Missioni Consolata - Marzo 2014

solo più diseguaglianza, ma an- che una maggiore tolleranza delle diseguaglianze» 10 . Se- condo Joseph Stiglitz, la stessa democrazia è in pericolo, perché i governi non sono più liberi di usare il fisco, strumento priori- tario per ridurre le disegua- glianze. Scrive il premio Nobel per l’economia: «Quella che viene chiamata competizione fi- scale - la gara tra i diversi si- stemi politici per la minore im- posizione fiscale - limita infatti le possibilità di una tassazione progressiva. Le imprese minac- ciano di andarsene se le tasse sono troppo alte. E lo stesso fanno gli individui ricchi» 11 . Per inquadrare la situazione, è sufficiente un dato sui movi- menti di capitali «non produt- tivi», una vergogna mondiale cui il sistema non vuole porre rime- dio. Secondo Tax Justice Network , almeno 21 mila mi- liardi di dollari sarebbero depo- sitati in paradisi fiscali, un valore quasi pari al Pil di Stati Uniti e Giappone 12 . Concentrazione versus distribuzione Dagli Stati Uniti alla Cina, il mondo è stato unificato sotto un’unica filosofia economica, quella della globalizzazione neo- liberista. Tuttavia, a dispetto di questo denominatore comune, i paesi - come vedremo - non sono tutti eguali. La disparità nella distribuzione dei redditi (e della ricchezza) è misurabile con l’«indice Gini»: si tratta di un indice di concentra- zione il cui valore può variare tra zero e uno (o tra 0 e 100 se si ra- giona in termini di percentuale). Valori bassi indicano una distri- buzione abbastanza omogenea, valori alti una distribuzione più disuguale, con il valore 1 (o 100) che corrisponderebbe alla con- centrazione di tutto il reddito del paese nelle mani di una sola persona. Nella classifica dell’indice Gini (calcolato negli anni tra il 2004 e il 2011), tra i paesi con la peg- giore distribuzione dei redditi troviamo la gran parte dei paesi africani, tre paesi latinoameri- cani (Haiti con un valore pari a 59,2, la Colombia con 58,5 e il Guatemala con 55,1), e ben tre grandi potenze mondiali (la Cina 28 MC MARZO 2014 con 47,4, gli Stati Uniti - in pro- gressivo peggioramento 13 - con 45, e la Gran Bretagna con 40, anch’essa in peggioramento e ultima tra i paesi europei). Al- cuni paesi latinoamericani, co- nosciuti per le loro disegua- glianze, negli ultimi anni sono migliorati, pur rimanendo molto diseguali: il Brasile (passato da 55,3 a 51,9), la Bolivia (da 57,9 a 53), il Messico (da 53,1 a 48,3) e soprattutto il Venezuela (da 49,5 a 39). Infine, i paesi del mondo con la migliore distribu- zione sono tutti europei: la Sve- zia (23), la Norvegia (25), la Fin- landia (26,8), l’Austria (26,3) e la Germania (27). Quanto all’Italia - con un indice di 34 (era 27) - è al secondo posto nell’Unione europea per livello di disuguaglianza nella distribu- zione dei redditi, preceduta sol- tanto dalla Gran Bretagna 14 . Si tratta di numeri soggetti a in- terpretazioni e contestazioni, ma sono significativi e dise- gnano un mondo in linea con la realtà quotidiana 15 . I meccanismi sacralizzati del sistema Tra le tante analisi sulla situa- zione economica mondiale, c’è quella di papa Francesco. Si trova nella Evangelii Gaudium , l’esortazione apostolica uscita nel novembre 2013. «Non è compito del papa - scrive Bergo- glio - offrire un’analisi detta- gliata e completa sulla realtà contemporanea», ma in realtà, l’analisi del pontefice è tanto chiara nelle parole quanto espli- «Marktkonformer Demokratie» («una democrazia conforme al mercato» espressione della cancelliera tedesca Angela Merkel) «L’American Dream è in pericolo e per salvarlo bisogna combattere le diseguaglianze esistenti incominciando con l’aumento del salario minimo» (dicembre 2013, in occasione delle proteste dei lavoratori dei fast food) DIRITTI

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