Missioni Consolata - Ottobre 2013
quelli del mercato. Sceglie prioritariamente la strada: il traffico della strada, dove la sorpresa è sempre di casa. Non si può scegliere chi incontrare né da chi lasciarsi incontrare. Non puoi nasconderti sulla strada; sei esposto ed esponi gli altri al tuo sguardo. Vi è una presenza (quasi) nuda di noi stessi. Una presenza precaria, ma – è questo il punto – già aperta, disponibile all’altro, allo sconosciuto, allo straniero, incontrando il quale e lasciandosi incon- trare dal quale possiamo forse cogliere quello scono- sciuto che abita in noi e divenire perciò più coscienti di noi stessi» (A. Matteo, Nel nome del Dio scono- sciuto. La provocazione di Gesù a credenti e non cre- denti , Edizioni Messaggero, Padova 2011, p.25-26). LA MISSIONE «DI STRADA» DI GESÙ La missione di Gesù è stata una missione popolare tra la gente e per la gente. La dedizione di Gesù per la gente è lo specchio luminoso dell’amore di Dio per tutti: malati, peccatori, stranieri, gente disorientata come pecore senza pastore. Tutta la miseria del po- polo si dispiega davanti a Gesù. È a questo popolo che Egli annuncia – con le parole e le guarigioni – il Regno. L’atteggiamento di Gesù verso la gente nasce da una sua profonda «compassione» (cioè da un amore pro- fondo, preoccupato, partecipativo e quasi materno che tende a dare/suscitare la vita) e manifesta la sua totale dedizione. Il «come» Gesù ha vissuto concretamente l’amore è il modello chiaro per chi vuole seguirlo sulla strada del- l’annuncio della buona notizia del Regno. Innanzitutto Gesù si è «spogliato» per entrare in dia- logo con le persone: nella pratica dell’incontro inter- personale egli ha vissuto la dimensione dialogica, sem- pre accompagnata dalla dimensione di auto-svuota- mento, di condiscendenza. Gesù non ha mai conse- gnato a chi incontrava una verità astratta o generica, ma ha instaurato con le persone una relazione umana, che diventava per l’interlocutore un tempo favorevole e decisivo per orientare il senso della vita. Il suo comu- nicare «in situazione» era preceduto da un cammino di abbassamento, di condiscendenza, che rinnovava quel cammino di kenosis (auto-svuotamento) da lui percorso per passare dalla forma di Dio alla forma di uomo come noi (cfr. Fil 2,6-7). Un’altra caratteristica dell’annuncio del Regno prati- cato da Gesù era la sua capacita di accoglienza. Gesù sapeva incontrare veramente tutti: in primo luogo i poveri, i primi clienti di diritto del Vangelo; poi i ric- chi come Zaccheo (cfr. Lc 19,1-10) e Giuseppe di Ari- matea (cfr. Mc 15,42 43 e par.; Gv 19,38); gli stranieri come il centurione (cfr. Mt 8,5-13; Lc 7,1-10) e la donna siro-fenicia (cfr. Mc 7,24-30; Mt 15,21-28); gli uomini giusti come Natanaele (cfr. Gv 1,45-51), o i peccatori pubblici e le prostitute presso i quali allog- giava e con i quali condivideva la tavola (cfr. Mc 2,15- 17 e par.; Mt 21,31; Lc 7,34.36-50; 15,1). Com’era possibile questo? Perché Gesù era capace di non nutrire prevenzioni, sapeva creare uno spazio di fiducia e di libertà in cui l’altro potesse entrare senza OTTOBRE 2013 MC 47 MC EUROPA: NUOVA EVANGELIZZAZIONE © AFMC/G Zintu © AFMC/G. Anataloni
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