Missioni Consolata - Marzo 2014
(pari a 9 milioni 563 mila per- sone), quella assoluta l’8% (4 milioni 814 mila persone) 3 . La disoccupazione ha superato il 12%, quella giovanile addirittura il 40%. «Un italiano su sei - scrive Sbi- lanciamoci! nel suo rapporto 2014 - non trova lavoro e, tra chi lavora, uno su quattro ha un la- voro precario. [...] Con il de- grado sociale crescono le spinte razziste e xenofobe, aumentano i reati, si allarga l’economia cri- minale» 4 . La situazione italiana è ormai insostenibile e poten- zialmente esplosiva 5 . Anche per l’assenza di uno strumento d’e- mergenza quale il «reddito mi- nimo garantito» e la presenza di «problemi genetici» (evasione fiscale, economia criminale e corruzione; vedere box ), molto gravi e apparentemente insolu- bili. Le tasse (non progressive) e la fuga dei capitali L’economia - la «scienza triste» 6 - ci spiega che le crisi sono cicli- che. Nessuna obiezione al ri- guardo. Tuttavia, essa evade (al- meno) tre domande: perché a pagare sono sempre gli stessi soggetti? Perché, nelle crisi, a zate» dalla globalizzazione neo- liberista stanno riducendo o compromettendo i diritti della grande maggioranza della popo- lazione mondiale: dal diritto a un lavoro dignitoso ai diritti so- ciali (sanità, educazione, previ- denza) fino ai diritti ambientali delle generazioni future. «Nel nome della libertà - ha scritto Ronald Dore della London School of Economics -, non vi è salvarsi o spesso a guadagnarci sono sempre i soliti? Perché, in presenza di una crescita della ricchezza complessiva, le dise- guaglianze crescono, nel Nord come nel Sud del mondo? Le contraddizioni del sistema eco- nomico vigente sono diventate talmente palesi (e pericolose) che hanno iniziato ad ammet- terlo addirittura le organizza- zioni economiche internazionali (come l’Fmi 7 ) e i media allineati con l’ortodossia della globalizza- zione neoliberista. «È tristemente facile - ha scritto ad esempio lo statunitense Time - imbattersi in statistiche se- condo cui i ricchi stanno diven- tando sempre più ricchi mentre la classe media e i poveri stanno a guardare» 8 . E l’inglese The Economist : «Ci hanno pensato le privatizzazioni (ma non erano la panacea di tutti i mali?, ndr ) a indebolire ulteriormente la ric- chezza dei lavoratori». In questo desolante panorama c’è dunque qualcosa di buono: finalmente anche in alto si è ini- ziato a mettere in discussione il sistema. Una volta a farlo erano soltanto i movimenti altermon- dialisti 9 , spesso demonizzati. Le libertà economiche «diviniz- «In un anno ho avuto ben quattro contratti di lavoro e quattro proroghe. Se a fine mese un operatore ha reso poco, oppure di lui non c'è più necessità, semplicemente non viene stipulato un nuovo contratto e così viene lasciato a casa» (lettera a Verona Fedele ) «Lo scoppio della crisi economica ha colto il nostro paese impreparato, almeno per quanto riguarda le politiche di lotta alla povertà. Se da un punto di vista più generale il sistema di welfare italiano vanta una buona tradizione, con aspetti di complessiva positività, nello specifico del contrasto alla povertà economica il nostro paese sconta invece un certo ritardo» (Caritas, rapporto ottobre 2013) DIRITTI 26 MC MARZO 2014
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