Missioni Consolata - Novembre 2013
ricorda la pessima reputazione della Papua-Nuova Guinea rispetto ai diritti umani. Manne è stato determinante nel fermare un’altra controversa ini- ziativa del precedente governo: la «soluzione malese» che avrebbe consentito di mandare nel paese asiatico 800 profughi non ancora scrutinati in cambio di 4.000 già certificati come rifugiati. 17.000 MIGRANTI IN AUSTRALIA (24.000 IN ITALIA) A fine agosto, il paese ha salutato con indifferenza l’avvio del proce- dimento giudiziario contro tre cit- tadini afghani, un iraniano e un pachistano indagati per 12 mesi come membri di una organizza- zione criminale che avrebbe reso possibile l’arrivo di 132 boat-peo- ple a Christmas Island. Un loro giudizio dovrebbe, secondo le au- torità, «influenzare quanti sono coinvolti nei gruppi criminali e l’arresto renderà possibile altri arresti». La legge australiana ( Migration Act ) indica che coloro che entrano o lavorano in Australia senza au- torizzazione o privi di regolare vi- sto, sono considerati immigrati il- legali e per questo sottoposti a detenzione e a deportazione, salvo casi particolari. Sono circa 50 mila le persone che si trovano nel paese senza un visto appro- zione che il trattamento nella nuova e indesiderata sede - per molti teoricamente provvisoria prima della ripartenza per paesi di accoglienza finale - sarà ade- guata agli standard internazionali, David Manne, acceso sostenitore australiano dei diritti dei migranti, MC ARTICOLI La Chiesa cattolica LA DIGNITÀ SOPRA OGNI COSA I nevitabilmente, la politica migra- toria e, in particolare, i recenti sviluppi con le prospettive di in- ternamento dei boat-people e il sostanziale blocco dell'acco- glienza, chiama in causa la Chiesa cattolica australiana. A parte le considerazioni deali, è un dato di fatto che 'Australia, circondata dal- 'oceano, è tra le nazioni più difficili da raggiungere. Se- condo, ogni azione deter- rente verso chi cerca asilo non ferma le guerre e gli al- ri tragici fattori che spin- gono molti a fuggire dalla oro terra. Terzo, la mag- gior parte delle persone in condizione di profugo pre- erirebbero restare nell'a- rea di provenienza. Per queste ra- gioni - conferma la Chiesa locale - il numero dei richiedenti asilo in Au- stralia sarà sempre irrisorio se con- frontato con altri paesi. Come esplicita un recente docu- mento diffuso dall'Ufficio per i mi- granti e i rifugiati della Conferenza episcopale cattolica australiana, «la Chiesa universale non incoraggia es- seri umani a cercare rifugio altrove via mare, ma riconosce la loro condi- zione. I richiedenti asilo sono solo un problema nel nostro paese quando i boat-people si affacciano sul nostro mare. Altrove nel mondo queste atti- vità sono assai più consistenti ma ri- cevono relativamente poca atten- zione. Se le barche cessassero di ar- rivare in Australia, esse andrebbero altrove. Non avremo salvato i loro passeggeri dal viaggio ma avremo solo cambiato la loro destinazione. Quale sorte preferiremmo per loro? Morire di fame, essere stuprati, mu- tilati e uccisi o finire annegati? Noi siamo tutti sulla stessa barca, tutti vogliamo vedere la fine delle soffe- renze degli altri e abbiamo concrete possibilità, in Australia, di operare positivamente. Contrariamente all'o- pinione di alcuni politici, noi non de- cidiamo chi arriva in Australia. Quello che decidiamo è chi viene trattato con dignità quando arriva in Australia. Noi siamo la soluzione, non il problema!». Ste.Ve. NOVEMBRE 2013 MC 15
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