Missioni Consolata - Ottobre 2013

46 MC OTTOBRE 2013 OSSIER stione d’identità: se la comunità non va in missione, se non sta sempre davanti alla folla, mostra di non aver capito (e accolto) l’evento di Gesù e non si fa più segno nel mondo di quell’evento. Il sale non è più sale. Un altro luogo privilegiato per l’incontro con Gesù è la strada: quella in cui incontra Zaccheo, e i lebbrosi, e il cieco, quella che percorre insegnando e gua- rendo, quella che lo conduce a Gerusalemme dove si compiranno i suoi giorni. Gesù sa cos’è la strada. Ha cominciato a muoversi prima ancora di nascere, nel grembo della madre. E se non ha «una pietra dove posare il capo», non gli è mai mancata una strada dove camminare. Gesù è un pellegrino, un viaggia- tore, come il samaritano. Ha la strada nel sangue. È sulla strada che incontra la gente, che guarisce, che si commuove, che predica e prega e sfama la folla. «(Gesù) non sceglie di portare il suo insegnamento innanzitutto e soprattutto nei luoghi di culto o nei luoghi della cultura, né in quelli della politica o in QUALCHE SUGGERIMENTO OPERATIVO SULLE TRACCE DEL «SOGNO DI DIO» DI A NTONIO R OVELLI Alcuni spunti, non esaustivi e solo accennati, per continuare a riflettere/pensare in- sieme sulla missione - nuova evangelizzazione in Europa oggi. PELLEGRINI «CON» GESÙ IN EUROPA «La domanda fondamentale di ogni uomo è: come si realizza questo diventare uomo? Come si impara l’arte di vivere? Qual è la strada della felicità? Evan- gelizzare vuol dire: mostrare questa strada, inse- gnare l’arte di vivere. Gesù dice all’inizio della sua vita pubblica: “Sono venuto per evangelizzare i po- veri” (Lc 4,18); questo vuol dire: io ho la risposta alla vostra domanda fondamentale; io vi mostro la strada della vita, la strada alla felicità, anzi: io sono questa strada, il Vangelo, la buona notizia in persona» ( La Nuova Evangelizzazione , Joseph Ratzinger, 10/12/2000). Prima di tutto va ricordata una cosa fondamentale per ripensare la missione in Europa: occorre ripar- tire da Cristo. «Non ci seduce certo, scrive Giovanni Paolo II, la prospettiva ingenua che, di fronte alle grandi sfide del nostro tempo, possa esserci una for- mula magica. No, non una formula ci salverà, ma una Persona, e la certezza che essa ci infonde: io sono con voi! Non si tratta, allora, di inventare un “nuovo programma”. Il programma c’è già: è quello di sem- pre, raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione. Esso si incentra, in ultima analisi, in Cristo stesso, da conoscere, amare, imitare, per vivere in lui la vita tri- nitaria, e trasformare con lui la storia fino al suo compimento nella Gerusalemme celeste. È un pro- gramma che non cambia col variare dei tempi e delle culture, anche se del tempo e della cultura tiene conto per un dialogo vero e una comunicazione effi- cace. Questo programma di sempre è il nostro per il terzo millennio» ( Novo Millennio Ineunte , 29). Occorre dunque ritornare alla scuola di Gesù itine- rante per le strade della Palestina. I Vangeli documentano con chiarezza che Gesù por- tava il gruppo in missione. La comunità dei discepoli è itinerante come il Maestro. Gesù e i discepoli sono costantemente davanti alla folla. È stando con Gesù che si comprende la necessità dell’andare: perché an- dare, dove e per quale annuncio. Ma è andando che si sta veramente in compagnia di Gesù: la sua vita, in- fatti, è itinerante, senza fissa dimora. Non si tratta di una tecnica pedagogica secondaria, ma di una que- © Gennari/Siciliani

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