Missioni Consolata - Novembre 2013
agricola o di creare megacentrali idroelettriche co- struendo dighe ed enormi bacini artificiali, Iida, e con lui molti altri ricercatori giapponesi, propongono pic- coli impianti a livello domestico e comunale. «In que- sto modo l’impatto ambientale sarebbe minimo e competerebbe alla stessa comunità provvedere al suo mantenimento, abbattendo i costi di gestione». Se- condo uno studio del ministero dell’Ambiente giappo- nese, l’introduzione di piccole e medie centrali idroe- lettriche, l’energia eolica (da potenziarsi principal- mente lungo le coste del Tohoku e di Hokkaido), l’e- nergia geotermica potrebbero fornire un contributo energetico importante. Secondo un rapporto del Wwf, il divario tra energia prodotta e energia consumata potrebbe essere colmato entro il 2050 affiancando un aumento dell’efficienza e del risparmio energetico alle fonti rinnovabili (oggi solo il 3,79% dell’energia totale consumata in Giappone proviene da queste ultime). LE CERTEZZE DI SHINZO ABE Di diverso avviso è, invece, l’attuale primo ministro Shinzo Abe il quale, dopo essere salito al governo ha confermato l’opzione nucleare adducendo come giu- stificazione il fatto che la tecnologia delle energie rin- novabili, con la loro stretta dipendenza dagli eventi naturali, non è ancora pronta a sostituire la conti- nuità produttiva che garantisce la fissione dell’atomo. Così, dopo anni di sospensione, è ripresa la costru- zione di due nuove centrali: quella di Ohma-1, nella provincia settentrionale di Aomori, e Shimane-3, sulla costa meridionale del Mar del Giappone. A Wakinosawa, nella penisola di Shimokita, Takayuki Isoyama oltre a gestire un ostello è anche membro della Commissione ambientale della Riserva naturale della regione. A lui chiedo se, dopo Fukushima, si sono levate voci contro il completamento della cen- trale di Ohma-1: «Ben poche» è la sua risposta; «La NOVEMBRE 2013 MC 39 costruzione della centrale offre opportunità di lavoro a migliaia di locali e, visto che questa è una delle re- gioni più povere del Giappone, le opzioni sono due: o si emigra o si sfruttano le possibilità che si vengono a creare». Questa scelta obbligata è uno dei principali motivi per cui il movimento antinucleare trova ostilità anche tra gli stessi abitanti della provincia di Fukushima. Nelle ultime elezioni, tenutesi nel luglio 2013, il Partito Li- beraldemocratico ha ottenuto più del doppio dei voti del Partito Democratico. «Merito dei posti di lavoro che l’incidente della centrale ha creato» spiega Sa- chiko Goto, un membro del movimento antinucleare che, assieme alla sua famiglia, gestisce una tenuta agricola proprio alla periferia della città di Fukus- hima, ad una cinquantina di chilometri dalla centrale atomica. Ma non è solo questa la motivazione: un im- piegato della prefettura (l’equivalente della nostra provincia), che si occupa di misurare la radioattività nel terreno, aggiunge che la vera ragione per cui le urne hanno decretato il trionfo del Pld «non è un pre- mio alla sua politica pro-nucleare, ma un modo per spronare il premier, Shinzo Abe, a varare piani di re- cupero e di salvaguardia per far rientrare la situa- zione di emergenza creatasi dopo lo tsunami del 2011». Abe, infatti, ha sempre imputato la scarsa inci- sività del governo per risolvere la questione di Fukus- hima, alla divisione del parlamento giapponese. La camera bassa, a maggioranza liberaldemocratica, avrebbe varato leggi e decreti che sarebbero poi stati
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