Missioni Consolata - Novembre 2013

44 MC NOVEMBRE 2013 mento atomico, allontanando ancora più i consuma- tori e incancrenendo la crisi». Naturalmente non è così, ma il costante martella- mento dei media abbinato agli allarmi, molte volte scientificamente infondati, lanciati da alcune asso- ciazioni ambientaliste e antinucleari dell’ultima ora, non fanno altro che alzare il livello di guardia dell’o- pinione pubblica, aggravando le tensioni sociali. Così, la popolazione di Hippo si è divisa tra chi voleva mo- nitorare costantemente il territorio e chi, invece, avrebbe preferito non intervenire. Alla fine molti abi- tanti antinucleari (per lo più famiglie di recente im- migrazione provenienti dalla città), si sono arresi e hanno deciso di trasferirsi. Shigeki e Miko, invece, S CHEDA / LE RADIAZIONI E GLI EFFETTI SULL’UOMO Le radiazioni possono essere pericolose o mortali perché interferiscono con il Dna degli esseri viventi. Ma occorre distinguere atomo da atomo. E ancora: cos’è il processo di «decadi- mento»? Proviamo a fornire qualche conoscenza elementare. gamma, oltre che dei neutroni. Altre radiazioni, come quelle elettromagnetiche di bassa energia (onde radio, microonde, infrarosso, luce visibile, ultravioletto non estremo) sono tutt’altra cosa e sono assai meno perico- lose. Le alfa sono nient'altro che nuclei di atomi di elio, costituiti da due protoni e due neutroni; le beta sono elet- troni; le gamma sono un tipo di luce di frequenza altis- sima. La loro capacità di penetrazione è assai varia: le gamma possono attraversare spessori di cemento supe- riori al metro; le alfa vengono invece bloccate da un sem- plice foglio di carta. Le beta sono intermedie tra queste due. Anche i neutroni possono attraversare grandi spes- sori di materiale. P arleremo di radiazioni ionizzanti, cioè di quelle forme di energia che, sconvolgendo la nuvola di elet- troni che circonda i nuclei atomici, possono causare pesanti danni al Dna delle cellule degli organismi viventi. Storicamente si parla di radiazioni di tipo alfa, beta, gli, non si lamenta. «Molti se ne sono andati dopo l’incidente alla centrale nucleare» spiega Miko. «Noi, dopo qualche settimana di trasferimento a Tokyo aspettando che i livelli di radioattività si abbassas- sero, abbiamo preferito tornare». Una scelta corag- giosa, oltreché difficile, e non solo per l’asprezza della vita. L’impegno antinucleare di Shigeki e Miko non è stato accolto benevolmente dalla comunità montana: «Esiste sempre il timore che prendere pre- cauzioni per controllare i livelli di radioattività, signi- fichi ammettere che si ha un problema di inquina- OSSIER

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=