Missioni Consolata - Novembre 2013
Yasuhiko Niida, presidente della Kinpou, una ditta che, dal 1711 produce sake secondo il metodo tradizio- nale utilizzando solo riso coltivato biologicamente. La nube radioattiva è arrivata anche qui, nella regione di Koriyama, ad una sessantina di chilometri di distanza dalla centrale. «A causa della radioattività il fatturato è crollato del 30%» dichiara Yasuhido. Ma per la fami- glia Niida, oltre al danno si è aggiunta anche la beffa: «Nel 2011 la Kinpou avrebbe compiuto trecento anni di vita ed eravamo tutti pronti a festeggiare il tra- guardo con un anno di eventi già organizzati. Invece ci siamo trovati a lottare per la sopravvivenza dell’a- zienda». L’attaccamento alla tradizione famigliare abbinato al carattere tenace di Yasuhido, ha permesso alla ditta di superare il periodo più buio della sua lunga storia e 46 MC NOVEMBRE 2013 O saka. Scrivo questo commento per Missioni Conso- lata mentre vari programmi televisivi giapponesi stanno ripetendo all’infinto la notizia che Tokyo ospiterà le Olimpiadi estive del 2020. L’esultanza che que- sto annuncio sta suscitando nei Giapponesi è più che com- prensibile. Ma appena l’eco delle urla di gioia, degli ab- bracci e dei vari proclami di benvenuto si affievoliscono, ecco che altre notizie più preoccupanti fanno capolino su- gli schermi. Il problema è presto detto: Tokyo dista appena 250 chilometri da Fukushima, e la situazione alla centrale non è certo delle più sicure. L’ultimo problema riguarda la fuga di acqua radioattiva (usata per raffreddare i reattori) che si starebbe riversando in mare provocando ulteriori danni all’ambiente. Ecco perché il primo ministro Abe, di fronte al Comitato Olimpico Internazionale, ha rassicurato gli ascoltatori affermando che «gli effetti dell’acqua conta- minata sono stati perfettamente contenuti all’interno della baia artificiale (costruita attorno alla centrali, ndr )» e che la situazione è «sotto controllo». Che questa affermazione del primo ministro sia accurata o meno, forse poco importa: ciò che conta davvero, e le pa- role di Abe lo confermano una volta di più, è che il Giap- pone non sembra ancora capacitarsi della tragedia in atto e, soprattutto, che sia troppo orgoglioso per aprire un di- battito pubblico sull’uso o meno dell’energia atomica e sulla sicurezza delle sue 54 centrali nucleari. Una diffi- coltà, questa, a cui la Conferenza episcopale giapponese aveva negli anni scorsi più volte accennato insistendo af- finché il governo rivedesse le sue politiche nucleari e desse vita a una consultazione popolare sulle stesse. Una delle recenti petizioni promosse dalla Conferenza epi- scopale, prima ancora che il terribile tsunami si abbattesse su Fukushima, riguardava un incidente avvenuto presso una piccola fabbrica di combustibile nucleare a Tokaimura il 30 settembre 1999. L’incidente, generato dalla miscela- zione accidentale di uranio e acido nitrico al di fuori delle regole imposte dal ministero, aveva procurato la morte di 2 operatori e la contaminazione di molte altre persone. In quella circostanza, la Conferenza aveva scritto all’allora primo ministro Obuchi Keizo pregandolo di intervenire sui seguenti punti: offrire l’opportunità alla popolazione di scegliersi quale tipo di fonte energetica usare; ricontrol- lare tutte le centrali attive nel paese per accertarsi che non ci siano mal funzionamenti; preparare la gente con eserci- tazioni apposite in caso di incidenti o fughe radioattive; chiedere delle revisioni dei siti nucleari a delle organizza- zioni indipendenti; rendere obbligatorie visite mediche per coloro che lavorano alle centrali e offrire delle assicura- zioni che contemplino il caso di contaminazione nucleare; e infine, rendere pubbliche tutte le informazioni riguar- danti l’incidente e lo stato in cui versano gli altri impianti nucleari. Di più, al n. 75 del documento «Rispetto per la vita - Un messaggio dai vescovi giapponesi per il XXI secolo», pub- blicato il 1 gennaio 2001, i vescovi affermavano che «La scoperta e l’uso dell’energia nucleare… hanno offerto un’i- La Chiesa cattolica del Giappone «CHIUDERE IMMEDIATAMENTE GLI IMPIANTI NUCLEARI» Sulla questione nucleare la posizione della Chiesa cattolica giapponese è sempre stata chiara: necessità di sviluppo delle energie alternative, ma anche riconoscimento dei limiti umani e revi- sione di stili di vita troppo energivori. L’esatto contrario delle posizioni del primo ministro Abe. A sinistra : Sachiko Goto con la sua nipotina. In alto : la struttura di Tokaimura, teatro di un altro incidente nucleare nel 1999. OSSIER
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