Missioni Consolata - Ottobre 2013

nomi usati per sostentare un at- tacco a una persona che, invece, essi riconoscono e rispettano. In diverse circostanze, questo Vi- cariato di Puerto Maldonado ha ricevuto visite di delegazioni puru- sine che sollecitavano appoggio per una connessione fisica del Purús con il Perú. Che colpa si può imputare a una intera provin- cia che voglia semplicemente ri- manere connessa con lo stato al quale appartiene? È giusto che per andare al distretto abitato più vicino, Sepahua (provincia di Ata- laya), si debba camminare 22 giorni attraverso la foresta o 30 giorni per arrivare fino alla strada di Iñapari-Puerto Maldonado? Di che cosa vivranno gli abitanti del Purús se non possono benefi- ciare del loro legno, cacciare i loro animali, pescare i loro pesci, ven- dere i loro raccolti? Quale lavoro devono svolgere per ottenere de- naro che permetta loro di alimen- tarsi con qualcosa di più che ma- nioca e banane, comperare i ve- M i spaventa rileggere quello che ho scritto fino adesso, soprattutto pensando ad altri amici e fratelli, a ecologisti, antropologi, sociologi onesti e im- pegnati. Per questo voglio chiarire che tutto quello che dico lo ap- plico alla provincia del Purús, in- giustamente maltrattata. Là dove il tempo sembra essersi fermato, dove gli unici a poter vivere sono malandrini e truffatori e dove si offre l’unica esperienza di un Parco giurassico, dove si con- danna l’uomo a vivere isolato, im- poverito, privato dei suoi diritti a una educazione vera, a un lavoro degno e retribuito, a una salute accessibile, ad uno sviluppo che, partendo dalla sua propria cul- tura, gli permetta di vivere come un cittadino del Perú e del Mondo in questo terzo millennio. MC ARTICOLI © Rocío Medina, La República LA QUESTIONE È in tutto questo intreccio che si collocano i tristi avvenimenti che, ancora, succedono nel Purús. Gli «assessori» stanno provocando - come in altre circostanze - le ag- gressioni e minacce contro la Chiesa cattolica, e in particolare contro padre Miguel Piovesan, parroco di Puerto Esperanza. Non ci sono dubbi per nessuno, e ancora meno per loro, che la no- stra Chiesa in Purús è una delle poche istituzioni che - senza pro- tezione alcuna e alla luce del sole - si sta prodigando per reclamare giustizia e denunciare abusi e corruzione. Invece del dialogo e del confronto di idee e interessi che diano solu- zioni oneste, trasparenti e digni- tose, si ricorre alla persecuzione sistematica e ingiusta di padre Piovesan, lo si diffama, lo si mi- naccia. Si diffondono contro di lui documenti falsi, usciti da assem- blee false e firmate da persone che non hanno partecipato e che poi si indignano vedendo i propri © revista Palabra Viva, Puerto Esperanza # A lato : i 270 chilometri della strada con la quale si vorrebbe collegare Puerto Esperanza (Purús) con Iña- pari (Madre de Dios). In basso : mani- festanti favorevoli alla strada. P ROGETTO : è in discussione un pro- getto di Legge (n. 1035/2011-Cr) per collegare con una strada di 270 km Puerto Esperanza con Iñapari ( vedi mappa ); a causa dei territori amaz- zonici e indigeni che la strada attra- verserebbe, il progetto è fonte di un accesissimo dibattito. S U POSIZIONI OPPOSTE : sono favore- voli al progetto alcuni politici (capeg- giati da Carlos Tubino, congressista di Fuerza Popular , il partito di Keiko Fujimori) e la Chiesa locale nelle per- sone di padre Piovesan e di mons. Francisco González Hernández , vica- rio di Puerto Maldonado; tra i con- trari ci sono: le organizzazioni indi- gene Feconapu, Fenamad, Aidesep; le organizzazioni internazionali Wwf, Global Witness, Survival Internatio- nal e Survival Italia.

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