Missioni Consolata - Dicembre 2013
non europeo è un segno molto forte. La Chiesa è universale, oc- corre un cambiamento di menta- lità, in particolare che i cristiani d’Europa cambino, a cominciare dal Vaticano. E il papa ha cen- trato il problema. Qui abbiamo un’opzione pastorale fondamen- tale: “Chiesa famiglia di Dio”. Il sinodo speciale per l’Africa del 1994 ha generalizzato questa op- zione fondamentale per tutta la chiesa africana: costruire la Chiesa famiglia di Dio attraverso le piccole comunità cristiane di base. Siamo contenti che questo papa arrivi dall’altro lato del mondo e abbia un’esperienza e una sensibilità particolare, che porterà qualcosa alla Chiesa. Sono stato a Roma recente- mente, ho partecipato all’udienza del mercoledì, e sono anche an- dato ad Assisi e ho concelebrato con il papa. Questo uomo è straordinario! Il fatto stesso che abbia scelto il nome Francesco è un segno forte: riportare la Chiesa al Vangelo. Come dice Charles de Foucault: “Se non vi- viamo il Vangelo, Gesù non vive in noi”. Costruire insieme, come ha detto Bergoglio, una Chiesa al servizio, una Chiesa umile, fra- terna. Io sono in profonda comu- nione con lui e quando l’ho po- tuto salutare all’udienza gli ho detto: “Santo Padre noi vi amiamo”. E lui: “Pregate per me”». Come è stata accolta la lettera pastorale nelle parrocchie? «La lettera è stata letta nelle chiese. Un uomo politico è venuto da me a lamentarsi perché dopo la lettura la gente ha applaudito: scandalo! “La Chiesa fa politica. Non mi ritrovo più in questa Chiesa”. Gli ho detto: “Calmati, il prete ha letto la lettera, non ha chiesto alle persone di applau- dire. Voi organizzate le manife- stazioni, e forse le persone vi par- tecipano perché le pagate. Ma ci sono altre manifestazioni a cui la gente partecipa senza essere pa- gata”. Questo significa che le per- sone si sono ritrovate nelle parole della lettera. Non tutti l’hanno apprezzata, i cristiani non hanno tutti la stessa BURKINA FASO 62 MC DICEMBRE 2013 noi membri della famiglia. Se la gente ci rifiuta il diritto di parlare e vuole che stiamo confinati nelle nostre sacrestie noi non siamo d’accordo, siamo qui e abbiamo una missione da compiere. Ab- biamo sottolineato che noi non abbiamo un ruolo politico, un ruolo deliberativo, ma abbiamo un contributo da portare e te- niamo a salvaguardare la nostra neutralità e la nostra libertà per poter comunicare il Vangelo al servizio di tutti gli uomini. È per questo che abbiamo preso la pa- rola, perché ci sono quelli che non riescono a farsi sentire, i po- veri e i dannati della terra, gli analfabeti, chi vive in campagna. Poi c’è la minoranza di coloro che vivono nell’agio e hanno tutto in mano. Bisogna riequilibrare le cose, in modo che tutti abbiano, ognuno al proprio livello, una parte irrinunciabile nel costruire il bene comune, a cominciare dai responsabili». Le parole di papa Francesco vanno un po’ in questo senso. Hanno influenzato la vostra ini- ziativa? «In Africa e in Burkina Faso siamo stati molto contenti ed en- tusiasti dell’elezione di papa Francesco. Il fatto di essere un # In queste pagine: scene di villag- gio. Ragazzi si muovono su un asino; donne prendono l’acqua. # Sotto : Blaise Compaoré, presidente del Burkina Faso, nel 2004.
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