Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2014

GENNAIO-FEBBRAIO 2014 MC 31 di Papa Francesco». Un fitto calen- dario d’impegni, che ha però la- sciato spazio anche a momenti li- beri, dedicati alle visite turistiche e al «lavoro»: «Ogni giorno abbiamo redatto una sorta di diario dove an- notavamo le varie esperienze, gli incontri e le realtà osservate; al ri- torno a Lisbona avremo la respon- sabilità di trasmettere le cono- scenze acquisite anche agli altri col- leghi della Lpcc», spiega Eugénia. E aggiunge: «Questi scambi servono per crescere e arricchirsi, sono un primo passo per arrivare a un obiet- tivo a più lungo termine: costruire una Unione europea dei volontari, in cui tutti possano migliorare nel proprio servizio e operare in ma- niera più uniforme». Una valigia piena di… Ma in attesa di raggiungere questo obiettivo ambizioso, cosa stanno mettendo in valigia le volontarie portoghesi? «Certamente quello che ci porteremo a casa è il senso di calore, per la grande accoglienza e ospitalità di voi italiani», dice Branca Maria. «Abbiamo trovato molta disponibilità, alcuni volontari di Torino, incluso Leonardo, ci hanno accompagnate in ogni spo- stamento facendoci da guide nel conoscere le realtà di sofferenza e gli interventi per alleviare il disagio, che è fatto di malattia ma anche di solitudine. E sono stati preziosi ci- ceroni, conducendoci alla scoperta delle bellezze artistiche e naturali del vostro paese». «Per noi è stato volontariato anche questo, un compito agevolato dal fatto che le colleghe portoghesi parlavano benissimo la nostra lin- gua», dice Castiliano Boscolo, 60 anni, una delle guide «ufficiali». «Nel loro paese hanno seguito un corso di italiano di 30 ore, come previsto dal progetto (lo stesso fa- ranno i volontari italiani che an- dranno a Lisbona, nda ), e devo dire che l’hanno imparato molto bene. Tant’è che gli ammalati avvicinati in queste settimane hanno ricambiato le loro attenzioni con grande sim- patia e affetto. E naturalmente si sono sentiti anche un po’ onorati dal fatto di ricevere queste visite… internazionali!». «Mi auguro che la nostra espe- rienza sia solo l’inizio di un cam- mino, per crescere insieme, volon- tari italiani e portoghesi, e imparare a stare vicini al disagio in maniera sempre più efficace», dice Branca Maria. «La nostra speranza è che, in un futuro non troppo lontano, que- sta collaborazione possa allargarsi anche ad altri paesi europei». Stefania Garini lontari - pur desiderando mettersi al servizio dei malati e dell’associa- zione - non hanno la percezione di assumere un impegno nei confronti dell’intera nazione», osserva Leo- nardo Patuano. «Tuttavia anche da noi, pur svolgendosi in tono mi- nore, il passaggio dal tirocinio al servizio effettivo è sentito come un momento di grande emozione e di soddisfazione, per il neo volontario ma anche per il tutor che l’ha se- guito e per tutta l’équipe». Per una Ue dei volontari «Il tour delle volontarie portoghesi è stato organizzato per dar loro la possibilità di sperimentare un am- pio ventaglio di situazioni, a con- tatto con realtà di diverse dimen- sioni» (le Avo del Piemonte vanno da quella di Torino, con circa 1.000 volontari, a quella di Torre Pellice con una cinquantina di presenze, nda ) spiega Patuano; «e abbiamo voluto presentare anche altre realtà d’impegno sociale oltre alle nostre: per questo la cena al Caffè Basaglia, o il pranzo alla Cascina Roccafranca in occasione di un meeting di associazioni Lazio-Pie- monte. Nella Giornata nazionale dell’Avo abbiamo anche “sconfi- nato” fino a Roma, dove le volonta- rie hanno avuto la possibilità, e di- rei la gioia, di assistere all’Angelus MC ARTICOLI

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