Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2014

«Nel suo insieme si tratta di un piano di dominazione e sfrutta- mento economico sotto vari aspetti: salario minimo molto basso, accaparramento di terre, proletarizzazione dei piccoli conta- dini, spostamento di popolazione, speculazione fondiaria. Ma c’è una ripercussione anche sulla politica: è un processo impe- rialista che non ammette dibattiti alla camera, elezioni dei sindaci, delle comunità territoriali, perché questo creerebbe un momentum democratico che questo progetto non può supportare. Nella realtà questo piano necessita da un lato di un’occupazione militare da parte di un esercito molto forte, che è la Mi- nustha, e dall’altro di un blocco del processo democratico con la for- mazione di istituzioni, che era in co- struzione da alcuni anni. In altri ter- mini tutti gli organi legislativi, giudi- ziari, il Consiglio superiore della magistratura, devono essere con- trollate dall’esecutivo. Ed è quello che succede. Ecco che il livello economico e quello politico sono estremamente legati. E a essi si intreccia di conse- guenza la situazione sociale, ormai esplosiva. Ecco il perché di tutte queste manifestazioni a carattere politico: vogliono cacciare Martelly, perché con lui non si potrà andare avanti nel processo democratico e istituzionale. Mentre sale il costo della vita, i trasporti sono sempre più cari e gli operai generalmente non mangiano a metà giornata, al- trimenti non portano niente a casa». Il detonatore sociale Se si legge nella chiave dei diritti umani: «In un paese in estrema po- vertà, non possiamo parlare del go- dimento dei diritti socio economici e culturali, come educazione, sa- lute, alloggio, alimentazione, sicu- rezza sociale. L’estrema povertà essa stessa è una violazione fla- grante dei diritti umani, non è ga- rantito il diritto a un livello di vita sufficiente». Conferma Antonal Mortimé. «Banca Mondiale e Fondo monetario internazionale di- cono che ad Haiti il 70% della popo- lazione vive in povertà estrema, sotto la soglia di un dollaro al giorno. Io penso che in realtà siano di più. Le persone che lavorano sfruttate nelle fabbriche sono meno del 30% della popolazione. Non possiamo parlare di diritto al lavoro. La possibilità dell’escalation di vio- lenza è alle porte. Esistono già con- flitti armati che fanno morti. Come nella città di Petit Goave, o a Cité Soleil, grande bidonville di Port-au- Prince. Zone che il governo non controlla totalmente». Il fenomeno delle manifestazioni represse con vittime, morti, arresti arbitrari, è in aumento. Sia come numero di manifestazioni che di partecipanti: «C’è il rischio di solle- vamenti popolari, ma anche di ri- bellioni armate. Quello che stiamo vivendo è simile a quanto successe negli anni 2002-2003». Marco Bello N OTE 1 - Etat de lieux sur la situation des droits humains en Haiti 2011-2013 , Pohdh, www.pohdh.org. 2 - Alterpresse , 12 novembre 2013. 3 - La perla perduta, MC gen-feb 2013. 4 - Haiti, entre colonisation dette et do- mination, S. Perchellet, Papda 2010. 5 - Refonder Haiti?, P. Buteau, R. Saint-Éloi, L. Trouillot, Mémoire d’Encrier, 2010. Thony Belizaire , il fotogiornalista haitiano dell’AFP che firma le due foto pubbli- cate a pag. 24 è morto il 21 luglio scorso a causa di un tumore alle vie orali a 54 anni. Rendiamo omaggio a «Tobel», conosciuto e incontrato tante volte sulle difficili strade di Port-au-Prince. Sempre con una mac- china fotografica in mano. HAITI

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