Missioni Consolata - Marzo 2014
MC ARTICOLI siamo riusciti a fargli mettere su qualche chilo per renderlo pre- sentabile a sua madre, quando l’avesse riabbracciato. Prepa- ravo sempre cibo per una per- sona in più, e lui con innocenza infantile ogni volta mi chiedeva: «Posso finire tutto?». Dal Kenya per i peruviani in Corea Ad aprile anche padre Cle- ment Gacoka del Kenya è stato destinato a questa comunità. Lui per il mo- mento continua a stu- diare coreano e ad aiu- tare nella pastorale dei peruviani a Yokkok. Ci aiuta a mantenere la casa come uno spec- chio, e adesso stiamo cercando una parroc- chia dove possa fare un tempo di immer- sione totale nella lin- gua locale. Padre Tamrat Defar, un etiope che è qui da sei anni, con pazienza e costanza è riuscito a radunare un gruppo di Filippini e Nigeriani (ma anche americani e coppie di nazionalità mista) per una messa domenicale in lingua in- glese. Adesso abbiamo un nu- mero costante di una quaran- tina di fedeli regolari, ma la quantità sembra crescere e cal- coliamo che siano più di 100 quelli che hanno partecipato alle nostre celebrazioni una o più volte. Tutto questo grazie anche al parroco di Tong du cheon che ci presta i locali e ci dà un appoggio incondizionato. Non di sole telenovelas (coreane) Assieme ai migranti e al centro della parrocchia di Nog Yang che coordina la nostra zona pasto- rale organizziamo anche gior- nate di ricreazione. Quest’anno con due autobus siamo andati a visitare un’isola fluviale, famosa per delle telenovelas coreane gi- rate in loco. Ci sono posti come: il ponte su cui i protagonisti si sono Un po’ di tempo dopo, parteci- pando all’incontro nazionale della pastorale dei migranti, sono rimasto sorpreso dal grande numero di coreani coin- volti. Considerando che i 200 presenti all’incontro erano solo i delegati, rappresentanti di altre migliaia che in tutta la nazione aiutano i lavoratori immigrati, e che questo paese per motivi sto- rici e sociologici non è molto amichevole verso gli stranieri, mi sono sentito come dentro un miracolo culturale che comincia dalla Chiesa cattolica. Accogliere Ogni tanto, per qualche caso speciale, ci viene richiesto di ac- cogliere un migrante in diffi- coltà, di solito per motivi di sa- lute. Quest’anno abbiamo ospitato per un paio di mesi, nella nostra comunità, Andi, un cubano che aspettava di tornare al suo paese. La moglie coreana l’a- veva portato qui, in Corea del Sud, ma poi si era stufata di lui e l’aveva mandato via da casa. Mentre aspettava i documenti del divorzio, Andi non aveva un posto in cui stare e non man- giava regolarmente. Allora lo in- vitavamo a mangiare con noi, e tra le pastasciutte e i risotti # In queste pagine: immagini del centro di Seul e della sua periferia; padre Lamberto con una fedele filippina. Pagine seguenti : momenti di gioiosa celebrazione con migranti filippini, peruviani e di altri popoli. MARZO 2014 MC 11
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