Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2014
44 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2014 sciuta la loro importanza. Per fortuna non è così per tutti. Nonostante le politiche, gli enti locali e il susse- guirsi dei ministri, c’è una grossa pattuglia di docenti che porta avanti il suo lavoro con passione a prescin- dere da tante disillusioni. I genitori vogliono una scuola severa e autorevole…ma per i figli degli altri! Per rico- struire questi rapporti e risanare la scuola ci vorrà tempo, onestà e voglia di fare». Ma non solo gli insegnanti a essere bistrattati: spesso i media ci riportano l’immagine di una schiera di adole- scenti indecifrabili, spaesati, demotivati, solo un riflesso delle vecchie generazioni. Insomma, una incomprensi- bile touch generation . Eppure proprio loro sono assetati di giustizia e di onestà intellettuale. Non a caso, chi come Carmine Percuoco ha tanti anni di esperienza e può confrontarli con altre generazioni, così li ritrae: «Non si può dire che i ragazzi di oggi siano peg- giori di quelli di ieri: non lo sono né per capacità, né per moralità. Odiano l’ingiustizia e quando trovano un adulto che sa lottare per una giusta causa, lo stimano e lo apprezzano. Sono vulcanici e creativi, come nella no- stra migliore tradizione italica, e hanno molto da insegnare anche a li- vello comportamentale. I ragazzi di oggi sono coerenti con gli adulti ma detestano l’ambiguità e la schizofre- nia. La scuola ha ancora tanto da ri- costruire e il punto di partenza deve essere la formazione dell’essere umano. Trasmettere agli allievi l’a- more per se stessi e il rispetto può essere la molla per iniziare un cam- mino ormai necessario». Alcune persone trasmettono pas- sione e umanità. Carmine Percuoco è una di quelle. Crede nella scuola, nei ragazzi, nell’impagabilità di un me- stiere che per tanti potrebbe sem- brare in via di estinzione ma che, per lui, mantiene ancora inalterata la sua funzione «etica» e «morale». stranieri sono più attrezzati ad affrontare la fatica, danno ancora un senso prioritario all’educazione scola- stica. Occorre smettere l’abito del pregiudizio, se non addirittura del razzismo, e iniziare a vivere la diversità come risorsa non solo a livello di istituzione scolastica ma di intero paese. In generale, si avverte nella scuola la necessità di lavorare di più e meglio sull’aspetto sintat- tico e ortografico, per far diventare «sangue e carne» le principali conoscenze, affinchè si trasformino in com- petenze». Un triangolo scottante: genitori, figli, insegnanti È diffusa su tutto il territorio nazionale (ma in partico- lar modo al Nord) una certa presa di posizione dei geni- tori nei confronti dei docenti. Più istruiti, più attenti e, a volte, più presuntuosi, i nuovi genitori tollerano sempre meno il fallimento dei figli e contestano l’autorevolezza dei docenti. Come interpretare tutto questo? «La fami- glia è cambiata in modo un po’ schizofrenico. I modelli culturali negli ultimi 30-40 anni hanno spostato le spe- ranze di realizzazione dalla sfera della persona a quella economica. In questo senso appare chiaro come la classe docente, bistrattata economicamente, non possa più riscuotere grande autorevolezza. Gli insegnanti perdono autostima oppure si rinchiudono in una torre d’avorio, si sentono emarginati e ritengono miscono- © Vito Mele, Liceo Copernico © Gabriella Mancini In queste pagine: immagini scattate all’interno del Liceo Copernico di Torino.
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