Missioni Consolata - Marzo 2014

MARZO 2014 MC 41 DOSSIER MC ERITREA L e suore forniscono un valido appoggio logistico e culturale, aiutano Dodiciceste nella gestione pra- tica e finanziaria quotidiana. L’associazione le ap- poggia pagando i salari delle formatrici delle loro scuole di tessitura. L’accompagnamento oltre che tecnico è anche orga- nizzativo. Ad esempio in ogni gruppo si mette in piedi un fondo di solidarietà, che può servire in caso di ne- cessità a una delle donne. «Essendo un’associazione ecumenica siamo andati a vedere cosa facevano gli evangelici in Eritrea. Ad Asmara avevano anche loro una scuola di tessitura che ospitava ragazze prese dalla strada. Lì il contesto è molto diverso. Ma non avevano quasi nulla». Dodicice- ste fa quindi partire un progetto anche ad Asmara in- sieme alla Chiesa evangelica. «Poi ci hanno detto che a Keren esisteva l’unica scuola di sordi di tutto il paese, gestita dalla Chiesa evangelica. Anche lì c’era un tenta- tivo corsi di tessitura». A Keren le suore cappuccine stavano aprendo in quel momento una nuova casa, e gli evangelici avevano scarsità di insegnanti di tessitura. «La superiora ha su- bito detto “possono venire da noi a imparare”. Si sono impegnate a dare priorità agli insegnanti della scuola evangelica, i quali in questo modo non si devono spo- stare in altri villaggi». La collaborazione tra le due chiese diventa realtà. « A nche quando abbiamo lavorato con gli evan- gelici le suore sono sempre state con noi, e ci sono stati dei momenti belli e significativi an- che dal punto di vista spirituale, con le preghiere in co- mune. I pastori della Chiesa evangelica e le suore non si conoscevano neppure prima e la nostra associazione li ha portati a collaborare». Dodiciceste finanzia i progetti grazie ad alcune fonda- zioni italiane, all’8x1000 della Chiesa valdese e a dona- zioni private. I soci sono una trentina tra cattolici ed evangelici e vivono sparpagliati tra Asti e Acqui Terme (Al). Continua Marilena: «Poi abbiamo lavorato qual- che anno in Mozambico con un frate cappuccino, ap- poggiando una falegnameria di base a Quelimane». Un’esperienza che si è chiusa ma ha dato i suoi frutti perché la falegnameria funziona e fornisce pure banchi alle scuole. In Eritrea Dodiciceste lavora con altre due scuole di suore cappuccine nei villaggi di Adi Quala e Eden: «Diamo un sostegno alla scuola di tessitura, pa- gando lo stipendio delle insegnanti o comprando dei materiali». M arilena ricorda l’importanza della presenza: «Per la gente con cui realizziamo i progetti è importante che andiamo in Eritrea. Ci chie- dono sempre di andare lavorare con loro. È una que- stione di esserci, di contatto, di amicizia. Oltre che una trasmissione di competenze dal punto di vista tec- nico». Ma diventa sempre più difficile ottenere il visto per viaggiare nel paese africano: «Tempo fa andavamo anche tre volte all’anno, poi sono passati tre anni prima che riuscissimo a tornare nel 2013». Mentre è quasi impossibile mandare eritrei a studiare all’estero, sia per la difficoltà di avere il permesso, e soprattutto per il timore che non tornerebbero più in patria. La riconoscenza della gente è grande: «Nel luglio scorso alla riunione a Segheneiti con il vescovo e gli amministratori dell’ospedale ci hanno detto “ci siete solo voi come associazione che ci sostenete”. Qualche anno fa c’è stata una carestia, allora abbiamo raccolto fondi per dare da mangiare ai bambini dell’asilo delle suore, ma anche della scuola pubblica. Così poi hanno fatto la festa dei bambini, l’8 dicembre, tutti insieme». L’associazione ha un principio: lavorare con tutti, chiese, pubblico, privato. Oltre al valore sociale ed economico delle attività di Dodiciceste, è importante anche il risvolto culturale. Ricorda Marilena: «Se fossero scomparsi i Netzelà sa- rebbe finita una tradizione, un modo di essere, di esi- stere, che apparteneva proprio a loro e a tutte le donne che le avevano precedute». Marco Bello © Mattia Gisola © Mattia Gisola

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=