Missioni Consolata - Novembre 2013

V enti anni dopo gli accordi di pace di Roma, il Mozam- bico sta vivendo ancora la ricostruzione post-bellica. Dopo la guerra civile 1 il paese si trovò in una precaria situazione economica, con quasi tutte le in- frastrutture distrutte. In passato si colpevolizzava la guerra, ora sembra quasi tutto tranquillo e pacifico, nonostante ogni tanto ci sia qualche atto di guerriglia. La bomba a orologeria è il divario sempre più crescente tra la classe borghese dominante e la povera gente. I poveri lasciano le campagne e si riversano in città alla ricerca di un lavoro che non trovano. Chi soccombe in tutto questo sono sempre vecchi, bambini e ammalati. Il governo sembra schiavo delle multinazionali e delle donazioni dell’estero. Fondi che non sono mai disinteressati, così si rischia una dipendenza cronica, illuden- dosi di risolvere i problemi. Per farsi un’idea basta pensare che la paga minima legale men- sile è di 3.000 meticais (moneta locale) al mese (circa 77 euro). Il governo ha dichiarato «guerra alla povertà». L’intenzione è ot- tima, ma la realtà è ben diversa, e sono numerose le persone che sopravvivono con un reddito di un dollaro Usa al giorno. MOZAMBICO testo e foto di FRANCO GIODA APERTA LA NUOVA MISSIONE IMC IN PROVINCIA DI TETE MISSIONARI DI «FRONTIERA» Sono tre. Un italiano, veterano del Mozam- bico, un colombiano e un tanzaniano. Tre continenti. Tre culture. Un solo approccio: stare con gli ultimi, i più isolati e lontani. Condividendo il più possibile. Nello spirito dell’Allamano. E nel ricordo dei primi mis- sionari della Consolata giunti a Tete nel lontano 1925. Prima «fotografia» da Finguè.

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