelle scuole, concepita con questo spi- rito, è stata tuttavia raffazzonata e votata in un clima di forte tensione e contrapposizione sociale. Così non si è riusciti a portare il con- fronto sui problemi veri che si vole- vano affrontare: la laicità dello © Af. MC/Blenjo # Sopra : la Kippah, copricapo maschile a forma di semicupola, portato dagli Ebrei specialmente durante le cerimonie sacre ( treccani.it ). | Immagini dall’Algeria ( qui accanto e in basso a sini- stra ), ex colonia francese, in cui il velo è comunemente usato dalle donne musulmane. © Af. MC/Anna Pozzi
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