Missioni Consolata - Ottobre 2013

Puoi raccontare la tua odissea come schiava? Fui subito venduta al mercato degli schiavi e in pochi anni fui sballottata da un padrone all’altro (ben sei) di diversi paesi. Ricordo che il padrone più cattivo fu un generale turco ottomano che mi fece fare un tatuaggio su tutto il corpo e anche delle incisioni che sfigura- rono tutta la mia persona, tranne il volto. Per fortuna alla fine questo ufficiale mi vendette. Dove finisti? Chi ti comprò? Fui acquistata da un agente consolare italiano, Calli- sto Legnani, che mi trattò bene; in casa sua per la prima volta ebbi dei vestiti tutti per me e un cibo de- cente. Era deciso a riportarmi al mio villaggio per ri- darmi la libertà. Ma la rivoluzione del Mahdi cambiò completamente i programmi del Console e miei. Si vede che la Provvidenza aveva disposto diversamente. Rivoluzione del Madhi, cos’è? Alla fine degli anni 1870, Muhammad Ahmad - un asceta musulmano - iniziò a predicare a Khartum, la Una santa «di colore» diremmo oggi, eppure di santi provenienti dal continente africano ce ne furono parecchi prima di te, non è così? Il calendario è ricco di santi africani, qualcuno addirit- tura, come sant'Agostino che, nato a Tagaste (l’attuale Algeria), è considerato uno dei pilastri del pensiero occidentale, grazie alla sua profonda conoscenza teo- logica e alla sua filosofia che ha segnato non poco tutto il pensiero del bacino del Mediterraneo, dell’Eu- ropa.. Hai citato uno dei più grandi Padri della Chiesa, che insieme a Tertulliano, a Cipriano e a tanti altri, ha dato lustro alla Chiesa africana delle origini, ma ce ne sono stati altri? Molti africani al tempo dell’impero romano presta- vano servizio militare nelle varie legioni e alla fine si stabilivano definitivamente dove erano stanziati. Al- cuni di loro, pur essendo di colore, sono venerati nelle Chiese del Nord Italia, come san Vittore, san Maurizio, san Zeno di Verona e tanti altri. Pure nel Sud dell’Ita- lia la devozione ai santi provenienti dall’Africa è molto forte, come san Benedetto il Moro, originario della Mauritania, il primo santo negro canonizzato il 24 maggio 1807 da Papa Pio VII, il quale, insieme a santa Rosalia, è patrono di Palermo. Provenienti dall’Africa sono anche san Calogero, sant’Oronzo, sant’Antioco e tantissimi altri. E poi ci sono ben tre papi: Vittore, Mil- ziade e Gelasio. Certo sono dei primi secoli della sto- ria della Chiesa, ma sono il segno tangibile e inequi- vocabile che le radici cristiane in Africa hanno origini antichissime. La tua però è una storia di santità un po’ spe- ciale. La tua canonizzazione è avvenuta perché in fondo sei approdata in Italia. Com’è suc- cesso? Nata nel 1869 e cresciuta in un villaggio del Darfur, in Sudan, all’età di sette anni fui rapita da razziatori arabi, che si spingevano all’interno per catturare uo- mini e donne, giovani, ragazzi e bambini di entrambi i sessi e rivenderli come schiavi. Io, che appartenevo a una famiglia agiata che aveva piantagioni e bestiame, improvvisamente fui strappata dai miei cari e dalla mia terra e mi ritrovai immersa nel dolore e nella sof- ferenza. 15. BAKITHA La santità è una conquista che tutti possono raggiungere, a essa possono aspirare uomini e donne di ogni razza, popolo e cultura. Questa volta ci incontriamo con Bakhita, una santa africana originaria del Darfur (Sudan), che, fatta prigioniera da bambina e venduta come schiava da mercanti senza scrupoli, dopo incredibili vicissitudini, approda nella famiglia del Console italiano Callisto Legnani, che dal Sudan la porta in Italia. Nel nostro paese, Bakhita in- contra le Suore Canossiane e, dopo un certo periodo, entra a far parte dell’Istituto, prendendo i voti nel 1896. Il suo modo di fare, soprattutto la dolcezza del suo carattere, le attirano in poco tempo la simpatia di tutti coloro che la circondano. 4 chiacchiere con... a cura di Mario Bandera

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