Missioni Consolata - Ottobre 2013

TEMPO DI CRISI Il Sinodo ha identificato come destinatarie privile- giate della nuova evangelizzazione le chiese di antica cristianità (soprattutto europee). Questo interpella direttamente noi tutti, cristiani, preti, religiosi e mis- sionari che, proprio in virtù della nostra vocazione battesimale siamo i primi annunciatori della Buona Notizia proprio in questa nostra Europa. È un’occa- sione buona per riflettere sull’evangelizzazione e ac- cennare alcuni cambiamenti soprattutto di carattere culturale e religioso, che hanno investito le nostre nazioni. Forse, guardandoci intorno, contandoci - diminui- scono i sacerdoti e le persone impegnate nella vita consacrata, si chiudono o vendono le chiese e, pur avendo un gran numero di battezzati, chi frequenta e pratica si ritrova ormai ridotto a una minoranza sempre più emarginata -, aumenta il senso di smarri- mento e di pochezza. E questo ci inquieta. La stessa esperienza di «spiazzamento» dovremmo provarla nei confronti di un’Europa tanto complessa, plurale e globale, dove l’accelerazione ha reso il cambiamento non più un moto temporaneo, ma il vero «il modo di essere» della realtà. Sì, l’Europa sta cambiando, e se non cerchiamo di capire, continuerà a cambiare an- che senza di noi. Questa situazione è «un tempo di crisi». Dobbiamo esserne convinti: Dio ci sta parlando proprio oggi, in questo tempo. Cogliere quest’ora ( kairos , tempo della salvezza, tempo di Dio) e rispondervi diventa quindi essenziale per discernere cosa Dio ci sta chie- dendo oggi in questo nostro continente come per- sone e comunità evangelizzante. La crisi è vitale, cioè essenziale per crescere e può svolgere un importante ruolo educativo: ci fa uscire dal consueto, dal rassicurante e dal ripetitivo, ci ob- bliga a prendere coscienza della realtà e a uscire dalle illusioni, ci obbliga a una lettura sincera e, se necessario, impietosa di noi stessi e delle scelte fi- nora fatte e priorità che ci eravamo dati. Dipende molto da come viviamo e gestiamo la crisi. Ecco alcune caratteristiche del cambiamento e della crisi in cui viviamo. PLURALIZZAZIONE DEI RIFERIMENTI CULTURALI Oggi in Europa è in atto una tendenza che potremmo definire come «pluralizzazione progressiva dei riferi- menti culturali», che si articola in vari sotto feno- meni, che è il caso di menzionare, quanto meno nelle loro definizioni di base. Il primo è la secolarizzazione che non significa auto- maticamente ateismo o incredulità. Alcuni studiosi la definiscono come «il processo per mezzo del quale il pensiero, la pratica e le istituzioni religiose per- dono significanza sociale». Altri studiosi sostengono che «la secolarizzazione non spinge via la religione dalla società moderna, ma piuttosto incoraggia un tipo di religione che non possiede alcuna funzione importante per l’intera società». Il secondo è il processo di privatizzazione che accom- pagna e allo stesso tempo è potenziato dalla secola- rizzazione. Mentre prima l’incredulità era un affare privato, adesso lo diventa la fede, ormai relegata nel- l’ambito del tempo libero, da esso limitata e in esso soffocata da altre priorità. Terzo aspetto è quello della pluralizzazione delle of- ferte a disposizione: il mercato offre sempre mag- giori possibilità di scelta e di cambiamento. Questo produce anche modi diversi di vivere la religione e le culture, con appartenenze sempre più deboli, possi- bilità di cambiare idea, prodotti, consumi e costumi. Un ultimo aspetto merita di essere considerato, an- SCENARI IN EUROPA DOVE LA RELIGIONE DIVENTA IRRILEVANTE DI A NTONIO R OVELLI Alcune note molto sintetiche per capire la realtà europea attraversata da profondi cambiamenti di carattere culturale e religioso dalle conseguenze inedite sulla vita della Chiesa. La religione cristiana non solo deve competere con le altre religioni, ma è sempre più ridotta alla dimensione privata, perdendo ogni rilevanza nella vita sociale. Senza una vera comprensione di questi fenomeni ogni impegno di «nuova evangelizzazione» resta astratto, non incide nella realtà e rischia di riciclare vecchi schemi e metodi di annuncio dando loro nomi nuovi, politicamente corretti, che però lasciano tutto come prima. Sarebbe solo un’operazione di chirurgia estetica, non di vera evangelizzazione. 40 MC OTTOBRE 2013 OSSIER

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