Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2014

GENNAIO-FEBBRAIO 2014 amico 69 AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT dimento o del loro grado di ri- schio, ma anche esprimendo un giudizio di valore sui progetti di investimento che le risorse an- dranno a finanziare, nella con- sapevolezza che «la scelta di in- vestire in un luogo piuttosto che in un altro, in un settore produttivo piuttosto che in un altro, è sempre una scelta mo- rale e culturale». Da Sollicitudo Rei Socialis, 43. Necessità di riforme. La preoccupazione stimolante verso i poveri - i quali sono «i poveri del Signore» - deve tra- dursi, a tutti i livelli, in atti con- creti fino a giungere con deci- sione a una serie di necessarie riforme. Dipende dalle singole situazioni locali individuare le più urgenti ed i modi per realiz- zarle; ma non bisogna dimenti- care quelle richieste dalla situa- zione di squilibrio internazio- nale. Al riguardo, desidero ri- cordare in particolare: la riforma del sistema internazionale di commercio, ipotecato dal pro- tezionismo e dal crescente bila- teralismo; la riforma del sistema monetario e finanziario mon- diale, oggi riconosciuto insuffi- ciente; la questione degli scambi delle tecnologie e del loro uso appropriato; la neces- sità di una revisione della strut- tura delle Organizzazioni inter- nazionali esistenti, nella cornice di un ordine giuridico interna- zionale. Il sistema internazio- nale di commercio oggi discri- mina frequentemente i prodotti delle industrie incipienti dei paesi in via di sviluppo, mentre scoraggia i produttori di mate- rie prime. Esiste, peraltro, una sorta di divisione internazionale del lavoro, per cui i prodotti a basso costo di alcuni paesi, privi di leggi efficaci sul lavoro o troppo deboli per applicarle, sono venduti in altre parti del mondo con considerevoli gua- dagni per le imprese dedite a questo tipo di produzione, che non conosce frontiere. Il si- stema monetario e finanziario mondiale si caratterizza per l’eccessiva fluttuazione dei me- PAROLE CHIAVE Risparmio etico. Affidare capi- tali a intermediari finanziari che li impieghino in attività produt- tive con finalità sociali, sia nel Nord che nel Sud del mondo. È un modo per valorizzare il de- naro risparmiato, e, in qualche misura, per rimetterlo in circola- zione a favore dei gruppi sociali generalmente esclusi dal mer- cato finanziario, garantendo così una più equa redistribu- zione della ricchezza. Il risparmio etico risponde a una logica di giustizia, che si diffe- renzia dal criterio di benefi- cienza tipico dei fondi etici di molte banche. Agire in maniera etica nell’uti- lizzo del proprio risparmio signi- fica, dunque, innanzitutto es- sere coscienti che esso non è neutrale, poiché ha il potere di orientare un cambiamento verso una società più giusta. Trasparenza . Non limitata all’e- splicitazione delle condizioni di raccolta o concessione di cre- dito, ma riguardante anche i cri- teri con cui le agenzie finanzia- rie scelgono le attività produt- tive da sostenere col denaro dei risparmiatori. RIFERIMENTI BIBLICI Suggeriamo qui alcuni brani bi- blici su cui poter riflettere. Dal Vangelo di Luca: 12,15-21 / 9,25 / 19,1-10. DALLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA Dal Compendio della Dot- trina Sociale della Chiesa (358). I consumatori, che in molti casi dispongono di ampi margini di potere d’acquisto, ben al di là della soglia di sussi- stenza, possono notevolmente influenzare la realtà economica con le loro libere scelte tra con- sumo e risparmio. La possibilità di influire sulle scelte del si- stema economico, infatti, è nelle mani di chi deve decidere sulla destinazione delle proprie risorse finanziarie. Oggi più che in passato è possibile valutare le alternative disponibili non solo sulla base del previsto ren- todi di scambio e di interesse, a detrimento della bilancia dei pagamenti e della situazione di indebitamento dei paesi poveri. Le tecnologie e i loro trasferi- menti costituiscono oggi uno dei principali problemi dell’in- terscambio internazionale e dei gravi danni che ne derivano. Non sono rari i casi di paesi in via di sviluppo, a cui si negano le tecnologie necessarie o si in- viano quelle inutili. Le Organiz- zazioni internazionali, secondo l’opinione di molti, sembrano trovarsi a un momento della loro esistenza, in cui i meccani- smi di funzionamento, i costi operativi e la loro efficacia ri- chiedono un attento riesame ed eventuali correzioni. Evidente- mente, un processo così deli- cato non si potrà ottenere senza la collaborazione di tutti. Esso suppone il superamento delle rivalità politiche e la rinun- cia ad ogni volontà di strumen- talizzare le stesse Organizza- zioni, che hanno per unica ra- gion d’essere il bene comune. Le Istituzioni e le Organizzazioni esistenti hanno operato bene a favore dei popoli. Tuttavia l’u- manità, di fronte a una fase nuova e più difficile del suo au- tentico sviluppo, ha oggi biso- gno di un grado superiore di ordinamento internazionale, a servizio delle società, delle eco- nomie e delle culture del mondo intero. Da Populorum Progressio, 19. Crescita ambivalente. Avere di più, per i popoli come per le persone, non è dunque lo scopo ultimo. Ogni crescita è ambivalente. Necessaria onde permettere all’uomo di essere più uomo, essa lo rinserra come in una prigione quando diventa il bene supremo che impedisce di guardare oltre. Allora i cuori s’induriscono e gli spiriti si chiu- dono, gli uomini non s’incon- trano più per amicizia, ma spinti dall’interesse, il quale ha buon giuoco nel metterli gli uni con-

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