Missioni Consolata - Dicembre 2013
IN SINTESI, LA PENA: • toglie o limita a chi la subisce diritti fondamentali connaturati alla dignità della persona; • non svolge funzioni di prevenzione generale (le persone commettono reati anche se vengono minacciate pene elevate); • non svolge funzioni di prevenzione speciale (non evita che persone colpevoli di reati ne commettano altri); • non serve a riabilitare i rei, visto l’alto tasso di recidiva; • ha un peso economico elevato (dal 2000 al 2010 il sistema penitenziario è costato all’Italia 29 miliardi di Euro); • non ha capacità riparative nei confronti della vittima. 40 MC DICEMBRE 2013 LEGGENDO LA BIBBIA Colombo ci racconta che il suo percorso di avvicina- mento al tema della giustizia riparativa è stato lungo: «Ho fatto per più di tre decenni il magistrato. All’ini- zio della mia attività la mia convinzione era che il carcere fosse utile per assolvere a una funzione edu- cativa, in un quadro di rispetto per la persona. Poi però progressivamente ho riflettuto, ho letto, e ho avuto l’esperienza degli effetti del carcere. L’appro- fondimento teorico da una parte e l’osservazione della pratica dall’altra». Nel breve riassunto delle tappe del suo percorso, Colombo cita la lettura di Eu- gene Wiessnet, un gesuita che nel 1960 pubblicò un libro dal titolo Pena e retribuzione nel quale aveva fatto un’analisi del rapporto tra trasgressione e retri- buzione nelle Scritture. Infatti, nel leggere il libro di Colombo, siamo rimasti molto colpiti dall’abbon- danza dei riferimenti biblici: «Per me è molto impor- tante vedere come ci sia stata un’evoluzione. L’idea retribuzionista parte dalla convinzione che Dio sia un giustiziere, che punisce. La credenza che questo sia il messaggio delle Scritture è piutto- sto diffusa. Io penso che ce ne sia un al- tro. Non solo nel nuovo testamento, ma anche nel vecchio. Nella misura in cui Dio è un Dio amoroso». PASSI CONCRETI, PARTENDO DA UN’AMNISTIA Torniamo al piano pratico: nonostante alcune esperienze positive abbiano ini- ziato a diffondersi, soprattutto in am- bito minorile, la giustizia riparativa in Italia è decisamente distante dalla sua realizzazione. Quali passi concreti si possono fare? «Se vogliamo parlare della situazione attuale, io credo che adesso, vista la condizione di vita delle persone che stanno in carcere, una prima soluzione sia quella di prevedere un’amnistia per i reati di mi- nore gravità. Finché sono così tante le persone in carcere credo che sia impossibile che esse vivano in modo dignitoso, o comunque nei modi suggeriti dalla nostra Costituzione. Ci sono molte persone che stanno in carcere pur non essendo per niente perico- lose. Poi credo che sarebbe necessario stimolare la creazione di un sistema di giustizia riparativa, come del resto ci è richiesto dall’Unione europea 2 : noi siamo inadempienti nei confronti dell’Ue sotto que- sto profilo. Bisognerebbe che si ricorresse, da parte di chi ha il potere di farlo, molto più frequentemente alle misure alternative piuttosto che non alla deten- zione in carcere. Sarebbe però soprattutto necessa- rio operare sul piano culturale, sul piano dell’educa- zione. Educazione diretta non all’obbedienza, come generalmente succede, ma diretta all’elaborazione di una capacità di gestire consapevolmente, responsa- bilmente la propria libertà». Luca Lorusso N OTE : 1 - «Quel che faccio più di tutto è girare per l’Italia, nelle scuole e nei circoli, a parlare di giustizia e della relazione tra regole e persone e di come questa relazione influisca sulla vita pratica di ciascuno di noi. […] Ho fatto il magi- strato per oltre trentatre anni. […È] progressiva- convinzione che per far ia fosse necessaria una ssione sulla relazione tadini e le regole». www.sulleregole.it . 2 - È vincolante per gli stati membri del- l’Ue la Decisione qua- dro 2001/220 GAI (so- stituita dalla Direttiva 2012/29/UE del Parla- to europeo e del consi- del 25 ottobre 2012) sul- della mediazione nelle penali. OSSIER Dio si rivolge ad Adamo, [...e] a Caino, cerca entrambi nonostante avessero rotto la relazione con Lui [...]. Richiama la loro responsabilità verso la relazione. Si scopre così che il perdono [...] non è sgravio dalla responsabilità, ma è, al contrario, richiesta di assunzione di responsabilità (di risposta) nei confronti dell’altro. “ ”
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