Missioni Consolata - Marzo 2014

cratici, evoluti, progrediti: pazienza se questo signifi- cherà qualche affare in me- no con i nababbi del Golfo Persico, pazienza se ci sarà qualche punto di Pil in me- no e qualche mugugno in più di industriali e sindaca- ti. Se poi anche Papa France- sco dice che «la pace è arti- gianale» e quindi né indu- striale, né petrolchimica, né avionica, né imprendito- rial-finanziaria, né agrobu- siness... Buon Natale e Buon Anno. Francesco Rondina Fano, 25/12/2013 L’ETÀ DI GESÙ Alle pagine 30-32 della rivi- sta del dicembre scorso ho letto con grande interesse l’articolo di don Paolo Fari- nella. Ho una domanda: che età poteva avere il Cri- sto quando è morto? Là trovo scritto 36 anni circa, mentre ci hanno sempre insegnato che ne aveva 33. Posso contare su una ri- sposta sia pur telegrafica? Grazie cav. Sergio Gentilini Roveredo in Piano (Pn) A che età è morto Gesù? A 33 anni o a 36? La que- stione è dibattuta da due mila anni e ancor a oggi non ne veniamo a capo. Si possono solo fare ipotesi con i pochi dati che abbia- mo a disposizione. Non sappiamo quando Gesù sia nato perché la data del 25 dicembre è puramente convenzionale, come spiegammo nel numero di MC di dicembre. Sappia- mo che nel redigere un computo temporale Dio- nigi l’Aeropagita fece un errore di calcolo, in base al quale considerò l’«an- no 0» come data di nasci- ta, mentre oggi sappiamo, e tutti gli studi lo confer- mano, che Gesù nacque tra il 7 e il 5 a.C. Ma cam- biare il calendario, spo- standolo indietro sarebbe una situazione critica da anni che ha favorito il commercio dei bambini da parte di funzionari, com- pagnie e associazioni sen- za scrupoli. Per una volta che un governo si assume le sue responsabilità lo facciamo passare come antiumano e crudele. Grazie, auguri e buona ri- flessione! Coraggio e avan- ti in Domino! P. Stefano Camerlengo Roma 09/01/2014 Caro Signor Giorgio, ho scomodato il nostro pa- dre generale per questa ri- sposta, perché ha avuto u- na lunga esperienza in Con- go ed è anche suo compaesano. Da parte mia posso solo aggiungere che la situazione degli orfani in Africa si è aggravata, oltre che per le ragioni sopra ri- portate - povertà, guerre e malattie -, paradossalmen- te anche grazie agli effetti positivi di quello che im- propriamente chiamiamo sviluppo: miglioramento degli standard di vita, dimi- nuzione della mortalità in- fantile e scolarizzazione. Un tempo, nella società pa- storale o agricola, un orfa- no era sì una bocca in più da sfamare, ma ben presto diventava anche un sogget- to che poteva contribuire alla vita della famiglia e del clan attraverso il lavoro nei campi o nella cura del be- stiame. Ora invece moltis- sime famiglie sono impo- verite, vivono nelle perife- rie delle grandi città senza campi né bestiame; in più i bambini devono essere mandati a scuola. E la scuo- la non è gratuita, ma costa, e tanto. E in città il cibo è caro, non si raccoglie nel campo, si compra. E non bastano più le medicine tradizionali quando uno è malato, le medicine si pa- gano. Per questo, nono- stante la grande solidità della famiglia allargata afri- cana, gli orfani aumentano. Oltre all’adozione vera e propria, che è una delle ri- sposte a questi problemi, c’è anche un altro modo di aiutare: l’adozione (o, me- glio, il sostegno ) a distanza o a progetto, che permet- te ai bambini di restare nel loro ambiente e aiuta una comunità a prendersi cura dei propri figli. Noi come missionari, da oltre un secolo stiamo se- guendo questa strada, per altro proposta oggi da tan- tissime organizzazioni, al- cune molto serie, altre an- che fraudolente. Il dram- ma degli orfani è così grave da esigere la colla- borazione di tutti, senza sterili polemiche. VERITÀ SULLA SIRIA Se Natale è la festa della lu- ce che scaccia le tenebre e della verità che sconfigge la menzogna, quindi anche la cattiva informazione, un regalo migliore dell’articolo sulla Siria, pubblicato pro- prio nel mese di dicembre, non potevate farcelo. Mi sembra superfluo ag- giungere che condivido le critiche da voi fatte ai gran- di mezzi di comunicazione. Anche la nostra Rai, che molti definiscono la mag- giore industria culturale i- taliana, con pochissimi e- guali in Europa, poteva fare di più e di meglio: quella che ci ha raccontato finora sulla Siria è una storia che lascia un po’ a desiderare. Eppure proprio la Rai, con l’enfasi data a certi grandi eventi come la Fiera Aero- nautica di Dubai di metà novembre, ha confermato quanto pesino Arabia Sau- dita, Emirati Arabi e Qatar nello scacchiere globale e quali ripercussioni abbiano le loro mosse sull’econo- mia, sulla finanza e, di ri- flesso, sulla politica. Sono proprio i paesi arabi del Golfo, quegli stessi che voi giustamente avete indi- cato come responsabili del- la catastrofe siriana, a com- prare le grandi società di calcio, a dare lavoro alle grandi imprese dell’edilizia e dell’arredo, a ospitare i Gran Premi di Formula U- no, ad acquistare compa- gnie aeree o parti di esse, e soprattutto a dare sbocchi di mercato altrimenti intro- vabili ai grandi e costosissi- mi (anche in termini di im- pronta ecologica e impatto ambientale...) consorzi del- l’industria aeronautica - l’a- mericano Boeing e l’euro- peo Airbus -, dei quali è partner, specie per quel che riguarda la realizzazio- ne delle fusoliere, la nostra Alenia Aeronautica. Quando, in appena due giorni, tre compagnie ae- ree arabe riescono, da sole, ad acquistare duecento grandi aerei, tra cui i Boeing 787 Dreamliner («aereo dei sogni»...) e Air- bus 380, facendo finire nel- le casse di Seattle, Tolosa, Amburgo, Londra, Madrid, Grottaglie e Nola la bellez- za di cento miliardi di dolla- ri, possiamo farci un’idea di quale sia il potere contrat- tuale degli Arabi e del gra- do di dipendenza del Pil mondiale dallo shopping degli sceicchi. Possiamo farci un’idea però anche di quanto sia urgente proce- dere a una drastica corre- zione dell’attuale modello di sviluppo, affinché quello con gli Arabi non diventi un abbraccio mortale, per noi e per loro. La pace non può non esse- re il primo degli obbiettivi e il primo dei sogni di paesi che si dicono civili, demo- 6 MC MARZO 2014 redazione@rivistamissioniconsolata.it mcredazioneweb@gmail.com

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