Missioni Consolata - Dicembre 2013

marzo, giorno in cui, secondo la tradizione, nella casa di Nazaret l’Angelo annunciò a Maria il concepimento di Gesù. Maria partorì il Figlio nove mesi dopo, cioè il 25 di- cembre. È il Natale. Il 25 dicembre è anche il sol- stizio d’inverno, in cui si ha il giorno più corto dell’anno e la notte più lunga. Sia in Oriente che a Roma questo giorno era dedicato al «dio Mitra», divinità di origine persiana, venerato come il «Sole In- vitto». La festa, centrata sul simbolismo della luce, ebbe una diffusione enorme nel- l’impero romano tra i sec. I-III d.C., tanto che l’imperatore Diocleziano (284-305 d.C.) dovette proclamare il dio-Mi- tra «sostegno del potere imperiale», incrementan- done il culto. Durante i giorni di festa, tutto diventava lecito perché veniva meno ogni freno inibitore e si scatenava ogni sorta di trasgressione specialmente sessuale che si concretizzava in riti magici, baccanali e orge, in cui avevano un posto privilegiato le «ver- gini» che sacrificavano al dio della luce la loro vergi- nità. Non di rado la festa era occasione per vendette personali fino all’omicidio. I cristiani opposero a que- ste licenziosità l’austera memoria del Lògos incarnato che nacque in una stalla, nella povertà più estrema, fissando il Natale appositamente al 25 dicembre, compimento esatto dei nove mesi della gestazione di Maria, dal 25 marzo, giorno dell’annunciazione, equi- nozio di primavera. Per contrastare i riti delle vergini che offrono la loro integrità al «dio Mitra» in baccanali orgiastici, i cristiani esaltarono la nascita «verginale» di Gesù, «sole che mai tramonta», offerto al mondo da una «vergine» che si abban- dona al disegno di Dio.Nello stesso periodo, almeno da ol- tre due secoli, il 25 del mese di Kislèv , corrispondente a una data tra il 15 e il 25 di- cembre ca., i Giudei celebra- vano (ancora oggi celebrano) la festa ebraica di Chanukkàh (= inaugurazione/dedica- zione), detta anche Chàg Ha- neròth (Festa dei lumi), Chàg Haurìm (Festa delle luci) e Chàg Hamakkabìm (Festa dei Maccabei), per fare memoria della riconsacrazione del tempio che Antioco IV dissa- crò con una statua di Zeus e che Giuda Maccabeo con la sua famiglia riconquistò nel- l’anno 165 a.C., ricostruendo e riconsacrando l’altare del sacrificio. La Chiesa per non isolare i cristiani accer- chiati dal culto pagano del dio-sole/Mitra e dalla ebraica Festa delle luci, inventò la celebrazione del Natale del Signore, il Sole che sorge e mai tramonta. A Natale non domina solo il simbolismo della luce che contrasta il buio della notte, ma si celebra Cristo stesso, «Luce che illumina le genti» (Lc 2,32), «Stella luminosa del mattino» (Ap 22,16), sapienza di splen- dore «che non tramonta» (Sap 7,10). Celebrare il Na- tale in pieno inverno è anche un atto di coraggio e di speranza, un invito a guardare oltre le apparenze: il seme appare morto e perduto nei solchi, le giornate sono brevi e buie, il senso di morte tutto pervade; al contrario, la nascita di un bimbo è una grande profe- zia che illumina il mondo e anticipa la primavera, quando la vita danzerà e sconfiggerà la morte in vista dell’estate che porterà la gioia del raccolto e dell’ab- bondanza, simbolo di pienezza di vita. DICEMBRE 2013 MC 31 MC RUBRICHE L’autore di uno scritto anonimo, Adversus Ju- daeos /Contro i Giudei (8,11-18, CCL 2, 1954, pp. 1360-64) attribuito da alcuni a Tertulliano (150/160-220), già nella seconda metà del sec. II, riteneva che Cristo fosse nato il 25 marzo e fosse anche morto lo stesso giorno. Doveva essere così perché la perfezione della natura divina di Cristo esigeva che gli anni della sua vita sulla terra fossero anni interi senza fra- zioni. È evidente che siamo in piena specula- zione teologica fuori da ogni spiegazione sto- rica. Clemente d’Alessandria (160-240) testi- moniò che i cristiani copti celebravano non solo l’anno, ma anche il giorno della nascita del Salvatore e cioè il 25° giorno del mese di Pachòn (15 maggio) o il 25 del mese Pharmùth (20 aprile) e sostenne che non esi- steva una tradizione univoca e condivisa sulla data esatta della nascita del Salvatore ( Stro- mates I , 21, PG 8,888). SUL CULTO MISTERICO DI MITRA Il culto del dio Mitra, raffigu- rato con in mano una fiaccola e un coltello, sviluppa una forma religiosa riservata agli iniziati per cui è caratterizzato dalla segretezza; per questo i rituali, che si chiamavano «culti misterici», si celebra- vano in luoghi sotterranei, detti mitrei , cui potevano ac- cedere solo gli adepti, am- messi dopo prove e cerimonie che comprendevano sette gradi per essere ammessi al mistero della conoscenza: corvo, ninfo, soldato, leone, persiano, corriere del sole, padre. Pare che lo stesso imperatore Nerone fosse uno di questi iniziati. Il culto di Mitra fu introdotto nel mondo greco-romano dai pirati di Cilicia, deportati da Pompeo nel 67 a.C. in Grecia. Da qui al seguito delle legioni romane (molti soldati erano iniziati) si diffuse velocemente in Italia, in Dacia (Romania-Moldavia), Pannonia (parte di Ungheria, Austria e Slovenia), Mesia (Bulgaria), Britannia e Germa- nia. Mitra è circondato da «mira- coli»: con il lancio di una frec- cia fa scaturire acqua da una roccia, segno di vitalità e puri- ficazione; stipula un patto con il dio Sole, a cui è associato fino a identificarsi con esso. Anche il dio Veruna (il greco Urano) è associato a Mitra, e insieme personificano la notte e il giorno: Veruna castiga i malvagi (notte) e Mitra pro- tegge la giustizia e gli uomini onesti (giorno). Il centro del culto è la tauroctonìa (il sacri- ficio del toro), simbolo della fecondità universale e sempre presente in tutti i mitrei . Accanto al toro vi sono altre figure simboliche: il serpente che beve il sangue del toro, lo scorpione che gli punge i testicoli (per impe- dire la fecondità della terra), il cane che bevendone il sangur acquista energia e vitalità che trasferisce alla Mitraismo e il Cristianesimo sono due reli- gioni apocalittiche: rappresentano l’eterno combattimento del bene contro il male, dei fi- gli della luce contro i figli delle tenebre. L’im- peratore Aureliano (270-275 d.C.) eleva il culto del Sole a religione di stato. Costantino che deve la sua prima vittoria ai cristiani, ribalta la situazione con l’editto del 313 d.C. a favore del Cristianesimo. Giuliano l’Apostata (361-363 d.C.) cerca di riportare in auge il culto di Mi- tra, ma inutilmente perché nel 394 d.C. con la vittoria di Teodosio su Eugenio, il Cristiane- simo diventa religione di stato e i mitrei sac- cheggiati e distrutti per fare posto alle nuove chiese e basiliche cristiane. Famosi in Roma sono i mitrei del Circo Massimo e S. Clemente ancora oggi visitabili.

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