Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2014
GENNAIO-FEBBRAIO 2014 MC 39 In queste pagine: imma- gini scattate all’interno della Scuola primaria Berta, Circolo didattico Salgari, a Torino. luogo di prima immigrazione del capoluogo piemontese e bacino privilegiato di stranieri residenti. Oggi la scuola primaria Michele Lessona accoglie allievi con provenienze da circa 30 paesi: Romania, Marocco, Cina, Africa Centrale, India, Sri Lanka, Filippine, Alba- nia, stati latinoamericani etc. «Recentemente una cop- pia di genitori, la cui figlia è in classe con 14 stranieri, ha sollevato la problematica chiedendone il trasferi- mento in un’altra sezione. In questi casi è fondamentale motivare alla famiglia il lavoro svolto per la formazione delle classi che avviene secondo criteri di equi-eteroge- neità e non di nazionalità. In questo senso manca an- cora molta informazione e approfondimento: non ha più senso parlare di “stranieri” quando il 60% degli stu- denti di provenienza non italiana sono di seconda gene- razione e hanno frequentato asilo nido e scuola dell’in- fanzia da noi, arrivando alla primaria con gli stessi pre- requisiti degli italiani. Questi allievi sono a tutti gli ef- fetti concittadini italiani e non rallentano affatto l’anda- mento didattico della classe, anzi ne rafforzano la viva- cità intellettiva grazie all’enorme potenziale del pluri- linguismo. Quando ci sono delle sacche di disagio nel- l’alfabetizzazione è verosimile che ne siano accomunati sia gli studenti di origine italiana che quelli di altre na- zionalità. Se le informazioni vengono trasmesse in mi- sura coerente e chiara alle famiglie, spesso si trova un punto d’accordo e si diventa complici nel percorso edu- cativo». Ovviamente non è tutto rosa e fiori e Concetta Mascali ci informa che le maggiori problematiche riguardano gli ingressi degli studenti stranieri in corso d’anno. In tali occasioni, che si verificano spesso nell’Istituto Les- sona, occorrerebbe essere attrezzati con corsi di ita- liano come seconda lingua, spesso impraticabili per mancanza di risorse economiche e di personale do- cente. E per quanto riguarda l’attuazione della famosa legge della Gelmini sul tetto del 30% di alunni stranieri in classe, cosa è accaduto e sta accadendo dentro la scuola? «La legge del 30% desta più paura di quanto dovrebbe. Questo strumento è indicativo ed esistono li- nee guida e sfumature delle varie circolari che vanno calibrate e affidate al buon senso del singolo circolo di- dattico. La circolare 2 spiega, per esempio, che c’è dif- ferenza tra chi è nato in Italia e chi è appena arrivato e fa una chiara distinzione tra chi appartiene a lingue neolatine o meno. Ciò che conta è saper utilizzare gli strumenti al fine dell’integrazione e non dell’esclusione. Parlare di stranieri induce in errore, abbiamo bisogno di parole nuove per sfatare un immaginario collettivo che si nutre ancora della paura del diverso». Disorientamento e disturbi Reinventare un vocabolario che non includa il termine «pregiudizio» è un compito arduo ma fattibile. Cresce il numero degli insegnanti che, nonostante le poche ri- sorse economiche, riescono a gestire didatticamente e umanamente l’ accoglienza di studenti non italiani. A pensarla come Concetta Mascali è anche la maestra Sabrina Ottaviano, 16 anni di esperienza alla Scuola primaria Berta - succursale del Circolo didattico Sal- gari - che ribadisce la ricchezza del plurilinguismo e della diversità culturale. «Un bambino straniero che ha frequentato la scuola dell’infanzia da noi, si pone nell’i- dentica situazione di partenza di un nostro connazio- nale. I problemi si verificano quando arriva uno scolaro “non parlante” e le risorse economiche attuali non sono sufficienti a coprire le ore di alfabetizzazione dello stesso. Di norma, però, questi sono casi sporadici e vengono gestiti con una cura e un impegno estremi da parte di tutto il corpo docente». Per cambiare gli stereotipi occorre riformulare i mes- saggi mediatici. Non più stranieri e italiani ma compa- gni di scuola. Insomma, bambini del 2013 con tutte le peculiarità che il vivere in questa nostra «sclerotica» società comporta. Chi sono, dunque, i nuovi bambini? «Nel corso degli anni sono cambiate le situazioni familiari: sempre più separazioni e famiglie allargate. Questo ha comportato un disorientamento del bambino, obbligato ad adat- tarsi a più contesti familiari. È venuto così a mancare © Gabriella Mancini DOSSIER MC LA SCUOLA
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