Missioni Consolata - Marzo 2014
MARZO 2014 MC 21 gli enti locali, introdotto nel 2008 dal cosiddetto Decreto Ronchi, di mettere a gara la gestione dei ser- vizi idrici entro la fine del 2011 per affidarla a società pubbliche, pri- vate o miste. La normativa ora in vi- gore è quella europea, che prevede anche la gestione « in house », ov- vero da parte di Spa a intero capi- tale pubblico, la formula al mo- mento più diffusa in Italia, che il Decreto Ronchi intendeva invece superare. Dal punto di vista politico, tuttavia, per il Forum italiano dei movimenti per l’acqua , l’indicazione emersa dal referendum è quella dell’affer- mazione di una gestione squisita- mente pubblica dei servizi idrici, che dovrebbe passare per il supera- mento della forma dell’Spa, anche se interamente pubblica, in quanto governata comunque dal diritto pri- vato e orientata alle logiche del profitto e della massimizzazione de- gli utili. Questa convinzione ha ispi- rato diversi percorsi di ripubbliciz- zazione dei servizi idrici, promossi dal movimento e da alcuni rappre- sentanti degli enti locali in diverse città italiane. Il caso più conosciuto è quello di Napoli, dove il sindaco Luigi de Magistris, all’indomani del referendum, ha nominato Alberto Lucarelli e Ugo Mattei - giuristi MC ARTICOLI estensori dei quesiti referendari - rispettivamente Assessore ai Beni Comuni e Vice presidente di Arin Spa, la società di gestione del servi- zio idrico napoletano. Il loro lavoro ha portato alla trasformazione di Arin in azienda speciale di diritto pubblico, Abc Napoli (Acqua Bene Comune). Nell’ottica di una ge- stione più partecipata e democra- tica, che superi i vizi delle prece- denti esperienze di gestione pub- blica, la nuova azienda prevede an- che un’assemblea di indirizzo in cui siedono rappresentanti dei lavora- tori, degli utenti e dei movimenti ambientalisti. A Reggio Emilia, è stato invece isti- tuito un forum provinciale cui par- tecipano i rappresentanti delle isti- tuzioni locali e dei movimenti, con il mandato di ridefinire l’assetto della gestione dei servizi idrici alla luce del risultato referendario. Questo percorso ha portato alla re- voca a fine 2012 della concessione della gestione del servizio idrico a Iren, società multi-utilities che opera nella gestione di acqua, ener- gia e rifiuti in Piemonte, Liguria ed Emilia. Il nodo da sciogliere resta quello della natura del nuovo sog- getto che gestirà il servizio idrico: azienda speciale sul modello di Na- poli, come chiedono i movimenti, o # In queste pagine un servizio sull’acqua in Burkina Faso. # A sinistra : passaggio in bici nello sfioratore di una diga. Queste opere sono fondamentali per poter irrigare i campi e lottare contro la siccità. A destra : trasporto dell’ac- qua per le necessità famigliari in un villaggio. Spa « in house », come preferiscono gli amministratori locali, preoccu- pati di non appesantire troppo i bi- lanci dei loro comuni accollandosi anche le spese del servizio idrico. Percorsi analoghi sono stati attivati in tutta Italia - Torino, Palermo, Im- peria, Savona, Varese, Forlì, Pia- cenza - attraverso raccolte firme e proposte di delibere di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico, presentate nei consigli comunali e provinciali. Profitti sull’acqua Il secondo quesito referendario, in nome del principio «fuori i profitti dall’acqua!» ha invece sancito l’eli- minazione della quota di remunera- zione del capitale investito, fissata per legge ad un tasso del 7%, dal calcolo della tariffa del servizio idrico. All’indomani del referen- dum, tuttavia, le Autorità d’ambito territoriale ottimale (Aato, le istitu- zioni che governano il servizio idrico integrato) non hanno ade- guato le tariffe al risultato referen- dario, preoccupate dalla necessità di continuare a pagare gli interessi dei capitali presi a prestito per rea- lizzare gli investimenti nel settore idrico. Nel 2012 il governo Monti ha affidato all’Authority per l’Energia elettrica e il Gas (Aeeg) le funzioni
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