Missioni Consolata - Dicembre 2013

mare o addirittura sterminare la tribù all’insaputa del resto del mondo, com’era già accaduto troppe altre volte nel passato. Q uanti sono i popoli incontat- tati contemporanei e quali minacce pendono sul loro futuro? Secondo le nostre stime, i popoli indigeni che vivono senza alcun contatto con il mondo esterno sono almeno un centi- naio. La loro consistenza nume- rica varia molto. Da un solo so- pravvissuto, come nel caso «del- l’uomo della buca» individuato nel 2006 nello stato brasiliano di Rondônia, fino a cento o due- cento persone. Vivono in am- bienti diversi: dagli angoli più re- moti della foresta amazzonica fino alle isole dell’Oceano in- diano. Non è dato sapere quanti esattamente siano, ma sappiamo con certezza che esistono: lo provano le tracce che lasciano dietro di sé (utensili e case ab- bandonate frettolosamente sotto l’avanzare degli invasori), e al- cuni incontri fortuiti e fugaci. In Asia li troviamo nelle Isole An- damane e in Nuova Guinea. Nel- l’America del Sud, dove si ha la concentrazione maggiore, ci sono almeno 60 tribù. Oltre 40 risie- dono entro i confini del Brasile, 15 INDIGENI alla fine del XIX secolo. Il 90% di loro morì. I popoli incontattati vi- vono tutti in modo autosufficiente: di ciò che la foresta dona loro. Le loro vite sono profondamente le- gate a quella del loro ambiente. Per questo, la protezione delle terre che abitano e delle risorse che utilizzano è fondamentale per la loro sopravvivenza. Spesso lo stile di vita nomade o semino- made (basato sulla caccia, sulla pesca e sulla raccolta) è il risul- tato delle persecuzioni che hanno sofferto, come nel caso degli Awá brasiliani. Si pensa infatti che un tempo gli Awá fossero agricoltori stanziali, e che si siano solo suc- cessivamente frammentati in gruppi di 20-30 persone sotto l’a- vanzata dei bianchi, passando poi alla vita nomade, che offriva più alte possibilità di sopravvivenza. Nessuno sa con esattezza quanti siano (probabilmente 460, di cui un centinaio vive completamente isolato nelle foreste dello stato del Maranhão), ma possono cer- tamente essere considerati la tribù più minacciata della Terra. Sette di loro morirono nel 1979, avvelenati con la farina intrisa di un pesticida letale lasciata «in dono» dai coloni… Oggi sono as- sediati da orde di taglialegna ille- gali che, quando li vedono, li ucci- in Perú. Il resto vive tra Bolivia, Colombia, Ecuador e Paraguay. Ognuno di questi popoli è unico e le loro lingue, le loro culture e le loro visioni del mondo sono inso- stituibili. Sono sicuramente i po- poli più vulnerabili del pianeta. Dei popoli incontattati si sa poco, se non che il loro isolamento è sempre frutto di una scelta obbli- gata, compiuta per sopravvivere alle invasioni. Molti di loro hanno sofferto la perdita dei loro cari per mano dell’uomo bianco nel corso di decenni di massacri silenziosi o per effetto del dilagare di epide- mie. Sono proprio le malattie in- trodotte dall’esterno, infatti, a co- stituire la principale causa di morte tra loro, perché non hanno difese immunitarie contro virus da noi molto comuni come l’in- fluenza, il morbillo o la varicella. Spesso, sono essi stessi dei so- pravvissuti, o discendono da so- pravvissuti ad atrocità commesse in epoche precedenti. Violenze raccapriccianti che hanno lasciato segni indelebili nella loro memo- ria collettiva, inducendoli a rifug- gire da ogni contatto con il mondo esterno. Gli antenati degli attuali popoli amazzonici isolati furono sterminati dal fenomeno brutale e devastante della schiavitù che ac- compagnò il boom del caucciù © Gleison Miranda / Funai

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