Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2014

48 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2014 «B envenuto cambiamento» è il titolo della Quarta Conferenza regionale della scuola te- nutasi a Torino nell’estate 2013. Come dimo- strano le voci e gli approfondimenti di que- sto Dossier, è più che mai necessario rinforzare una cul- tura della scuola che sia in grado di progettare e sostenere il cambiamento. Cambiare la scuola vuol dire «ridefinire con chiarezza le posizioni degli insegnanti, dei genitori, dei ragazzi e delle altre figure educative nell’ambito di un dispositivo pedagogico direttamente incentrato sulla con- duzione di attività pratiche. È rispetto a esse che la scuola può ritrovare il fascino e la passione dell’insegnamento e dell’apprendimento, tanto come funzione espressiva quanto come esercizio preparatorio» (Riccardo Massa, Cambiare la scuola , cit. pag 175). In quest’ottica il futuro si modella sull’esperienza, non discinta dall’apprendimento teorico. Un’esperienza prima vissuta singolarmente e poi condivisa. «Intellettualizzare l’esperienza» è la chiave, direbbe John Dewey (filosofo e pedagogista statunitense scomparso nel 1952) in una pro- posta che riguarda l’apprendimento cooperativo, la didat- tica laboratoriale e la responsabilità di ogni singolo attore sul campo. Con questo cambio di paradigma rispetto alla scuola attuale, l’esperienza diventa fonte di innovazione e si proietta con slancio nel futuro. Non si discosta da questa proposta anche la teoria di don Ermis Segatti: «Nella scuola di oggi c’è troppa scissione tra vita pratica e istruzione. Si rileva un’espropriazione di responsabilità caricata solo sullo studio. La concomitanza di studio ed esperienze pratiche favorisce una maggiore responsabilità civile. L’ habitus mentale dovrebbe consi- stere nell’operare praticamente mentre si apprende. La soluzione? Uscire dalla scuola e favorire una rete comune di collaborazione con gli enti locali per creare nuovi luoghi di partecipazione giovanile». «In questa prospettiva metamorfica, può dunque la scuola, attraverso l’esperienza pratica, diventare “scuola dell’essere e non dell’avere”? Forse, occorre ripartire dalla scuola dell’Infanzia perché proprio lì si creano quelle esperienze che poi si disperdono negli anni successivi. Virginio Pevato aggiunge: «La scuola del futuro è la scuola del fare: una scuola educativa e di relazioni con il mondo esterno, capace di individualizzare i percorsi, di fare at- tenzione a tutte le intelligenze evitando di trasformarsi in parcheggio scolastico». Questa nuova scuola, che ci auspichiamo non rimanga solo nell’immaginario e in alcune singole proposte, in cui il riconoscimento dei talenti dovrebbe intrecciarsi con l’espe- rienza, diventare priorità governativa e riconquistarsi così quel rispetto e quell’autorevolezza che la rendano nuovamente «appetibile» e ricca di significato. Nonostante siano passati quasi 50 anni dalla morte di Don Milani, la sua lezione resta attuale: andare a scuola signi- fica imparare a leggere, scrivere, far di conto ma anche e, soprattutto, conoscere a fondo la nostra Costituzione ed essere consapevoli della nostra cittadinanza nel mondo. Da questi presupposti si dovrebbe partire per formulare nuove strategie, magari rispolverando l’articolo 3 della Carta fondamentale, come fa don Milani in Lettera a una professoressa , pensando a Gianni perché «tutti i ragazzi nascono eguali e se in seguito non lo sono più, è colpa no- stra e dobbiamo rimediare». Riscrivere un alfabeto della scuola comporta includere tante delle parole che abbiamo «incontrato» in questo breve viaggio e che fanno rima con: formazione, talento, etica, coerenza, giustizia, rispetto, esperienza, collabora- zione, complicità e riconoscimento. In altri termini: «saper educare, andando Oltre le Mura». Gabriella Mancini CERCANDOUNNUOVO ALFABETO CONSIDERAZIONI FINALI © Oltrelemura.net

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