Missioni Consolata - Marzo 2014

MARZO 2014 MC 55 Q uando l’attuale presidente dell’Iran, Hassan Rohani, è stato eletto, il 14 giugno 2013, la gente si è messa a ballare per le strade. Esprimeva, così, sia un senso di liberazione per essersi messi alle spalle gli otto cupi anni della presidenza di Mahmud Ahmadinejad, sia la speranza che il neoeletto presi- dente avrebbe portato l’Iran fuori dall’isolamento cui l’aveva relegato la politica del suo predecessore. Tali, infatti, erano state le promesse elettorali. Da anni una delle maggiori preoc- cupazioni degli iraniani era il continuo peggioramento della si- tuazione economica e uno dei mezzi per invertire questa ten- denza - lo sapevano tutti - era riaprire un dialogo con l’Occi- dente sulla spinosa questione del nucleare. Dal 2002, anno in cui era venuta alla luce l’esistenza di un programma nucleare segreto, l’Iran è per l’Occidente un sorvegliato speciale. Sebbene Teheran ne abbia sempre ne- gato i fini militari, le sue reticenze nel far conoscere gli effet- tivi progressi e l’entità del programma nucleare, le recipro- che diffidenze, alimentate da decenni d’inimicizia, hanno portato la comunità internazionale a formulare un verdetto di presunta colpevolezza. Per convincere la Repubblica Isla- mica a sospendere il processo di arricchimento dell’uranio, tra il 2006 e il 2012 sono state adottate contro di essa di- verse misure sanzionatorie. Le sanzioni si sono inasprite dal 2010, causando in questi ultimi anni una drammatica con- trazione dell’economia. L’ intenzione espressa da Rohani di cercare un dialogo con l’Occidente ha trovato da subito conferma nella nomina a ministro degli esteri di Mohammad Javad Zarif, formatosi nelle università americane, ambasciatore dell'Iran alle Na- zioni Unite dal 2002 al 2007 e abile negoziatore. Dallo scorso agosto, data d’insediamento del nuovo governo, gli avveni- menti si sono succeduti velocemente. A settembre c’è stata la storica telefonata tra Obama e Rohani e a ottobre si sono aperti a Ginevra i negoziati tra l’Iran e i 5+1, i paesi membri del Consiglio di Sicurezza, più la Germania. L’accordo è arri- vato il 24 novembre. Esso prevede la sospensione del pro- gramma nucleare iraniano per sei mesi a fronte di un par- ziale alleggerimento delle sanzioni economiche contro Tehe- ran. Più che per la sua portata, come si vede alquanto circo- scritta, l’accordo è importante perché, come si auspica, pre- para il terreno per più consistenti trattative future. In Iran la riapertura del negoziato ha già avuto ripercussioni posi- tive sull’economia, con un abbassamento dell’inflazione e una ripresa degli investimenti nel paese. Ma anche la comunità internazionale ha tutto da guada- gnare dall’avvio di un vero processo di distensione. Solo i tradizionali alleati di Washington in Medio Oriente: Israele, l’Arabia Saudita e gli altri stati arabi del Golfo Persico, guar- dano con apprensione al fatto che Iran e Stati Uniti abbiano ricominciato a parlarsi dopo anni di gelo, perché ciò po- trebbe essere foriero di un rimescolamento di equilibri nella regione. M.C.P. lacrime. Durante i 10 giorni di lutto gli uomini non si radono, c’è chi spalma di fango la pro- pria automobile, o scrive sulla carrozzeria frasi inneggianti ai santi imam. L’unica forma di musica che non è bandita nei luoghi pubblici, nei negozi, o che giunge dai finestrini abbassati delle auto, sono le litanie di Ashura, cantate da una voce maschile e accompagnate dal suono ritmato di mani che bat- tono i petti. Quella del battersi il petto è la forma più comune per espri- mere la partecipazione al lutto. Uomini e donne, separata- mente, si ritrovano in luoghi prestabiliti e praticano questa forma di cordoglio collettivo, ma solo quella degli uomini assume visibilità. Gli uomini, che indos- sano abiti neri, si riuniscono in un salone, o sfilano per le vie, battendo all’unisono i palmi delle mani contro i propri petti, con ritmi e movimenti che pos- sono variare da luogo a luogo, L’accordo sul nucleare Una vittoria di tutti MC ARTICOLI

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