Missioni Consolata - Marzo 2014
MARZO 2014 MC 37 «L a dittatura ci toglie anche l’aria», è que- sta la frase che si sente ripetere più spesso dai ragazzi eritrei che arrivano sulle nostre coste. E niente come questa espressione racconta meglio l’Eritrea, un paese te- nuto in ostaggio da un presidente-padrone, Isaias Afewerki, che l’ha trasformato in una sorta di carcere a cielo aperto. I prodromi Colonia italiana dal 1899 al 1941 (ma il primo insedia- mento italiano ad Assab risale al 1869), diventa quindi protettorato britannico e poi regione federata all’E- tiopia, alla quale viene annessa nel 1962. Già nel 1961 però il Fronte di liberazione eritreo (Elf) rivendica l’indipendenza e dà il via alla guerra di liberazione che durerà fino al 1991. Negli anni Sessanta il movi- mento indipendentista si spacca e un gruppo di suoi membri dà vita al Fronte popolare di liberazione eri- treo (Eplf), di impronta socialista. In pochi anni l’Eplf acquisisce forza (anche grazie all’aiuto dei paesi so- cialisti) e, nel 1982, affronta e sconfigge sul campo l’Elf. Nel 1991, il regime etiope di Menghistu cade e Meles Zenawi, divenuto presidente dell’Etiopia, dà l’assenso a un referendum per l’autodeterminazione dell’Eri- trea. Nella consultazione gli eritrei votano per il di- stacco dall’Etiopia. Così, il 24 maggio 1993 il paese di- venta indipendente. È in questi anni che Isaias Afe- worki, il capo carismatico dell’Eplf, emerge come lea- der indiscusso. Sono in molti a pensare che sia l’uomo adatto per aprire una stagione di democrazia e pro- sperità per il piccolo paese sul Mar Rosso. In realtà, Isaias è un capo guerrigliero poco incline ai metodi democratici che ha gestito con pugno di ferro l’Eplf: nessuna pietà per i nemici, intransigente con gli oppo- sitori interni. Quando diventa capo dello Stato non cambia atteggiamento. Verso la dittatura Nei primi anni dopo l’indipendenza, l’Eplf si tra- sforma in Fronte popolare per la democrazia e la giu- stizia (Pfdj) e, tra il 1994 e il 1997, dà vita a piccole ri- DOSSIER MC ERITREA PErché oggi si fUggE dall’EritrEa Nel 1993 l’Eritrea festeggia l’indipendenza dall’Etiopia. Ma il suo regime si trasforma nella più feroce dittatura del continente. Un’intera generazione è piegata e senza speranze. Meglio ten- tare la fuga, anche se ad alto rischio. forme. Il governo promette anche di promulgare una Costituzione democratica e multipartitica. Nel 1997 il testo della carta è pronto, però non entra in vigore e non vengono neppure indette elezioni. Isaias, si autonomina capo dello stato e comandante supremo delle forze armate, centralizza i processi decisionali. Il Pfdj diventa l’unico partito ammesso, i suoi membri devono assicurare fedeltà assoluta al presidente il quale, a sua volta, utilizza gli iscritti al partito per controllare ogni snodo vitale dello stato. Anche il sistema giudiziario viene smantellato. I giu- dici non sono indipendenti e decidono non in base ai codici (che esistono), ma in base ai decreti presiden- ziali. Nel 1996 nasce la Corte speciale, un tribunale composto da militari che giudicano in udienze se- grete e con criteri «politici» chiunque osi criticare il regime. Tutte le forme di dissenso vengono duramente re- presse. Il caso più eclatante (e conosciuto) è l’arresto avvenuto il 18 settembre 2001 di un gruppo di ministri e funzionari, rei di aver chiesto l’applicazione della Costituzione e delle libertà politiche e civili. Tra essi eroi della guerra di liberazione dell’Etiopia, amici e compagni di Isaias, come Petros Solomon (capo del- l’intelligence, poi ministro degli Esteri e, infine, mini- stro delle Risorse marittime), Hailè Woldensaye (mi- nistro degli Esteri), Mohamud Ahmed Sharifo (mini- stro dell’Interno), Ogbe Abraha (Capo di stato mag- giore). Di loro non si saprà più nulla. Secondo Amnesty International , il governo del presi- dente Isaias Afewerki ricorre «sistematicamente ad arresti e detenzioni arbitrarie per reprimere tutta l’opposizione, mettere a tacere i dissidenti, e punire chiunque si rifiuti di accettare il sistema repressivo. Migliaia di prigionieri politici e di coscienza sono scomparsi mentre erano detenuti in segreto e in iso- lamento, senza accusa né processo e senza avere con- tatti con il mondo esterno. Tra i detenuti ci sono op- positori e critici - reali o sospetti - del governo, poli- tici, giornalisti, membri di gruppi religiosi registrati e non, persone che cercavano di sfuggire o disertare il servizio nazionale obbligatorio a tempo indetermi- nato o di scappare dal paese». GIOVANE PAESE SENZADIRITTI DI E NRICO C ASALE
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