Missioni Consolata - Novembre 2013
NOVEMBRE 2013 MC 45 hanno continuato a combattere per le loro idee tro- vando, alla fine, un felice compromesso: «Tutti hanno capito che controllare il territorio e i suoi prodotti avrebbe confortato non solo i consumatori, ma gli abitanti stessi». Meno conflittuale, ma altrettanto drammatica, è stata la vicenda di un altro piccolo produttore locale: MC FUKUSHIMA Da quanto detto sinora si potrebbe essere tentati di pen- sare che le alfa siano le meno pericolose perché pene- trano di meno; sbagliatissimo! Infatti dobbiamo riflettere sul fatto che se è vero che esse vengono bloccate in un brevissimo spazio, ciò vuol dire che tutta l'energia da esse trasportata viene ceduta a una piccola zona del ber- saglio, ove quindi la concentrazione del danno sarà assai elevata. Viceversa, se una radiazione deposita la propria energia all'interno di uno spessore rilevante di materiale, ciò vuol dire che i danni saranno più distribuiti. Pensando ai sistemi biologici, ciò vuol dire che se i danni sono forti e concentrati sarà più difficile che i sistemi di riparazione cellulare siano in grado di effettuare un buon lavoro. Ecco quindi perché il rischio da particelle alfa su tessuti viventi viene considerato venti volte superiore rispetto al caso in cui la medesima quantità di energia viene depositata da raggi gamma. Tenendo però presente che le alfa sono bloccate da piccoli spessori, possiamo capire che esse presentano per noi un rischio solo nel caso vengano ina- late o ingerite; in tutti gli altri casi, la nostra pelle (il cui strato esterno è costituito da cellule morte) è già suffi- ciente per schermarci. I vari atomi radioattivi posso emettere radiazioni di tipo differente. Nel processo di «decadimento» essi si trasformano in altre sostanze, che possono essere an- ch’esse radioattive. In tal caso il decadimento prosegue fino a che si arriva ad avere un atomo stabile. Una delle cose sorprendenti della fisica è relativa ai tempi che ca- ratterizzano i decadimenti; questi possono essere straor- dinariamente differenti da atomo ad atomo e noi non pos- siamo intervenire in nessun modo a cambiarli. Si va dai miliardesimi di secondo (e anche molto meno) di certi tipi di atomi ai 4,5 miliardi di anni dell'uranio 238, e anche ol- tre. Questo vuol dire che a seguito di un incidente come quello di Fukushima ci troviamo a far fronte ad un inqui- namento complesso, con la presenza nell'ambiente, sul terreno, nelle acque, nell’aria di atomi con tempi di di- mezzamento (il tempo necessario perché metà del mate- riale radioattivo inizialmente presente decada) assai va- rio. Ciò ha importanti conseguenze dal punto di vista delle azioni di rimedio. Infatti se abbiamo un ambiente inqui- nato da iodio 131 (il cui tempo di dimezzamento è di soli otto giorni), allora basta attendere alcune settimane ed esso scompare spontaneamente dall'ambiente, che quindi si «autodisinquina». Differente è il discorso per quanto riguarda le persone: in quelle poche settimane di esposizione allo iodio 131 sarà indispensabile fornire loro supplementi di iodio non radioattivo da aggiungere agli alimenti, così da - mi si passino i termini - «saziare», «in- tasare» la loro tiroide, che altrimenti si «abbufferebbe» con lo iodio pericoloso. Se invece abbiamo presenza di atomi di lunga durata, ad esempio il cesio 137 (che di- mezza in trent’anni), dovremmo aspettare qualche secolo perché la loro concentrazione si riduca a valori sufficien- temente bassi, e quindi può risultare indispensabile inter- venire direttamente, ad esempio asportando il terreno o piantando colture che li concentrino per poi raccoglierle e seppellirle in discariche adatte. Ancora peggiore è il caso se nell'ambiente è stato disperso plutonio 239, con un tempo di dimezzamento di 29.000 anni. P er misurare la quantità di radiazioni presenti in un certo ambiente o in un organismo si usano varie unità di misura, piuttosto complesse e, per rendere le cose ancor più problematiche, differenti tra l'Europa, dove vige il sistema internazionale, e gli Usa dove persiste l'uso di antiche unità tradizionali. Non ci pare essenziale fornire qui un quadro completo. Ci limitiamo solo a for- nire un paio di nozioni, utili per interpretare le notizie che i media, di quando in quando, ci propongono nei loro ser- vizi. Ecco quindi che il becquerel (in sigla: Bq) misura la cosid- detta attività e corrisponde a un decadimento radioattivo al secondo. Pertanto, se leggiamo che nell'aria contenuta in una stanza l'attività è di 200 Bq al metro cubo, ciò vuol dire che nel corso di un secondo in un metro cubo di quel volume si avranno 200 decadimenti, con l'emissione delle rispettive radiazioni. Nel caso dei cibi si parla spesso di Bq/kg o Bq/litro. Per dare un esempio, le normative euro- pee indicano in 200 Bq/m3 il valore di concentrazione da non superare per il gas radioattivo radon presente nell'a- ria delle nostre case. Il sievert (in sigla Sv) misura invece la dose assorbita, cioè la quantità di radiazione depositata in un bersaglio (ad esempio il nostro corpo, o uno specifico organo), te- nendo però conto non solo della quantità di energia, ma anche delle caratteristiche della radiazione incidente e delle proprietà del tessuto colpito. Una dose di un Sv è una quantità molto grande; si pensi che mediamente un cittadino italiano assorbe circa 3 millesimi di Sv all'anno. Una dose di pochi Sv risulta mortale per l'essere umano. Mirco Elena A sinistra : Sachiko Goto mostra il certificato in cui vengono indicati i valori di Cesio 137 e Cesio 134. Sopra di lei un cavo ad alta tensione (appena visibile) che porta corrente dalla centrale atomica Daini di Fukushima.
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