Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2014

GENNAIO-FEBBRAIO 2014 MC 19 namica forma di resistenza era di- ventata necessaria. Fece allora il fa- moso commento: «Il momento viene nella vita di ogni nazione in cui rimangono solo due scelte: sot- tomettersi o combattere. Quel mo- mento è ora arrivato in Sudafrica. Noi non dovremmo sottometterci e non abbiamo scelta se non rispon- dere con ogni mezzo in nostro po- tere in difesa della nostra gente, del nostro futuro, della nostra libertà». Riconciliazione Più tardi, quando il movimento di li- berazione andò al governo del paese, Mandela prese l’impegno strategico e di principio di cercare la via della riconciliazione. Già dalla prigione, prima di essere rilasciato, in alcune sue note portate illegal- mente fuori dalla cella, trasmetteva la chiamata a prepararsi per un tempo di riconciliazione attraverso il perdono. La citazione seguente è il tipico mantra politico che lui ha inculcato nella gente attraverso tutto il paese: «Noi dobbiamo agire insieme come un popolo unito, per la riconciliazione nazionale, la co- struzione nazionale e la nascita di un nuovo mondo. Che sia giustizia per tutti. Che sia pace per tutti». Sostenendo questo Mandela creò i presupposti per prevenire ciò che avrebbe potuto facilmente diven- tare un bagno di sangue. È stata la sua insistenza tranquilla sulla per- suasione, piuttosto che sulla coerci- zione, che ha dato al Sudafrica le fondamenta non razziste sulle quali costruire il paese. Il sogno non raz- zista è ancora lontano da essere realizzato ma almeno ha un terreno condiviso, un consenso di base, una narrativa comune che indica la dire- zione futura del paese. Legata a questo c’è sempre stata in lui la qualità accattivante di non mostrarsi come uno che aveva tutte le risposte alle domande e alle posizioni ideologiche, ma piuttosto come qualcuno che era abituato, nel linguaggio del poeta Rilke, a «vi- vere con le domande». In una so- cietà dominata da una continua ri- cerca di risposte istantanee e da so- luzioni spesso imposte da chi ha la voce più forte, Mandela, tranquillo e riflessivo, ha cercato risposte che potessero essere condivise dal maggior numero di attori, offrendo una forma di leadership unica al mondo. Mandela capì che dopo secoli d’in- giustizia razziale e terribile oppres- sione, lasciare spazio al desiderio di vendetta ovvio in molte zone del paese sarebbe stato disastroso, e così decise di lanciare una chiamata per la riconciliazione e la costru- zione della nazione. La sua chiara comprensione fu che una lotta senza fine agli errori del passato avrebbe portato meno ri- sultati che un impegno a realizzare giustizia in tutte le sfere: politica, economica e culturale. Ma capì pure che, mentre bisognava evitare che il futuro fosse influenzato solo dal passato, si sarebbe dovuta colti- vare la memoria di quanto suc- cesso. E andò oltre, istituendo la Commissione Verità e Riconcilia- zione per assicurare alla nazione che non si sarebbe più tornati a ri- petere i gravi errori del passato. vie per un risarcimento storico, ma anche di un rinnovamento della di- sciplina giuridica in un’epoca in cui i successi accademici per i neri erano molto difficili da ottenere. Anni dopo, esauriti tutti i mezzi pa- cifici per l’acquisto della libertà per gli oppressi, ispirandosi ad altri mo- vimenti di liberazione dal coloniali- smo nel mondo, con un gruppo di colleghi formò l’ala militare dell’ African National Congress (Anc), allo scopo di usare atti di vio- lenza, simbolici e selezionati, con- tro installazioni dello stato. Man- dela, nel suo discorso dal banco del processo per tradimento, ricordò alla corte che ogni mezzo di prote- sta pacifica era stato tentato e lo stato era diventato sempre più vio- lento nella sua repressione. Da un punto di vista strategico, una più di- © AFP PHOTO / Alexander Joe MC ARTICOLI

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