Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2014
MC ARTICOLI GENNAIO-FEBBRAIO 2014 MC 13 # Sotto : donna uigura in treno tra Kucha e Kashgar. In basso a sinistra : il presidente cinese Xi Jinping. renze senza rifiutare l’idea di base di uguaglianza», continua il profes- sore dell’Università dello Xinjiang. Torniamo alla ecocity di Turpan. I pannelli solari sovrastano centinaia di villette a schiera già costruite, mentre le strutture dei futuri pa- lazzi governativi sono già ben visi- bili. Questa città sostenibile occu- perà una superficie di 8,8 chilome- tri quadrati, darà alloggio a circa 60mila persone e sarà completata entro il 2020. C’è da crederci. «Verrà alimentata da pompe geo- termiche e pannelli solari - ci dice un ingegnere uiguro coinvolto nel progetto - è previsto il trasporto pubblico esclusivamente elettrico, mentre gli autoveicoli privati sa- ranno deviati in grandi parcheggi». Eppure il «sogno» non è per tutti. C’è, per esempio, la piccola storia di un giovane ingegnere civile e project manager , che ci è stata rac- contata da fonti che preferiscono mantenere l’anonimato. Di etnia ui- gura, appena laureato, qualche anno fa fece domanda per un buon lavoro in una compagnia di stato a Urumqi, casa sua. Ma fu respinto, perché, gli disse il responsabile delle risorse umane, non avevano in programma di assumere uiguri. Il giovane se ne andò quindi a Pe- chino, dove trovò lavoro in una delle più grandi società di ingegne- ria della Cina. Ironia della sorte, fu successivamente inviato a Urumqi per un grande progetto e, una volta lì, incontrò lo stesso funzionario che l’aveva respinto diversi anni prima. Durante una cena formale con il gruppo di Pechino, tra cui il giovane ingegnere, il funzionario lo- cale chiese: «Perché i giovani di ta- lento dello Xinjiang non contribui- scono mai allo sviluppo della pro- pria terra?». È una storia comune in questa enorme fetta di Cina che è già Asia Centrale oppure si tratta di casi iso- lati, semplicemente di ragazzi sfor- tunati? Raccontando queste storie a conoscenti han, ci si sente rispon- dere: «L’esempio di un ufficiale in- capace non fa testo, e tieni pre- sente che la maggior parte dei fun- zionari, nello Xinjiang, è non-han. Anzi, il fatto che ci siano Uiguri istruiti e che trovino lavoro dimo- stra proprio che le politiche di Pe- chino sono giuste. Il governo tutela giustamente le minoranze, proprio perché altrimenti le schiacce- remmo numericamente. Così, per esempio, gli Uiguri possono, a diffe- renza nostra, avere più figli, sot- traendosi al “controllo delle na- scite” (politica in via di riformula- zione dal novembre 2013, ndr ). Inoltre hanno la libertà di festeg- giare le proprie ricorrenze religiose. Cosa vogliono di più?». Saranno dunque i nuovi grandi pro- getti energetici, tecnologici, le «grandi opere» secondo caratteri- stiche cinesi (che qui sono grandi davvero) e l’apertura all’Asia Cen- trale a guidare il popolo dello Xinjiang verso un futuro di opportu- nità, verso il sogno cinese? Non è facile rispondere. Hesmat (nome fittizio), un altro ar- chitetto uiguro che se ne è andato dalla sua terra ma che un giorno vorrebbe tornarci, la vede così: «C’è il rischio enorme che questo sia un mianzi gongcheng - un pro- getto «della faccia» (di facciata, di- remmo noi) - mentre una crescita sostenibile dello Xinjiang significa recuperare e ristrutturare le vec- chie città, dare opportunità alla po- polazione locale. Questo deve ve- nire prima o in parallelo alla costru- zione di nuove grandi opere. Ma non se ne vede l’ombra». Per molti Han, invece, gli Uiguri non fanno che lamentarsi e il problema, se mai, è di educazione. «Le diffi- coltà sono date dalla disparità tra la moderna Urumqi e la parte sud dello Xinjiang che resta arretrata - ci dice un businessman che opera tra la Cina e il Canada - ma mano a mano sarà risolta grazie allo svi- luppo, ai gasdotti e agli oleodotti, che porteranno soldi anche lì. Tut- tavia, per ora il processo è ancora lento. Per esempio, i testi scolastici in uiguro arrivano solo fino alle scuole elementari. Così i separatisti si fanno strada con i loro sermoni». Quello della lingua è un bel pro- blema. Da una parte, dato che tutta l’economia della madrepatria ruota attorno agli affari in lingua cinese,
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