Missioni Consolata - Marzo 2014
54 MC MARZO 2014 IRAN # Qui : un gruppo di flagellanti procede in processione con movimenti sincronizzati, accompagnati dai tamburi. In basso a destra : uomini che si battono il petto in segno di lutto. spota crudele che era stato in- degnamente posto a capo della comunità islamica, avrebbe vo- luto dire approvarne il compor- tamento e, quindi, creare scan- dalo e disorientamento tra i fe- deli. Prima di morire Hussein avrebbe dichiarato: «Preferisco che il mio corpo sia fatto a pezzi, purché la fede sia salva». Gli sciiti sottolineano la natura tutta morale della sua opposi- zione a Yazid. Egli non volle muovergli guerra con le armi, ma vincere il male resistendogli, conservando la propria libertà interiore. Volle, così, indicare alle generazioni successive quale fosse la strada da percor- rere. Per questo Hussein è di- ventato l’esempio del santo che offre la propria vita perché, at- traverso il sacrificio, gli uomini possano capire quale sia la vera fede e, quindi, arrivare alla sal- vezza. A un cristiano la storia della sua morte riporta alla mente la passione di Cristo e il suo sacrificio redentore. Migliaia di versi sono stati scritti per ricordare l’eccidio di Kar- bala. Nel tempo intorno al fatto storico sono fioriti racconti che avevano lo scopo di suscitare negli ascoltatori commozione e rendere più intenso il cordoglio. Le diverse comunità sciite hanno trovato modi diversi di commemorare l’evento, ma ciò che accomuna tutti i credenti è che, nel mese di muharram , il loro strazio si rinnova, come se si trattasse di fatti appena avve- nuti. Lacrime di vero dolore scorrono sui loro volti quando sentono narrare, non importa se per la centesima volta, la storia del martirio; s’immedesimano a tal punto con le parole del rac- conto che la distanza nel tempo si annulla e tutto riaccade da- vanti ai loro occhi. La rappresentazione del martirio Uno dei modi per far memoria dei tragici fatti di Karbala è la sa- cra rappresentazione, proprio come nelle nostrane messe in scena della passione di Cristo. Nelle piazze e nelle strade attori - improvvisati o professionisti - fanno rivivere i diversi episodi che la tradizione associa all’e- vento. Le storie sono tante e sono incentrate sui vari perso- naggi storici: oltre a Hussein, i fi- gli, il fratello Abbas, la sorella Zeinab, con le altre donne testi- moni impotenti della battaglia. I cattivi sono Moawiya, Yazid, con i suoi ministri e comandanti, ma il cattivo che suscita maggiore ripugnanza nei fedeli è Shemr, colui che avrebbe finito Hussein, decapitandolo. L’attore che im- persona questo personaggio deve essere pronto al peggio, perché accade alcune volte che qualcuno tra il pubblico si lanci su di lui per impedirgli di ucci- dere Hussein. Ogni anno si sente di uomini che, interpretando Shemr, vengono presi a sassate, picchiati, finiscono all’ospedale. Abbiamo assistito a tali rappre- sentazioni a Teheran, e in più occasioni abbiamo sentito gli spettatori gemere, o addirittura singhiozzare, nei momenti di maggiore tensione del racconto. Siamo stati indotti a distogliere gli occhi dalla scena per osser- vare volti addolorati, rigati dalle
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