Missioni Consolata - Novembre 2013
l’amministrazione civile era in Finguè. Ad Unkanha tutto è andato di- strutto: restano solo ruderi. Le popolazioni si sono stanziate a di- stanza di alcuni chilometri, ritor- nano in questo luogo solo per qualche riunione che loro stessi organizzano per sostenersi nella fede. Si adattano, servendosi di quanto è rimasto dell’antica mis- sione. Accanto alla vecchia missione abbandonata, troviamo 34 comu- nità molto vive: qui i cattolici sono numerosi e vivono in profonda comunione tra di loro. Nel tempo della guerra civile molti fuggirono nello Zimbabwe, e al ritorno hanno vivacizzato le comunità rimaste. Molte di esse ancora vivono isolate per parec- chi mesi all’anno, perché du- rante la stagione delle piogge è impossibile ogni comunicazione. Stiamo facendo una mappa della zona, ma non siamo ancora riu- sciti a raggiungere tutte le co- munità e speriamo di farlo prima di dicembre. Delle comunità visi- tate, alcuni non vedevano da anni un missionario, o mai avevano partecipato a una messa. Prima di arrivare alla missione di Unkanha, lungo la strada si apre un cammino che ci porta, dopo 75 km, alla frontiera con lo Zambia. Una strada pessima, impossibile durante il periodo delle piogge. Qui c’è un centro molto importante: la cittadina di Malowera. Attorno a essa si aprono a raggiera alcune strade che ci portano a diverse comu- MOZAMBICO 22 MC NOVEMBRE 2013 nità cristiane vissute, fin dalla loro nascita, aggrappandosi alla diocesi di Chipata (Zambia). Qui si vive sotto l’influsso del paese vicino, compresa la lingua (in- glese) e il denaro ( kwacha ). RITORNO ALLE ORIGINI L’idea iniziale dei missionari della Consolata che hanno scelto di venire nella diocesi di Tete, era quella di andare nel distretto di Zumbo, e raccogliere in qual- che modo l’eredità dei primi con- fratelli e consorelle giunti in questa zona, precisamente a Mi- ruru, una località vicina al fiume Zambesi a una settantina di chi- attività missionarie, ma l’evan- gelizzazione rimase molto su- perficiale e limitata a due o tre comunità. I missionari furono costretti, a causa della guerra d’indipen- denza, a lasciare Unkanha nel 1971 e da allora non ci fu più una presenza in tutto il distretto di Marávia. Ci si limitava a tenere contatti sporadici con qualche messa, poi tutte le attività erano lasciate agli animatori. In questi quattro decenni sono passate due guerre e un governo che soffo- cava ogni dimensione spirituale. Ciò nonostante, la fede è conti- nuata, le comunità sono aumen- tate. Oggi ne stiamo trovando al- cune aggrappate alla preghiera, alla parola di Dio, alla carità. La presenza dello Spirito è palpabile. In questi anni nell’area di Finguè stanno sorgendo numerosi vil- laggi, specie ai lati della strada. Ne contiamo una trentina, nei quali sono presenti una quindi- cina di comunità cattoliche. Nella cittadina i cattolici non sono molti. Possiamo dire che sia il regno delle religioni più di- sparate che si rifanno in qualche modo alla Bibbia. I gruppi pente- costali pullulano. La presenza dei Testimoni di Geova è la più numerosa e meglio organizzata, si fa sentire con la sua tipica ag- gressività e con una struttura molto efficiente. Ogni villaggio importante ha la «Sala del Re- gno», centro della loro attività. Il marasma di fedi in questa zona, è dovuto senza dubbio al- l’abbandono in cui furono la- sciate le comunità e all’invasione di gruppi religiosi provenienti dai paesi vicini: Malawi, Zambia e Zimbabwe. UNKANHA La strada che passa a Finguè continua inerpicandosi su una sa- lita ripidissima, impossibile per i camion, per diventare una speri- colata discesa. Si prosegue poi in una valle per un’ottantina di chi- lometri, per arrivare così a Unkanha. Questa era la sede della missione degli spagnoli. Vi si trovava l’abitazione dei missio- nari e delle missionarie, la chiesa, gli internati (per 150 ra- gazzi e ragazze), un posto sanita- rio e una maternità. Era il centro propulsore di tutto, anche se
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