Missioni Consolata - Marzo 2014

MARZO 2014 MC 71 corrispondenza. Nel frattempo, però, i genitori hanno presentato ri- corso anche al tribunale ammini- strativo di Caen e, dopo il rigetto di questo, alla corte d’appello di Nan- tes, che lo ha respinto a sua volta. In entrambi i casi il tribunale ha ri- tenuto che il comportamento di Belgin Dogru avesse creato un clima di tensione all’interno dell’i- stituto e che, nonostante la ragazza avesse a suo tempo proposto di so- stituire il velo con una cuffia, l’in- sieme delle circostanze avesse giu- stificato la sua esclusione definitiva dalla scuola. La giovane, è stato af- fermato, ha oltrepassato i limiti del diritto di esprimere e manifestare il suo credo religioso all’interno dell’i- stituto. Il Consiglio di Stato, cui i ge- nitori di Belgin hanno presentato alla fine ricorso, ha dato loro defini- tivamente torto, dichiarandolo inammissibile. A questo punto essi si sono rivolti alla Cedu, ritenendo violata la pro- pria libertà religiosa. La questione, come appare chiaro, residente a Flers, un centro di circa 16.000 abitanti della Bassa Nor- mandia, al tempo dei fatti aveva 11 anni. Musulmana, frequentava una scuola pubblica del paese. A partire dal gennaio 1999 ha iniziato a pre- sentarsi alle lezioni con i capelli co- perti da un velo. L’insegnante di educazione fisica l’ha ripetuta- mente richiamata, invitandola a to- glierselo perché quella tenuta era incompatibile con la pratica della sua disciplina. La ragazza ha sempre rifiutato di obbedirgli ed è stata ogni volta esclusa dalle lezioni. Il docente, alla fine, si è rivolto all’au- torità scolastica che, alcuni giorni dopo, ha escluso dalla scuola l’a- lunna per non aver rispettato l’ob- bligo della frequenza. Ricorsi respinti fino all’ultima opzione: la Cedu Il ricorso dei genitori contro questa decisione è stato respinto dalla commissione accademica d’appello e la ragazza ha dovuto proseguire i suoi studi frequentando corsi per riveste una notevole importanza. Chiama in causa infatti il valore della laicità dello stato e quindi il rapporto tra questo e le confessioni religiose presenti sul suo territorio. Tale questione, di primaria portata in Europa, assume un valore tutto particolare in Francia. Per imparare, non per fare proselitismo Il paese transalpino, infatti, è l’u- nico ad avere realizzato fin dal 1905 una piena separazione tra Chiesa e stato. La questione del velo è stata presa come una minaccia contro tale separazione e una negazione della laicità. Di fronte all’estendersi delle pole- miche nel paese, e prima che il caso Dogru arrivasse alla Cedu, il parla- mento nel 2004 ha approvato una legge che bandisce i simboli reli- giosi dalle scuole statali francesi. La decisione è stata presa a larghis- sima maggioranza, perché hanno votato a favore sia la maggioranza (allora di centrodestra) sia l’opposi- zione socialista. Il governo ha più volte sottolineato che essa non mi- rava a colpire alcuna religione, ma intendeva difendere, appunto, la laicità dello stato. «Si tratta di affer- mare con chiarezza che la scuola pubblica è un luogo dove si va per imparare e non per fare attività mi- litante o proselitismo», ha procla- mato il presidente dell’Assemblea legislativa in occasione dell’appro- vazione della legge. Dalla rivoluzione del 1789 al 1905 a oggi Occorre tener presente che la re- pubblica francese è stata costruita attorno al principio di laicità, deri- vato da una lunga tradizione. È nato infatti dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, in piena rivoluzione. In seguito è stato richiamato nelle leggi di riforma della scuola del 1882 e del 1886, che hanno istituito la scuola primaria obbligatoria, pubblica e, appunto, laica. Ma la vera chiave di volta della laicità francese è stata, come accennato, la legge del 9 di- cembre 1905, che ha separato in modo netto la Chiesa e lo stato. Nell’articolo 1 vi si afferma: «La re- pubblica assicura la libertà di co- scienza. Essa garantisce il libero esercizio del culto sotto le sole re- strizioni di seguito decretate nell’in- teresse dell’ordine pubblico». E nel- MC RUBRICHE © Af. MC/D. Casali

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