Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2014
impegno incrollabile per le chiese hanno creato un linguaggio condi- viso con la comunità religiosa. È stato certamente un linguaggio ba- sato sui valori. Ci sono stati anche meravigliosi e toccanti momenti in cui la sua affi- nità con la comunità della fede è stata pubblicamente evidente. Se incontravi Nelson Mandela ed eri vestito con l’abito da sacerdote, egli inevitabilmente parlava chiaro e forte del suo rispetto per la Chiesa, di quanto questa gli aveva dato nei suoi primi anni di forma- zione e come, se non fosse stato per essa, lui e molti della sua gene- razione non sarebbero arrivati dove sono arrivati. È stato generoso nel suo atto di riconoscimento del ruolo della Chiesa nella lotta contro l’ apartheid. Una delle sue caratteristiche è stata quella di non dimenticare mai una gentilezza personale ricevuta, e di ricordare la generosità degli altri. Abbiamo visto questo quando visitò l’Irlanda. Nel mezzo di una visita di stato sovraccarica chiese informa- zioni dell’ex cappellano di Robben Island (la prigione di Mandela, ndr ), L’impegno continua Una volta ritirato dalla vita politica, Mandela ha continuato a spendere se stesso nel lavoro di riconcilia- zione, specialmente nel tentativo di costruire una vita migliore per i bambini attraverso la sua Fonda- zione, la Nelson Mandela Children’s fund . Capì che dopo aver vinto la li- bertà politica, occorreva dare con- tenuto a questa vittoria. Egli vide inoltre che essa andava orientata a coloro che restavano i più vulnera- bili nella società, ovvero i bambini del paese. Anche nel periodo in cui fu presidente, il compito di co- struire scuole, in particolare in aree rurali, fu una priorità nazionale. Di Nelson Mandela si può dire che sia stato un buon interprete dei segni dei tempi. Riconosciuto come «grande stra- tega», ciò che lo ha portato a es- sere così popolare è stato il suo grande cuore, il suo amore appas- sionato per la gente e un profondo senso dell’etica del servizio. Mentre è stato restio a esprimere punti di vista religiosi e preferenze confessionali in pubblico, le qualità personali appena descritte e il suo padre Brendan Long, che era in ospedale, e parlò con lui al te- lefono. Ricordò la vita in carcere e ringraziò padre Long per i suoi anni di servizio, la sua gentilezza e gene- rosità. Anni che marcarono indele- bilmente lo spirito del presidente che continuava a essere ricono- scente a un umile cappellano di pri- gione. Sembra quasi una fiaba: un prigio- niero uscito dopo 27 anni di incar- cerazione era diventato presidente. E se questa storia contiene l’eco di un sogno, se ha gli elementi di una fiaba, certo è importante ricordare che c’è chi ha lavorato per realiz- zare questo sogno e lottato per rendere realtà una fiaba. Questa è un’altra lezione di Nelson Mandela, quella di non abbandonare i propri sogni, perché essi possono essere raggiunti e diventare, in un modo misterioso, la storia, i mattoni di un nuovo mondo. Peter-John Pearson* * Direttore del Southern African Catholic Bishops Conference Parliamentary Lia- son Office, l’ufficio di collegamento tra Conferenza Episcopale e Parlamento. © Af MC/Benedetto Bellesi SUDAFRICA
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