Missioni Consolata - Marzo 2014
MARZO 2014 MC 33 cosa di lui, del suo modo di essere e di intendere la vita. Gli occhi sono lo specchio dell’anima, recita un antico adagio. La pillola di questo mese non fa riferimento a una frase di Giuseppe Allamano, semmai a un atteggia- mento da lui tenuto nei confronti della vita e della realtà nelle quali si è trovato a operare. A una certa fragilità fisica, cosa che gli impedì a suo tempo di es- sere missionario sul campo, e alle difficoltà di ogni tipo incontrate nel suo lungo ministero sacerdotale, l’Alla- mano opponeva una volontà di ferro, alimentata da una fiducia incrollabile nella provvidenza divina e nella presenza consolatrice e materna della Madonna. I suoi occhi trasmettono tenerezza, ma allo stesso tempo acutezza e determinazione. Se le fotografie che lo ritraggono, nel loro complesso ne collocano la figura in un tempo e in un contesto preciso, lo sguardo sembra bucare le immagini e proiettarsi al di là di esse, verso spazi che trascendono gli ambienti del torinese da cui, salvo per pochi ed ec- cezionali viaggi, l’Allamano non si è mai mosso. I suoi sono occhi che viaggiano, perché seguono le rotte di un cuore costantemente orientato verso luoghi da consolare, lungo tragitti mai scontati. Giuseppe Allamano ha lo sguardo profondo, vive la sua fede e il suo ministero in un’obbedienza matura e responsabile, rispettando la tradizione e l’autorità in un modo dinamico e creativo, senza mai sottomettersi alla legge del «si è sempre fatto così». Sono tantissimi gli episodi in cui prende posizione e con «delicata fer- mezza» va avanti per la sua strada, pronto, se lo vede necessario, a dare uno scossone allo status quo . Pillole « Allamano» contro il logorio della vita moderna 2. ELEVATEVI SOPRA LE IDEE RISTRETTE DELL’AMBIENTE a cura di Ugo Pozzoli S tacco dalla parete e riprendo in mano, per sfogliarlo con calma, il calendario che quest’anno la rivista MC ha dedi- cato al beato Allamano. Riguardo le immagini del volto del Fondatore, vecchie fo- tografie che i moderni strumenti della tec- nica hanno saputo ripulire dalle inevitabili tracce del tempo. Vi è ritratto Giuseppe Alla- mano da giovane, coi chierici, con i primi mis- sionari partenti per l’Africa, poi uomo maturo e, infine, anziano. I dodici mesi dell’anno ri- percorrono la storia di una vita sacerdotale. Io la contemplo filtrandola attraverso i suoi sguardi, tentando di mettere a fuoco il volto buono e paterno che tante testimonianze di chi l’ha conosciuto riportano con insistente piacere. A ben guardare, però, scorgo nelle immagini anche il piglio risoluto, deciso, di colui che è buono con sincerità, non per debolezza o convenienza. Il volto del Beato Allamano non ha nulla di debole e comunica serenità e determina- zione. Non so se altri lettori siano stati attratti, sfo- gliando il calendario, da questa caratteristica del suo viso. Forse sono io che ci ricamo sopra eccessiva- mente, lasciandomi guidare dalla mia sensibilità. Può darsi, non lo posso escludere. Mi sembra in ogni caso che lo sguardo del fondatore lasci intravedere qual-
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