Missioni Consolata - Novembre 2013

NOVEMBRE 2013 MC 27 MC ARTICOLI povertà, il problema delle risorse naturali, la corru- zione, i conflitti. Il Burundi presenta questi tratti, cui va aggiunta la fortissima pressione demografica: quasi nove milioni di abitanti su un territorio pari a Piemonte e Valle d’Aosta, concentrati soprattutto nelle aree rurali dove i fazzoletti di terra sono sempre più esigui. Qui è molto difficile intervenire, stimo- lando iniziative autonome che poi procedano sulle proprie gambe. Noi però proviamo a raccogliere la sfida, confidando nei risultati del processo di stabiliz- zazione appoggiato anche dall’Onu, che ha favorito le nuove istituzioni democratiche del paese in cerca, fa- ticosamente, della propria strada». Sapresti fare un bilancio di questi 40 anni Cisv in Burundi? «Dal ’73 a oggi si sono realizzati molti interventi: scuole, ospedali, magazzini, sorgenti d’acqua, centri di formazione. Ma la cosa importante è che la maggior parte di queste infrastrutture e servizi continuano a funzionare bene, mostrandosi sostenibili nel tempo, e con una gestione totalmente locale. Un po’ meno sod- disfacente il lavoro per promuovere la federazione delle cooperative, proprio per la cultura individualista cui accennavamo prima. In generale, si è rivelata vincente la strategia di lavo- rare con le istituzioni e le cooperative locali favorendo i processi nati dalla base, senza imporre nulla dal- l’alto. Poi, come sempre, molto dipende dall’impegno delle persone e delle istituzioni nel continuare e valo- rizzare ciò che è stato messo a loro disposizione». Quali sono le vostre prospettive per il futuro? «Continuare a lavorare nel settore agricolo, promuo- vendo la sovranità alimentare e migliorando l’organiz- zazione dei contadini. L’idea è di focalizzarsi sulla pro- duzione locale (riso, patate, mais) e di sostenere il ruolo produttivo e commerciale delle donne, che sono pilastri della società e dell’economia burundese. Da sempre puntiamo a realizzare progetti pilota, visibili e facilmente replicabili, che possano servire da modello anche per altri. E sempre più ci stiamo dedicando alle tematiche dei diritti umani e della partecipazione de- mocratica». Stefania Garini PER SAPERNE DI PIÙ: www.cisvto.org http://cisvto.wordpress.com (racconti dei volontari) http://www.flickr.com/photos/cisvto (album fotografico) lavorando a fianco della popola- zione più abbandonata erano tra i pochi a sapere e, a volte, a de- nunciare». In effetti «la Chiesa, le parrocchie, le missioni erano riferimenti importanti per la gente; su quel territorio privo di strutture industriali e commer- ciali, erano sedi di potere reale» racconta Francesco De Falchi, cooperante Cisv in Burundi dal ’94 al ’99, ricordando anche lui «la tragedia della Chiesa locale così compromessa nella con- trapposizione etnica e con il suo tributo di morti ammazzati». Francesco ha un po’ di nostalgia della religiosità burundese: «Ricordo la messa della dome- nica. Da quella dei centri minori come Muyinga, dove il ritmo dei tamburi esaltava i canti tradi- zionali, a quella della catte- drale di Bujumbura, trasmessa per radio, a quella più di élite nel chiostro della Nunziatura. Testimonianze di una grande tensione religiosa, lontana dal tiepido clima delle nostre par- rocchie». curi» ricorda Alessandra Casu, veterinaria, che è stata in Bu- rundi dal ’91 al ’96, e oggi è re- sponsabile dei progetti Cisv nel paese. «Durante la guerra era difficile lavorare, occorreva stare attenti a dove si andava e a cosa si fa- ceva, si rischiava la propria in- columità» dice Marco Bello, vo- lontario nel paese africano dal ’98 al 2000. Marco, ricorda che all’epoca furono uccisi diversi amici religiosi ( vedi MC marzo 2001 ), «testimoni scomodi che # Federico Perotti con un collaboratore Cisv, durante una recente missione.

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