Missioni Consolata - Ottobre 2013
42 MC OTTOBRE 2013 OSSIER sua parrocchia succede quella del «viandante / pelle- grino» la cui religiosità è caratterizzata dalla ricerca delle esperienze più disparate per rispondere ai suoi bisogni di sicurezza e affetto e avere un orienta- mento sicuro per la sua vita. [Ovviamente questo ha poco a che fare con l’immagine del pellegrino presen- tata dalla Lettera a Diogneto che riportiamo a pag. 34, ndr. ] . INDIFFERENZA Dobbiamo fare i conti poi con l’indifferentismo della maggior parte degli uomini delle nostre società post–cristiane. L’indifferenza religiosa pone la Chiesa di fronte allo spettro della propria possibile insignificanza e inutilità. È una sorta di indifferenza generalizzata di chi è deluso dalla politica e dalle ideologie, di ex-credenti frustrati nella loro attesa di rinnovamento ecclesiale. Costoro, nella migliore delle ipotesi, si trasformano in «cristiani a intermit- tenza», che vivono la pratica cristiana non seguendo il ritmo tradizionale scandito dalle domeniche e dalle feste liturgiche, rincorrendo invece eventi occasio- nali segnati da grandi numeri ed emozioni (beatifica- zioni, raduni di movimenti, grandi feste, giornate mondiali) o marcati da accadimenti sociali tradizio- nali (funerali, matrimoni), e privilegiando luoghi come i santuari e le più famose mete di pellegrinag- gio a scapito della partecipazione alla vita della pro- pria chiesa locale parrocchiale. LA DE-CRISTIANIZZAZIONE Sfida interna, e di non poco conto, può essere consi- derata la scristianizzazione o de-cristianizzazione o paganesimo in Europa. Sembra che il cristianesimo sia sconfitto nell’ambito della vita quotidiana d’Occi- dente. L’abbandono della fede è un fatto visibile, che va oltre il calo della pratica religiosa. Il distacco delle nuove generazioni dalla Chiesa e dalla sua dottrina è evidente, e le conseguenze di questo fenomeno non sono prevedibili. Vi è una diffusa dissociazione tra pratica religiosa e vissuto quotidiano. Come la Roma antica, l’Europa moderna sembra si- mile a un pantheon , a un grande «tempio» in cui tutte le «divinità» sono presenti, o in cui ogni «va- lore» ha il suo posto e la sua nicchia. Ne consegue una sorta di «apostasia tranquilla» (di fatto non si è più cristiani) e il disorientamento da parte della maggioranza degli europei, in modo parti- colare tra gli adolescenti e i giovani. I GIOVANI Di tutto questo clima, soffrono in modo particolare i giovani. È praticamente impossibile definire in modo univoco e statico la condizione giovanile europea. Co- munque possiamo dire che, in una cultura pluralista e ambivalente, «politeista» e neutra, i giovani da un lato cercano appassionatamente autenticità, affetto, rapporti personali, grandezza d’orizzonti, dall’altro sono fondamentalmente soli, «feriti» dal benessere, delusi dalle ideologie, confusi dal disorientamento etico. Con un futuro, soprattutto lavorativo, estrema- mente incerto. Nell’Europa culturalmente e religiosamente com- plessa e priva di precisi punti di riferimento, il mo- dello antropologico prevalente sembra esser quello dell’«uomo senza vocazione». «Giovani con un’iden- tità incompiuta e debole con la conseguente indeci- sione cronica di fronte alla scelta vocazionale. Molti giovani non hanno neppure la “grammatica elemen- tare” dell’esistenza, sono dei nomadi: circolano senza fermarsi a livello geografico, affettivo, culturale, reli- gioso, essi “tentano”! In mezzo alla grande quantità e diversità delle informazioni, ma con povertà di for- mazione, appaiono dispersi, con poche referenze e pochi referenti. Per questo hanno paura del loro av- venire, hanno ansia davanti a impegni definitivi e si interrogano circa il loro essere. Se da una parte cer- cano autonomia e indipendenza a ogni costo, dall’al- tra, come rifugio, tendono a essere molto dipendenti dall’ambiente socioculturale e a cercare la gratifica- zione immediata dei sensi: di ciò che “mi va”, di ciò che “mi fa sentire bene” in un mondo affettivo fatto su misura» (Pontificia opera per le vocazioni eccle- siastiche, documento finale del Congresso «Nuove Vocazioni per una nuove Europa», Roma maggio 1997, n. 1.c). Sono giovani che sembrano sentirsi superflui nel gioco o nel dramma della vita, quasi dimissionari nei confronti d’essa, smarriti lungo sentieri interrotti e appiattiti sui livelli minimi della tensione vitale. Senza vocazione, ma anche senza futuro, o con un fu- turo che, al più, sarà una fotocopia del presente. NUOVE DIVISIONI NELLA SOCIETÀ La società oggi si divide su questioni diverse da quelle del passato. Tramontate le classi (almeno nelle interpretazioni ideologiche diffuse e nel dis- corso intellettuale e mediatico: un po’ meno nella realtà...), oggi ci si divide, sempre più spesso, su fat- tori di inclusione ed esclusione, spesso molto mate- riali (spese, interessi, costi e benefici, tasse, servizi, © EC
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